Godot non è ancora arrivato. In più d’uno lo deve aver pensato ieri sera, al termine di una tavola rotonda organizzata a Frascati dalla Fondazione Magna Carta, il think tank presieduto dal coordinatore nazionale di Ncd Gaetano Quagliariello. Un incontro svoltosi nell’ambito della decima edizione della Summer School, la cinque giorni di scuola politica organizzata dalla Fondazione ogni anno.
L’incontro era intitolato Riforma dello Stato, come battere la sindrome di Godot, in riferimento all’opera di Beckett dove i protagonisti attendono, invano, un fantomatico personaggio, Godot per l’appunto.
Riuscirà mai l’Italia ad autoriformarsi? A fare le riforme strutturali? Per rispondere a questa domanda la Fondazione ha riunito esponenti dei maggiori partiti (assenti i Cinque Stelle): Pd, Forza Italia, Lega e Nuovo centrodestra, impersonati rispettivamente da Anna Finocchiaro, Maurizio Gasparri, Giancarlo Giorgetti e lo stesso Quagliariello.
(BACI E ABBRACCI A FRASCATI… LE FOTO DI PIZZI)
Obiettivo? Sondare possibili punti convergenza tra maggioranza e opposizione sulle riforme di cui si parla (troppo). Tra cui quella che sta tenendo col fiato sospeso Matteo Renzi e la maggioranza del Pd: la riforma del Senato, in agenda alla ripresa dei lavori a Palazzo Madama. La sensazione emersa al termine della tavola rotonda è che, stando a quanto visto e sentito ieri sera, i propositi di convergenza siano sfumati. Per un motivo molto semplice. La riforma del Senato e in particolare la questione dell’elettività o meno dei senatori, intorno alla quale si sta consumando la resa dei conti interna al Pd, non è in cima alla lista dei pensieri di Forza Italia e Lega. E forse nemmeno a quelli del Ncd.
TRA PASSEGGIATE E BARZELLETTE
L”incontro serale è stato preceduto da un curioso siparietto che ha visto protagonisti gli stessi Finocchiaro e Gasparri, rispettivamente presidente della commissione Affari Costituzionali al Senato e vicepresidente del Senato, che si sono concessi in compagnia di Quagliariello una lunga passeggiata nel parco della villa che ospita la cinque giorni della Fondazione Magna Carta. Clima cordiale e grandi sorrisi e persino qualche barzelletta, raccontata pochi minuti prima di entrare nella sala per dare inizio al dibattito.
SENATO ELETTIVO? SI RIPARTIREBBE DA ZERO
Per Anna Finocchiaro c’è solo un pensiero in questo momento. La riforma del Senato, su cui il Pd e Renzi si giocano faccia e maggioranza. “Tornare al Senato elettivo sarebbe come ripartire da zero”, ha spiegato l’esponente Pd, perché si “snaturerebbe il ruolo e la funzione del Senato stesso. Vorrebbe dire ripensare tutta la riforma”. L’argomento è di quelli tecnici, ma il significato politico insito nelle parole della senatrice è fin troppo chiaro. Se il governo va sotto in Aula, allora il rischio che vada a casa è altissimo. Per Finocchiaro è “impensabile” fermarsi ora. Questo “è il momento di andare avanti, sono sicura che sarà così”. L’ottimismo c’è, la paura anche: “Credo che con la minoranza uno spazio di mediazione ancora ci sia”.
(LE FOTO DI UMBERTO PIZZI DA FRASCATI…)
FORZA ITALIA, PRIMA VIENE L’ITALICUM
“Si, è vero, non possiamo mancare questa riforma. Perché ho paura che così si faccia vincere l’antipolitica alla Grillo. Però per Forza Italia la priorità è la legge elettorale. E’ la cosa che ci sta più a cuore”. Cambia il partito e cambia l’agenda. Per Maurizio Gasparri, sul palco un metro più in là della Finocchiaro, la riforma del Senato non è poi così prioritaria. Almeno rispetto all’Italicum, criticato ancora una volta da Silvio Berlusconi due giorni fa. Gasparri lo ha fatto capire fin troppo bene. C’è troppa carne al fuoco, bisogna prima modificare la legge elettorale e poi pensare alla riforma costituzionale. Peccato però che il Pd non abbia la minima intenzione di farlo, lasciando così com’è la riforma elettorale.
QUAGLIARIELLO, MEDIATORE UN PO’ RENZIANO
Poi c’è chi cerca di riportare tutti alla realtà dei fatti: le riforme vanno fatte, punto e basta. Per Quagliariello, “il Senato elettivo non sta in piedi”. Un po’ come dice Renzi. Solo che il coordinatore del Nuovoc entrodestra gioca la carta della mediazione, vale a dire l’elezione semidiretta dei senatori, il cosiddetto lodo Boschi-Finocchiaro. Un compromesso in grado di soddisfare tutti, o quasi, visto che la minoranza del Pd ancora non ci sta.
TRA SENATO E ITALICUM MEGLIO IL FEDERALISMO
Il leghista Giancarlo Giorgetti fare la parte del jolly. La combinazione tra “riforma elettorale e del Senato è pericolosa. Il vero punto oggi è il federalismo, la modifica del titolo quinto della Costituzione. Quella è la vera riforma costituzionale”. Finisce il dibattito, si levano un paio di applausi. Godot non è arrivato.