Da dove cominciare sul Def del governo Renzi?
Forse dalla definizione di cosa sia una politica fiscale espansiva, magari su questo siamo più d’accordo che su altri temi: diciamo che possiamo concordare nell’individuarla in una politica capace di aumentare il livello del deficit pubblico sul PIL? Ma sì, dai.
Siccome il governo Renzi porterà il deficit dal 2,6% del PIL di quest’anno al 2,2% o al 2,4% del 2016, riducendolo, la manovra del Premier è da definirsi a tutti gli effetti come restrittiva e portatrice di ulteriore austerità. Punto e basta.
Forse sarete interessati a sapere perché allora la Repubblica ed il Governo la chiamano espansiva. Ma certo, vi accontentiamo. Siccome il governo ha annunciato l’anno scorso: “L’anno prossimo porteremo il deficit dal 2,6% all’1,8% del PIL” e ora invece lo portano dal 2,6% al 2,2% o 2,4%, i nostri leader cercano di intorbidire le acque.
Immaginate un prigioniero condannato per sbaglio a 15 anni di galera a cui è stato detto 6 mesi fa che la pena sarà portata a 18 anni e che ora viene a sapere che no, in realtà verrà portata solo a 16 anni. Come vi sentireste? Già arrabbiati per essere stati condannati ingiustamente (l’Italia vive in un contesto di politiche fiscali sbagliate che la condannano ingiustamente a crescere meno di quanto potrebbe), avete saputo 6 mesi fa che la vostra pena aumenterà di molto (il deficit scenderà dal 2,6 all’1,8%) e adesso vi dicono che no, la pena aumenterà, ma di meno (da 2,6 a 2,2 o 2,4): felici?
Ma certo che no.
Se Renzi avesse confermato le politiche dei predecessori (le sue comprese, quelle del primo anno di Governo) l’austerità sarebbe stata altissima, riducendo il deficit dal 2,6 all’1,4%. Ma il termine “invariate” è ingannevole: quelle politiche sono sempre nelle mani di Renzi, ed è dunque lui che ha deciso di confermarle. Ad esempio, se nelle nostre scuole o università la spesa per stipendi cala perché i precedenti governi hanno deciso di non aumentare gli stipendi nemmeno adeguandoli all’inflazione e/o di ridurre l’occupazione tramite il blocco del turnover, lasciando questi due settori strategici per il Paese in serie B rispetto al resto d’Europa, Renzi poteva bene rovesciare questa decisione. Ma non l’ha fatto, confermando le scelte dei suoi predecessori e di se stesso l’anno scorso.
Renzi ci dirà delle minori tasse che intende effettuare. Dubito che ci ricordi delle altre che aumenteranno, specie a livello locale. Sono certo però che non ci dirà nulla sulle spese utili che ha deciso di continuare a ridurre, condannando il Paese a performance di serie B come quelle che Confindustria ha ben illustrato nel suo recente rapporto.
Estratto dal blog di Gustavo Piga