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Forum Ambrosetti o Circo Barnum?

Li chiamavano ‘’fenomeni  da baraccone’’ e venivano esibiti da impresari privi di scrupoli (si veda un bellissimo film, girato  in bianco e nero da David Lynch nel 1980, intitolato ‘’Elephant  man’’) nelle fiere di paese. A volte si trattava di veri e propri travestimenti truffaldini (come, ad esempio, la donna-sirena); ma solitamente venivano usati degli sventurati disabili (come la ‘’donna-cannone’’, protagonista di una bella canzone di Francesco De Gregori) allo scopo di  solleticare, in cambio di qualche spicciolo, i peggiori istinti di un popolino plebeo e malvagio.

(CHI C’ERA A CERNOBBIO OLTRE A UN RILASSATO TRICHET… TUTTE LE FOTO)

Pensavo che spettacoli siffatti fossero un retaggio del passato e che, oggi, il sottobosco circense si accontentasse di torturare soltanto dei poveri animali (almeno fino a quando non proibiranno questo ignobile sfruttamento di esseri viventi). Mi sono accorto, con raccapriccio, che, ancora adesso, il più grande Circo Barnum operante in Italia – lo Studio Ambrosetti – non rinuncia a esibire, nel Meeting di Cernobbio, dei ‘’fenomeni da baraccone’’.

(POLITICI, IMPRENDITORI, TOP MANAGER. BENVENUTI A CERNOBBIO. LE FOTO)

In quello che fu il sancta santorum  della borghesia degli affari (che si dà tradizionalmente appuntamento sul Lago di Como), quest’anno, sono stati invitati alcuni dei  ‘’mostri’’ (nel significato latino di‘’monstrum’’) più feroci che popolano gli angiporti della politica italiana: Matteo Salvini e i giovani ‘’grillini, innanzi tutto. Addirittura, qualche prototipo di ‘’mostro’’ lo hanno importato, come il caviale sulle tartine. Infatti, non mancava neppure Yanis Varoufakis, che, negli altri Paesi, viene sbeffeggiato con epiteti di ogni tipo, mentre da noi i ‘’padroni del vapore’’ lo prendono ancora sul serio.

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Recentemente, Sabino Cassese ha pubblicato sul Corriere della Sera un articolo in cui, con garbo, competenza e correttezza, metteva in evidenza alcuni dei principali difetti dell’ordinamento giudiziario italiano. A Cassese hanno replicato, in sequenza, due alti magistrati, i quali non si sono neppure sforzati di rispondere, con argomenti, alle sue considerazioni. Si sono accontentanti, soltanto, di sostenere che si trattava delle solite critiche alla magistratura, come se fosse assodata la loro manifesta insussistenza.

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Sarebbe il caso di chiedere a queste personalità in toga cosa pensano delle motivazioni con cui la Suprema Corte di Cassazione ha commentato la sentenza assolutoria di Raffaele Sollecito e Amanda Knox. I due ex fidanzati hanno trascorso, da innocenti, gli anni della loro giovinezza in gattabuia e subìto una ‘’doccia scozzese’’ di processi, a causa di indagini (è la Suprema Corte a denunciarlo) condotte in modo sbagliato e approssimativo, più attento ai media che alla giustizia. Se questa è la realtà e se i due giovani chiedessero allo Stato il risarcimento previsto dalla legge, sarebbe giusto o no che – a parte l’eventuale azione disciplinare – fossero chiamati a rispondere, di tasca loro, quegli inquirenti giudicati – autorevolmente – così maldestri?

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