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Tianjin, dove sono (e cosa dicono) i sinistri ambientalisti?

Dove stanno i feroci avversari dell’energia nucleare dopo il disastro di Tianjin? Dove stanno gli ecologisti in malafede e i terroristi ideologici che nel caso di un incidente nucleare (tre in 70 anni e con solo una decine di vittime accertate) si stracciano le vesti con termini come “apocalisse” o catastrofe?

Nessun incidente di una centrale nucleare ha avuto o può avere gli effetti cui stiamo assistendo a Tianjin. Ma nessun ambientalista militante e ideologizzato lo ammetterà.

Ricordate Fukushima? Dove sono il clamore e le reazioni, tipo Fukushima (che procurò zero morti e zero feriti) dopo Tainjin?

L’Italia cambiò, addirittura, la politica energetica dopo quell’evento. Su Tianjin invece (centinaia di morti e migliaia di dispersi) il silenzio degli ambientalisti regna sovrano. E i direttori dei giornali ficcano la notizia in pagine interne.

Niente che assomigli all’allarmismo, ai titoli apocalittici e alle campagne di bugie che accompagnano i rarissimi (tre in 70 anni) incidenti nucleari.

Gli ambientalisti di sinistra, dopo Tianjin, restano in vacanza. Il loro silenzio è l’ennesima controprova della prevenzione interessata, del pregiudizio irrazionale, della bugia istituzionalizzata utilizzata, dalla sinistra finto-ambientalista, contro il nucleare civile.

Perche’? Tianjin è forse meno grave di Fukushima? Per niente. Lo è molto di più: per numero di vittime enormemente superiore, per gli effetti contaminanti sul futuro di quell’area, per gli effetti contaminanti di lungo termine sull’ambiente e le persone.

Eppure nessun ecoballista fa sentire lo straccio di una predica analoga a quelle che accompagnano, puntualmente, i loro discorsi terroristici e bugiardi sull’energia nucleare. Vediamole le differenze tra un impianto chimico, tipo Tianjin, e gli impianti nucleari.

Primo: delle centrali nucleari operative nel mondo, per obblighi di legge, si sa tutto: numero (434), tipologia tecnologica, numero e caratteristiche delle eventuali anomalie o incidente. Le centrali nucleari sono costantemente monitorate e controllate. Ed essendo il rilascio di materiale radioattivo l’unico e massimo incidente “ambientale” ipotizzabile per una centrale, le possibilità che questo possa avvenire, in seguito ad un incidente imprevisto, sono ridotte, da regole standardizzate di sicurezza, a quasi zero.

Gli incidenti nucleari a massimo impatto (rilascio di radioattività in atmosfera) sono, ormai, ipotizzabili solo per eventi esterni ai limiti della probabilità e, come si dice in gergo, “beyond design”, vale a dire, oltre ogni tecnica previsione di progetto. E, laddove, l’evento improbabile si verifica, tutte le centrali del mondo sono sottoposte ad un “giro di vite” per imparare (Lesson learned) da ciò che è successo e rafforzare le misure di sicurezza.

Per questo gli incidenti nucleari sono eventi, tecnicamente, rarissimi e vicini allo zero. Credete che lo stesso avvenga per altri impianti (chimici, energetici o altro)? Nient’affatto. Nessuno sa (a differenza delle centrali nucleari) quanti siano nel mondo gli impianti chimici tipo Nainjin. Né cosa vi si produce e con quali procedure di sicurezza. Non c’è alcun obbligo di procedure internazionali di controllo (a differenza di ciò che avviene nel nucleare civile), non ci sono standards obbligatori di sicurezza e trasparenza nella attività operativa di tali impianti, com’è invece nel caso delle centrali nucleari.

Secondo: per queste differenze, il track record di incidenti mortali tra impianti chimici ma anche di altra natura (carbone, idroelettrico, petrolio, gas) è abissalmente differente con quello delle centrali nucleari. laddove l’intera storia incidentale di queste ultime registra solo pochissime decine (66) di morti, gli altri impianti arrivano a decine di migliaia. Un solo impianto chimico, tipo Tainjin, fa con un solo incidente più danno di tutti gli incidenti nucleari della storia messi insieme. E Tianjin, purtroppo, e’ un incidente all’ordine del giorno ovunque nel mondo. E facilmente dimenticato.

Chi ricorda Seveso, Bhopal e le catastrofi chimiche ricorrenti (piattaforme petrolifere, dighe, gasdotti, impianti a gas ecc). Eventi Che possono avvenire ovunque e in ogni momento. E che avvengono. E non solo in caso di “eventi esterni” altamente improbabili, com’è invece, nel caso di una centrale nucleare. Terzo: non è vero che gli “effetti di lungo termine”, come si dice, siano il “problema” delle centrali nucleari. E’ un’altra balla che si racconta. A differenza della radioattività, che “decade” nel tempo, la maggior parte degli inquinanti chimici è “permanente”. Gli effetti tossici di un incidente chimico si fissano in aria, in acqua e nel terreno senza limiti di tempo.

Molti di essi reagiscono con l’acqua causando pericoli permanenti. A differenza della radioattivita’ che, invece, decade ed è, per la maggior parte dei suoi elementi, volatile: si diluisce, ad esempio, sia in aria che se immessa nel mare. Gli “effetti a lungo termine” (vale a dire la probabilità di sviluppare un cancro tra chi subisce contaminazione radioattiva superficiale o basse dosi di radioattività) è stata sempre e solo supposta. Mai provata. A 30 anni, ormai, dall’incidente di Chernobyl il tempo sarebbe sufficiente per valutare l’incremento dei tumori nelle zone interessate dall’incidente. Che sono costantemente monitorate. Invece le previsioni terroristiche degli ambientalisti di Greenpeace sul numero di futuri ammalati di cancro si sono rivelate ridicole e propagandistiche. L’incidenza del cancro, invece, dovuta agli effetti degli inquinanti chimici (fumo, scarichi tossici, emissioni derivanti da oli, benzine e gas) sono invece, purtroppo, certe e verificate.

La verità? Degli ambientalisti onesti e conseguenti, non eco-ballisti a senso unico fanatici ed ideologizzati, dovrebbero – invece che fare terrorismo apocalittico e infondato contro le centrali nucleari – chiedere ad esempio l’utilizzo costruttivo delle provate tecniche e procedure di sicurezza del nucleare, delle sue procedure costruttive e impiantistiche l’antisismica ad esempio) anche in altri settori. Per ridurre, veramente, gli effetti ambientali e i danni incidentali in molti settori (chimica, costruzioni ecc).

La disonestà intellettuale e ideologica dell’eco-ballismo antinucleare porta, invece, a tacere su quello che è veramente mortale per l’ambiente e le persone e ad evitare il numero di rischi ed incidenti imparando dall’esperienza e dalla pratica dell’energia nucleare.

(Foto/LaPresse)

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