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Alemanno e Meloni non sono più fratelli d’Italia

Sarà un’assemblea infuocata quella che sabato e domenica prossimi andrà in scena alla Fondazione An. Circa 700 membri dell’assise, convocati all’Hotel Midas di Roma (luogo di craxiana memoria), dovranno decidere sul futuro delle risorse che un tempo appartenevano ad Alleanza nazionale: circa 200 milioni di euro, una settantina liquidi e il resto in immobili, frutto del patrimonio accumulato dal Movimento sociale, prima, e dal partito di Gianfranco Fini, poi. Risorse su cui, ancora una volta, gli ex An si dividono.

LE MIRE DI ALEMANNO

Gianni Alemanno, infatti, guida una pattuglia di giovani che ha sottoscritto una “mozione dei quarantenni” per chiedere che le risorse vengano messe a disposizione di chi vuole ricostituire una nuova aggregazione di destra. “Fratelli d’Italia non ha sfondato, è ferma al 4 per cento, mentre l’elettorato potenziale a destra può arrivare al 10. Quindi perché non usare quei beni per dare il via a un processo che da qui a un anno porti alla formazione di un’aggregazione che contenga tutte le sigle?”, è il ragionamento dell’ex sindaco di Roma.

LA SQUADRA ALEMANNIANA

Con l’ex sindacato ci sono giovani leve della destra come Francesco Biava, Sabrina Bonelli, Marco Cerreto, Fausto Orsomarso. In appoggio anche qualcuno della vecchia guardia, come gli ex finiani Roberto Menia e Carmelo Briguglio. “La fondazione non può diventare un partito, ma con le sue risorse può contribuire a generare una nuova forza politica, perché bisogna impedire che lo spazio lasciato vuoto da Berlusconi sia alla totale mercè di Salvini”, ha spiegato in più occasioni Alemanno.

IL FRONTE ANTI ALEMANNO

Alemanno però deve vedersela non solo con chi è storicamente contrario, ovvero gli ex An ora in Forza Italia come Maurizio Gasparri e Altero Matteoli, secondo cui la fondazione deve servire solo a preservare la memoria del Msi e di An, ovvero relegata a una sorta di museo, ma anche con chi a destra si muove, come Giorgia Meloni e Ignazio La Russa. Che, per la cronaca, sono compagni di partito di Alemanno in Fratelli d’Italia. Ma i rapporti, come si vedrà in seguito, non sono affatto idilliaci.

LE TENSIONI FRA MELONI E ALEMANNO

“Chi usa le risorse di An finirà in procura”, ha avvertito nei giorni scorsi Gasparri facendo balenare la possibilità di una denuncia per violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti. Mentre lo scorso fine settimana, a margine della festa di Atreju, l’assemblea di Fdi ha votato proprio su questa questione ed è passata la linea di Meloni contro quella di Alemanno. Con un bel po’ di polemiche. “L’Assemblea nazionale di Fdi, convocata e svolta in modo confuso e improvvisato, si è conclusa con una votazione su un odg privo di ogni valore legale. Infatti, dopo aver strozzato il dibattito in pochissimi interventi, si è imposta una votazione in una sala piena di ospiti e presenze casuali, senza nessuna verifica del numero legale. Per questo i sottoscritti hanno preferito manifestare il proprio dissenso non partecipando a un voto il cui unico obiettivo sembra essere quello di un’indebita interferenza nella prossima Assemblea della Fondazione An”, hanno scritto in una nota i “quarantenni” Biava, Bonelli e Cerreto. “Cara Giorgia”, dicono, “non è questo il modo per aggregare la destra”. Alemanno e Meloni, dunque, sono ai ferri corti. Secondo questo fronte, la Meloni teme che la formazione di una nuova forza a destra pregiudichi la sua leadership. “Così, per scongiurare il rischio di essere tagliata fuori, si mette sulle stesse posizioni di Gasparri e Matteoli. Mentre una nuova aggregazione non potrà prescindere dal supporto di Giorgia”, racconta una fonte vicina ai “quarantenni”.

NUMERI E MALUMORI

Insomma, le parti in causa affilano le armi per quello che ha tutte le sembianze di un congresso di An fuori tempo massimo. Se nel Cda le posizioni dei conservatori sembrano avere la maggioranza, tra i 700 dell’assemblea nazionale è tutta un’altra storia e potrebbero esserci delle sorprese. Anche perché, nel mondo degli ex An, il malcontento per non essere protagonisti nella stagione del declino berlusconiano è forte. “Potevamo dire la nostra, essere in campo e giocare la partita, e invece abbiamo lasciato campo libero alla Lega”, è l’opinione di molti.

LE POSIZIONI DI FINI E STORACE

Nella partita si schiera anche Gianfranco Fini. Il quale, in un editoriale sul sito “Libera destra”, fa capire di essere a favore della formazione di un nuovo soggetto politico. Francesco Storace, invece, guarda da fuori. “Non faccio parte dell’assemblea perché sono uscito da An prima del suo scioglimento”, spiega l’ex governatore del Lazio. “Detto questo faccio due considerazioni: da un lato mi lascia perplesso che a decidere sul futuro della destra sia gente che sta in Forza Italia o addirittura in Ncd; dall’altra sono altresì convinto che i partiti non nascono dalle fondazioni”.

QUESTIONE DI LOGO

Infine, last but not leaste, il prossimo week end l’assemblea dovrà decidere anche sull’utilizzo del simbolo: la concessione a Fdi è scaduta e la Meloni d’ora in poi non potrà più utilizzare il logo che fu di Alleanza nazionale.

(TUTTI I VIP E I VIPPINI PRESENTI AD ATREJU PER LA MELONI. LE FOTO DI PIZZI)

(LE ULTIME USCITE PUBBLICHE DI ALEMANNO ZZOPPATO DA MAFIA CAPITALE. FOTO DI PIZZI)


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