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Il triste spettacolino di Camusso al Colosseo

Una persona seria di fronte al disastro del Colosseo, alla epocale figura di merda internazionale, al colpo dato al turismo, la voce più promettente del Pil italiano, allo sconcerto di milioni di cittadini per le immagini dei monumenti chiusi per “assemblea sindacale”, avrebbe chiesto scusa e fatto bella figura promettendo lei regole nuove, anche della sua organizzazione, per esercitare il diritto di assemblea senza interruzione del servizio. Perché di questo si tratta: nei servizi e nelle attività che vedono i cittadini protagonisti come utenti, i diritti sindacali del personale (chiamare, con questa debordante retorica di sinistra, “lavoratori” i custodi del Colosseo mi fa venire un po’ di emicrania) sono subordinati ai diritti dei cittadini utenti.

Vengono dopo, sì. Non c’è ragione che tenga: un’assemblea, uno sciopero, un’agitazione non vale mai l’interruzione di un servizio pagato dalle tasse. Mai. Se non si capisce questa elementare norma civile, essenza della nostra libertà è bene che, allora, siano le leggi a dirlo. E invece Susanna Camusso non solo non lo capisce. Ma in modo protervo, arrogante, provocatorio rivendica la violenza dell’interruzione del servizio come “diritto”, evidentemente, superiore a quello dei cittadini di utilizzare il servizio pagato (museo o tram che sia).

Bene ha fatto il ministro Dario Franceschini a dire: “Il Re è nudo. E anche scocciato! Se non lo capite da voi, ve lo diciamo con le leggi”! Ottimo. Finalmente abbiamo un governo che, senza togliersi il cappello davanti a questi burocrati sindacali, fuori dal tempo e dalla logica, fa valere i diritti dei cittadini prima di quelli degli insegnati privilegiati e dei custodi.


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