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Il Corriere della Sera suona la sveglia ai magistrati

Ecco l’Inno a Renzi: ‘’Matteo Renzi che da Roma/ ci sei meta, luce e guida/ su ciascun di noi confida/ su noi tutti puoi contar/ Entusiasti del  jobs act  vogliam, crescere il contante/ e la tassa sulla casa noi sapremo eliminar’’.

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Intervenendo nella discussione sulla legge Acerbo, Alcide De Gasperi, allora capogruppo del Partito popolare alla Camera  (si veda la recente biografia dello statista scritta da Piero Craveri, per le edizioni de Il Mulino) puntualizzò ‘’con un chiaro esempio la questione: con il criterio del progetto Acerbo – sostenne -era come se <<essendosi nel 1921 avuti in totale 6 milioni e 347.903 votanti e supponendo sei liste, la lista che avesse 1.100.000 voti otterrebbe 356 mandati e gli altri 5 milioni di voti dovrebbero ripartirsi 179 mandati>>’’. Non sarà, più o meno, così anche con l’Italicum?

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Dopo il duro attacco del presidente Rodolfo Sabelli al Governo e, in generale alla politica, nella relazione al Congresso di Bari della ANM abbiamo letto con piacere due articoli sul Corriere della sera di sabato scorso. In uno di questi, l’editoriale, Sabino Cassese (già giudice della Consulta), dopo aver ricordato che i magistrati-parlamentari sono triplicati negli ultimi 20 anni, pone alcune domande al CSM. Una di queste ci sembra particolarmente cruciale: ‘’Quale assicurazione di indipendenza e di imparzialità può dare (un magistrato, ndr) dopo aver svolto l’attività politica per un partito a chi deve essere sottoposto alle sue indagini e al suo giudizio?”.

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Nel secondo articolo,  Dario Di Vico commenta un altro discutibile passaggio della relazione di Rodolfo Sabelli al Congresso di Bari. Secondo il presidente della ANM, in campo imprenditoriale si sarebbe fatta largo l’idea che ‘’a minori controlli della magistratura corrisponde una crescita dell’economia’’. Di Vico – se possiamo sintetizzare il suo pensiero – invita i magistrati a studiare con più attenzione le grandi trasformazioni dell’economia esposta alla sfida della competizione internazionale perché ‘’tentare di favorire una maggiore conoscenza delle aziende non può certo suonare come un attentato alla sacrosanta autonomia dei giudici’’.

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Con riguardo alle intercettazioni telefoniche è  giusto che – finalmente –  il Parlamento se ne occupi, non certo per limitarne l’uso come strumento di indagine, quanto piuttosto per contrastare l’abuso delle pubblicazioni al solo scopo di sputtanare una persona, pur in assenza di fattispecie di reato.

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Le Francescheidi: ‘’Per ottenere la maggioranza al Sinodo non ho avuto bisogno dei voti del Cardinal Verdini’’.

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