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Cosa pensano Guzzetti e Patuelli del governo Renzi

Banchieri, finanzieri, ministri e dirigenti pubblici di peso. Era come al solito folta la platea all’annuale Giornata del Risparmio organizzata questa mattina a Roma dall’Acri, l’associazione delle Fondazioni bancarie, che ogni anno riunisce il gotha bancario e finanziario italiano.

CHI C’ERA

A sfilare sotto i portici del Palazzo della Cancelleria, oltre al presidente dell’Acri Giuseppe Guzzetti, l’amministratore delegato di Cdp, Fabio Gallia, l’ex presidente della Cassa, Franco Bassanini, il presidente dell’Inps, Tito Boeri, quello dell’Abi, Antonio Patuelli, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, il presidente di Poste, Luisa Todini, e i banchieri Luigi Abete (Bnl) e Giovanni Bazoli (Intesa). Una comparsata poi l’ha fatta anche l’ex ministro dell’Economia del governo Berlusconi, Giulio Tremonti. Al convegno Acri si è parlato di un po’ di tutto. Del ruolo delle banche, delle Fondazioni, della Cdp, della bad bank. E di Renzi.

L’ACRI E IL GOVERNO

In un passaggio del suo intervento, il numero uno dell’Acri Guzzetti ha sottolineato come “le riforme già realizzate e quelle avviate dal governo del presidente Renzi stanno favorendo la ripresa e gli investimenti esteri in Italia. E i segnali di fiducia arrivano anche dai nostri concittadini”. “I dati che vengono dal mondo del credito – ha aggiunto – confermano che il vento sta cambiando, con i finanziamenti alle famiglie in lenta ripresa”. E poi quel “pil dell’Italia che si prospetta finalmente con il segno più”, riferimento nemmeno troppo velato al titolo che Renzi ha dato al documento illustrante la manovra. Certo, qualche stoccata a Palazzo Chigi non è mancata. Come quella sulle tasse, il cui incremento sulle Fondazioni, passato da 100 a 400 milioni dal 2011 al 2014, è stato definito da Guzzetti “incomprensibile e inaccettabile”. D’altronde – ma questo non è stato detto – l’avvicendamento ai vertici di Cdp voluto dal governo è stato più subìto che auspicato dalle fondazioni che sono azioniste con il 18% della Cassa depositi e prestiti.

I RAPPORTI TRA FONDAZIONI E CDP

Comunque il presidente dell’Acri e di Cariplo ha espresso parole di apprezzamento per il presidente Claudio Costamagna e per l’ad Gallia: “Sono certo che sapranno guidare la Cassa in modo da creare progresso, innovazione e sviluppo, senza trascurare il valore dei risparmi postali”. Guzzetti ha ringraziato esplicitamente Bassanini e l’ex ad Gorno Tempini con parole che sono parse ad alcuni osservatori come un memento per gli attuali vertici di Cdp: “Colgo l’occasione per ringraziare a nome delle Fondazioni i precedenti vertici di Cdp – il presidente Franco Bassanini e l’amministratore delegato Giovanni Gorno Tempini – per l’attività che hanno svolto, mettendo la Cassa al servizio del Paese senza compromettere l’oculato utilizzo del risparmio degli italiani raccolto tramite gli sportelli postali e affidato alla stessa Cdp”. Che tra le Fondazioni e Cdp non ci siano contrasti, dopo i giorni burrascosi di luglio, lo dimostra anche lo zen con cui Guzzetti ha accolto ieri l’impegno della Cassa per il salvataggio di Saipem, dicendosi sicuro che i vertici di via Goito non “faranno fare avventure” agli azionisti dell’Acri.

IL FUTURO DEGLI ENTI NELLE BANCHE

Altra questione di non minore importanza, la progressiva diluizione delle Fondazioni nelle banche italiane, sancita dall’accordo firmato con il Tesoro lo scorso 22 aprile. “Al 31 dicembre del 2014, su 88 Fondazioni già 26 non avevano partecipazioni nella banca originaria, mentre 50 avevano partecipazioni minoritarie”, ha rilevato Guzzetti, precisando come tuttavia l’allentamento della presa delle Fondazioni sulle banche sarà graduale. “Quelle Fondazioni che che ancora oggi hanno più del 30% del proprio attivo di bilancio concentrato nel capitale della banca conferitaria, ne dismetteranno l’eccedenza in tre anni se si tratta di una società quotate e in cinque se non lo sia”.

LE PAROLE DI PATUELLI

Un aperto sostegno a Renzi, forse più intenso di quello espresso dalle Fondazioni, è arrivato anche dall’associazione della banche, presieduto dall’appena rinnovato Antonio Patuelli: “Diamo atto a questo Governo delle riforme costruttive per la ripresa, per la riduzione della pressione fiscale, la modernizzazione del mercato del lavoro e della legislazione fallimentare, per il recupero dei crediti, per il trattamento fiscale delle perdite su crediti in linea con la media europea e per la certezza del diritto per i reati fiscali e per il calcolo degli interessi abolendo l’anatocismo”, ha affermato il numero uno dell’Abi. Patuelli ha poi promosso l’operato del governo anche sul fronte della giustizia civile, velocizzandone i procedimenti.

VISCO STRIGLIA LE BCC

La Giornata del risparmio è stata poi l’occasione per affrontare altre questioni calde, come quella relativa alla riforma del credito cooperativo, ancora in alto mare. Il governatore della Banca d’Italia Visco ha lanciato più di una stoccata alle Bcc, ancora spaccate sul modello organizzativo da adottare. La riforma del credito cooperativo “è necessaria perché la principale fonte di alimentazione del patrimonio delle Bcc, l’autofinanziamento, è stata sostanzialmente prosciugata dagli effetti della crisi economica”. Di qui l’esplicita sollecitazione: “Un punto su cui il confronto è ancora aperto è se il gruppo cooperativo debba essere uno o più di uno: l’ipotesi di un gruppo unico, se condivisa all’interno della categoria, presenta sicuramente aspetti positivi, ma se il consenso sulla soluzione unitaria non ci fosse, ciò non dovrebbe essere motivo per arrestare la riforma. Maggiore capitalizzazione, più elevati livelli di efficienza, miglioramento del governo societario potrebbero essere conseguiti anche da un contenuto numero di gruppi”.

L’INCOGNITA DELLA BAD BANK

Visco ha poi affrontato il tema cruciale della bad bank, il veicolo per scaricare i bilanci delle banche dalle sofferenze. Un progetto messo a punto dal Tesoro che, come documentato più volte da Formiche.net starebbe incontrando più di una difficoltà a Bruxelles. Le parole di Visco lasciano presagire uno stadio ancora iniziale del percorso verso l’approvazione del progetto da parte della autorità europee, con un disco verde tutt’altro che scontato. “Nel corso delle prossime settimane la fattibilità del progetto del veicolo per la gestione dei crediti deteriorati con la Ue verrà definitivamente accertata e indipendentemente dall’esito della verifica le banche gravate da ingenti esposizioni deteriorate dovranno comunque individuare, d’intesa con le autorità di vigilanza, le modalità più adeguate per gestire nel modo più efficiente tali attivi, al fine di pervenire a un loro graduale ridimensionamento”. Come a dire, preparare il piano B?


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