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Che si dice davvero di Bassolino a Napoli

L’autocandidatura di Antonio Bassolino a sindaco di Napoli è il fatto nuovo di queste giornate politiche. Era atteso da giorni l’annuncio in diversi circoli cittadini e nel Partito Democratico in particolare, è arrivato tramite Facebook e Twitter, trasmesso dallo stesso ex presidente della Campania.

Per la verità, la notizia in città ha avuto risonanza solo mediatica, anche perché da troppi anni la politica a Napoli si è smarrita, non c’è più, e de Magistris, anche se eletto sindaco nel 2011 come esponente dell’antipolitica, non è riuscito a dare segnali diversi dalla politica politicante ad un popolo deluso e disincantato. Un confronto nei partiti e tra i partiti non esiste.

Nel Pd c’è solo uno scontro tra fazioni, per conquistare posizioni di potere sempre più consistenti. Non a caso non si riesce ancora ad individuare il candidato per la prossima competizione comunale, da qui anche la voglia di gettare il cuore oltre l’ostacolo da parte di Bassolino, che ha deciso di lanciare la sua candidatura a prescindere dal PD, come sostiene qualcuno.

Nella coalizione avversaria, inutile soffermarsi, i partiti sono desaparecidos. Non c’è un dibattito interessante e proficuo sul presente e sull’avvenire della città, ora anche area metropolitana. I mezzi di informazione sono più propensi a raccontare le dispute faziose dentro i partiti (quelli esistenti), i profili dei candidati, i vari intrighi che i problemi che affliggono i napoletani: trasporti, aree urbane da bonificare, periferie da recuperare, disoccupazione, povertà per segnalare solo quelli più gravi.

Sono grosso modo le stesse questioni che caratterizzarono tutta l’era bassoliniana, dal 1993 al 2010, prima al comune di Napoli e poi alla Regione Campania. Il clima politico non è cambiato di molto: arido, asfittico, scaturigine delle politiche non-politiche svolte anche da Bassolino, oggi causa ed effetto delle difficoltà che si vivono nella terza metropoli italiana.

Bassolino, sì, si candida, e poi? Non si tratta di mettere in campo un nome per farlo diventare sindaco, ma c’è bisogno di individuare una classe dirigente che abbia le capacità e le competenze amministrative, per riportare Napoli alla sua originaria dignità, rilanciando il suo ruolo in Italia e nel mondo. Se Bassolino non è stato in grado di segnare positivamente la sua azione amministrativa in un tempo ordinario, come riuscirà a farlo oggi in epoca di crisi socio-economica, obbligato ad operare coraggiose scelte di crescita e sviluppo? Non si dimentichi che l’ex esponente comunista, per un periodo, fu sindaco e ministro del Lavoro contemporaneamente.

Chi più di lui col doppio ruolo avrebbe potuto svolgere una funzione importante per Napoli e per i napoletani? Scarsissimi risultati. Bassolino nel 1993 fu voluto con forza dal partito, allora PDS, partito democratico della sinistra, come candidato sindaco. Oggi, invece, la freddezza che arriva dal PD nazionale e locale sulla sua autocandidatura, secondo le ultime informazioni pubbliche e private, è concreta e reale. Potrebbe addirittura diventare ostilità vera e propria.

Pare comunque che Bassolino abbia messo in conto anche questa eventualità. Il personaggio, si sa, ama lo sport estremo delle scalate di vette famose, è ritenuto un discreto scalatore, ma se non ci sono corde e chiodi validi, si può essere bravi quanto si vuole, la montagna non si riuscirà a scalare.


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