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Come costruire un partito liberale di centro alleato di Renzi

“E’ venuto il momento di chiudere l’esperienza di Ncd e di Area popolare per dare vita a una nuova forza politica di centro alleata di Matteo Renzi”. Sergio Pizzolante, deputato di Ncd, ex socialista ancora oggi orgogliosamente craxiano, vede nello strappo consumato in queste ore da parte di Gaetano Quagliariello (che si è dimesso da coordinatore chiedendo l’uscita dal governo) un possibile acceleratore di un processo su cui il partito di Alfano “è già in ritardo”.

Onorevole Pizzolante, dopo le dimissioni di Quagliariello Ncd è nella bufera. Si prevedono scissioni?

Quello di Quagliariello è un errore politico incomprensibile. Nel momento in cui il nostro partito è protagonista di una storica riforma costituzionale e decisivo sulla riforma del fisco e del mercato del lavoro lui, invece di rivendicare i risultati, vuol far cadere il governo. Non credo si tratti di questioni politiche, ma personali.

Dice che la sua insofferenza dipende dal fatto di non essere diventato ministro?

Sono stati commessi due errori: averlo proposto come ministro e, successivamente, aver accettato il veto di Renzi nei suoi confronti.

Quindi ora cosa accadrà in Ncd?

Io credo che la storia del nostro partito si sia esaurita a prescindere da Quagliariello. Ncd è nato in una fase storica che non c’è più, per salvare il governo e farsi interprete di un centrodestra nuovo post Berlusconi. Ora tutto questo è stato superato dall’emergere a destra di un soggetto nuovo e populista come Salvini. E suoi alleati si apprestano a essere una destra nostalgica rappresentata dalla Meloni e Berlusconi che è nostalgico di se stesso.

Il quadro è chiaro. Quindi?

In questo scenario si va verso un tripolarismo rappresentato da un giovane leader riformista come Renzi, da un altro giovane leader populista come Salvini e da un giovanissimo leader anti sistema come Di Maio che, rispetto a Grillo, è molto più insidioso. Ecco, io in questo quadro scelgo di stare con chi vuole davvero cambiare il Paese, ovvero Renzi.

Un socialista craxiano come lei che giura fedeltà al leader del Pd…

Il premier è riuscito nell’operazione che ha visto fallire Fanfani, Craxi e Berlusconi: sconfiggere politicamente e culturalmente la sinistra comunista e post comunista. E lo ha fatto nel modo più incisivo, dall’interno del suo stesso partito.

A un certo punto sembrava che stesse per nascere il “partito della nazione”…

Io non ci ho mai creduto, perché, nonostante i dissidi interni al Pd, che interesse avrebbe Renzi a sfasciare e dividere un partito che sta tra il 30 e il 40 per cento?

E secondo lei c’è spazio per un altro partito di centro?

Sì, perché ci sono tante persone, che magari prima votavano Forza Italia o Udc, che voterebbero Renzi ma non il Pd. Credo che un partito di centro, moderato, nuovo, liberaldemocratico, alleato di Renzi e in competizione costruttiva con il Pd per continuare con le riforme e cambiare il Paese, sia la strada da seguire per tutti noi. Avremmo a disposizione un’area stimata tra il 10 e il 15 per cento.

Perché un elettore dovrebbe votare per un partito simile e non direttamente il Pd?

Perché, ripeto, molte persone che credono nelle riforme del governo il Pd non lo voterebbero mai. Anche perché al suo interno esiste ancora un corpaccione conservatore legato a vecchi schemi. Sul fisco, sul lavoro, sulla giustizia. In quel partito c’è ancora chi, come dice Violante, è succube delle procure e non vede lo squilibrio esistente fra i poteri e pericoloso per la democrazia. O, sul fisco, c’è chi lotta ancora contro la ricchezza e non contro la povertà. Inoltre, il rapporto tra il cittadino e lo Stato va invertito: è lo Stato che deve dimostrare la disonestà del cittadino e non quest’ultimo la sua onestà. Renzi non la pensa così e noi vogliamo aiutarlo, dall’esterno, a non farsi condizionare da certe frange del suo partito.

Chi immagina dentro questa nuova forza politica?

Tutti quelli che oggi sono in Area popolare, Scelta civica, il movimento di Raffaele Fitto, quello di Flavio Tosi, Denis Verdini e varie forze civiche, da Alfio Marchini a Luigi Brugnaro.

I “moderati per Renzi”?

Questa è un’espressione che ha usato Verdini. A me non piace perché dà l’idea di una lista improvvisata, raccogliticcia, di corto respiro. Noi invece dobbiamo dare vita a un partito vero. Mi piacerebbe vedere liste da presentare già alle prossime amministrative nelle città dove si andrà al voto.

E il leader chi lo fa?

Io credo si debba decidere con le primarie.

In Ncd però frenano…

Ci sono delle comprensibili resistenze su alcuni territori, ma la maggior parte del partito è consapevole che il percorso è questo.

Compreso Alfano?

Sì, compreso Alfano. Ma adesso è arrivato il momento di agire.

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