“È un mostro giuridico, mi auguro vivamente che il Consiglio di Stato intervenga o faccia qualcosa”. Non sono le parole in libertà di chi si rimette alla Provvidenza, bensì quelle ragionate di chi fiuta un pericolo concreto. Scorgendo tra le righe di una sentenza di un Tar una minaccia realistica allo sviluppo del Paese. Chicco Testa è allarmato.
UNA SENTENZA PERICOLOSA. PARLA TESTA
Due anni al vertice di Acea, altri sei alla presidenza dell’Enel. In mezzo, tanti incarichi ripartiti tra pubblico e privato, fino all’approdo al vertice di Assoelettrica, l’associazione confindustriale che riunisce le aziende di settore. Al manager non è sfuggita la clamorosa sentenza del Tar del Lazio portata alla luce da Formiche.net, e analizzata dal magistrato Massimiliano Atelli, che ha visto il Tribunale amministrativo sancire un principio potenzialmente pericoloso: l’improvvisa revoca di una decisione presa dalla Pubblica amministrazione, in questo caso un appalto per la costruzione di un impianto, è legittima se fondata sul malumore della popolazione. In altre parole la piazza può decidere o meno se un’opera va realizzata o meno. Anche a lavori iniziati e magari prossimi alla conclusione. Una evoluzione potenzialmente nefasta del cosiddetto effetto Nimby da trattare coi guanti, un po’ come una bomba. E su cui l’ex manager di Enel dice la sua.
IL RISCHIO DI UNO STATO TOTALITARIO
Testa è perplesso, per non dire preoccupato. Forse si immagina già un’Italia piena zeppa di cantieri lasciati a metà perchè questo o quel comitato si è messo di traverso. Un mucchio di soldi buttati al vento. “Va detto, questa è una sentenza pericolosa certamente. Un obbrobrio giuridico su cui spero che si faccia qualcosa”, auspica Testa. “Certo, una sentenza di un Tar non fa primavera e magari rimane un caso isolato”. Insomma, che non faccia giurisprudenza presso gli altri 19 Tribunali amministrativi regionali Italiani. Già, ma se invece le cose non andassero così? “Sarebbe davvero un bel problema: in questo Paese manca la certezza del diritto ma ora bisogna che passi assolutamente un concetto molto chiaro e cioè che tutto ciò che non è vietato allora è permesso. Perché se io voglio aprire un esercizio commerciale, un negozio, lo faccio e basta. Va bene che devo rispettare le norme ma io ho il diritto a creare un’attività economica. Non può intervenire sempre il malcontento popolare, altrimenti diventiamo una sorta di stato totalitario”. Qualcuno direbbe una dittatura dei comitati.
UN PROBLEMA CULTURALE
Per Testa c’è un problema culturale all’origine di queste impiostazioni. “Questo è un Paese con una cultura anti-impresa, dove c’è questo vizio di voler bloccare tutto”, spiega il manager. “Le faccio un esmpio. Ogni volta che si pensa a una grande opera qualcuno dice che la fanno per rubare dei soldi, per fregare qualcuno. È esattamente questo il problema, un problema di cultura. Certo, poi di mezzo ci si mette anche una forte sfiducia nei confronti delle istituzioni, non c’è dubbio”.
UNA NUOVA LEGGE NON SERVE (MEGLIO UN TWEET A RENZI)
Una soluzione al problema, prima ancora che il principio sancito dalla sentenza si diffonda come un virus, potrebbe essere un intervento della legge. Formiche.net ha dato ieri conto di come al Senato si stia discutendo presso la commissione Ambiente di alcuni provvedimenti che obbligano ente appaltatore e comunità locale a mettersi d’accordo prima che la gara venga indetta. Così da evitare diatribe a lavori già iniziate. “Guardi che la consultazione pubblica esiste già. E comunque non sono personalmente d’accordo con una nuova legge. Le faccio un altro esempio. Se io voglio aprire un negozio di scarpe lo faccio e basta. E quando ottengo una ‘dichiarazione di via’ che mi dice che posso iniziare una cosa, la inizio e basta. Non è che siccome non piace a qualcuno non la posso fare”. Il concetto è chiaro. Una volta ottenuto l’ok delle autorità competenti, il progetto si fa. Stop. Testa riserva anche un tweet a Renzi sulla questione. “Ecco, se potessi dire una cosa adesso a Renzi, gli direi quello che ho detto prima: di fare proprio il concetto che tutto ciò che non è vietato, è permesso”.
LA RIFORMA DELLA PA? UN INIZIO
Il Governo ha però recentemente riformato la Pubblica amministrazione, con la Legge Madia. “Qualcosa in questo senso è stato fatto, per esempio introducendo il principio del silenzio-assenso”, per cui in caso di inerzia dell’amministrazione il progetto si ritiene approvato, rileva in conclusione Testa. Ma basterà? “È un inizio, vedremo cosa succederà”.