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Perché Renzi sulla Digital Tax non mi convince. Parla Palmieri (Forza Italia)

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“Sulla Digital Tax il premier ha voluto lanciare un sasso nello stagno per vedere di nascosto l’effetto che fa. Ma il lancio non è stato dei migliori”. Citando una nota canzone di Enzo Jannacci, Antonio Palmieri, deputato e responsabile Internet di Forza Italia, contesta innanzitutto il metodo usato da Matteo Renzi nell’annunciare, ospite nella trasmissione di Lilli Gruber, l’introduzione entro il 2017 di una misura per tassare i colossi del Web: “Siamo di fronte all’ennesimo annuncio estemporaneo buttato lì in un contesto dove l’oggetto della puntata era tutt’altro. Non è questo il modo di affrontare una tematica complessa”, dice Palmieri.

Così Formiche.net approfondisce il tema dopo aver intervistato ieri il deputato di Scelta Civica, Stefano Quintarelli, firmatario di una proposta di legge che è anche alla base dell’annuncio del premier come sottolineato pure da Enrico Zanetti, segretario di Scelta Civica e sottosegretario all’Economia.

Al di là del cambio di rotta di Renzi, che bocciò la proposta di “Web Tax” dell’onorevole Francesco Boccia, per Palmieri c’è un altro elemento di cui bisogna tener conto: “C’è una realtà imminente che darà un contesto internazionale di riferimento molto ampio ed articolato, con dei paletti chiari”.
Ecco a cosa si riferisce il deputato di FI: “Ad ottobre di quest’anno, nel G20 che si terrà in Perù l’Ocse annuncerà le prime quindici azioni per la lotta all’elusione e ai paradisi fiscali. Oltretutto a capo del progetto Beps (Base erosion and profit shifting) c’è Raffaele Russo, un italiano, e quindi l’annuncio del premier è doppiamente incomprensibile”, secondo l’esponente azzurro.

Perché? “È sbagliato il metodo, ma è sbagliato anche il merito. C’è un lavoro in corso, nel quale l’Italia comunque è protagonista perché il responsabile è un italiano, e che ci consentirà di far parte di un contesto internazionale molto più efficace rispetto ad una azione solitaria”.

Da qui a poche settimane, quindi, saranno discusse una serie di misure. Quali? “Per i dettagli aspettiamo di vedere l’elaborato dell’Ocse. Si tratta di 15 misure articolate che si basano sul principio che bisogna piantarla con il meccanismo delle scatole cinesi, su una mappatura che indicherà dove le aziende hanno sedi e svolgono attività, sul principio che va tassato il reddito e non i ricavi e sul fatto che il reddito imponibile deve essere dichiarato nell’ambito in cui viene svolta effettivamente l’attività economica”, spiega Palmieri, che aggiunge: “Ci sono dei parametri, in sostanza, per un’azione condivisa a livello internazionale, a breve, e quindi è poco comprensibile un annuncio che tra l’altro non dice nemmeno a che cosa fa riferimento”.

Tra le ipotesi più accreditate sembra che ad ispirare Renzi potrebbe essere la proposta del sottosegretario Enrico Zanetti, che ha come primi firmatari i deputati Stefano Quintarelli (leggi qui l’intervista a Quintarelli) e Giulio Sottanelli: “È un approccio, ne ho capito la finalità, ovvero convincere le imprese ad avere una stabile organizzazione e condivido sicuramente l’obiettivo di eliminare l’elusione a qualsiasi livello e in qualsiasi campo. Detto ciò, penso che in questo modo si tassino i ricavi e non il reddito che è un principio abbastanza importante”.

Cosa propone, quindi? “Non sono un esperto della materia fiscale. Quindi non mi inventerò mai la “via di Palmieri”. Aspetto l’Ocse, che ne sa molto più di me, e giudicherò nero su bianco le proposte che saranno presentate, cosa diversa dagli annunci”.

Quindi è dell’idea che l’Italia non possa procedere da sola? “Se non ci fosse un’entità sovranazionale come l’Ocse a lavoro da tempo, si potrebbe ragionare tutti insieme in modo da arrivare ad una proposta antielusione. Siccome siamo a poche settimane dalla presentazione di queste 15 misure specifiche e concrete, tra l’altro già in fase avanzata, non capisco il perché di questa fuga in avanti annunciata dal premier in modo così plateale”, risponde Palmieri ricordando che “oltretutto un accordo tra Stati e dentro un sistema internazionale è anche molto rapido rispetto all’approvazione di una legge ordinaria in parlamento, a meno che Renzi non pensi ad altro”.

“Diamoci qualche settimana di pazienza per poi convergere verso un’iniziativa comune e internazionale”, conclude il deputato di Forza Italia.

Leggi tutti gli approfondimenti di Formiche.net sulla Digital Tax:

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