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Come risolvere il rebus islamista anche in Libia

Seconda parte di un’analisi più articolata. La prima parte si può leggere qui

Il Sinai è una regione montuosa. La Striscia di Gaza costituisce un’eccellente base rifugio. I jihadisti possono autosostenersi, dato che la regione è di transito fra l’Africa e il Medio Oriente. Terrorismo e traffici illeciti – inclusi quelli di esseri umani, i sequestri di persone, la droga e le armi – vi sono fiorenti. La questione palestinese e, ora, gli obiettivi del Califfato, costituiscono un eccellente argomento di legittimazione e di propaganda, unitamente agli accordi di pace fra Egitto e Israele del 1979. I jihadisti hanno buon gioco a definirli un tradimento della causa araba, fatta proprio dallo Stato che trae la sua legittimità dal nazionalismo arabo.

Il Vilayet del Sinai dispone di 1.500-2.000 combattenti ben addestrati e con grande esperienza di combattimento. Recentemente è stato raggiunto da giovani provenienti dal resto dell’Egitto e da altri Paesi arabi. La difficile morfologia e percorribilità del Sinai, congiuntamente alla concentrazione delle forze di sicurezza egiziane nella protezione del Canale di Suez, essenziale all’economia del Paese con le sue royalties, rendono difficile un efficace contrasto ai miliziani del Sinai.

La fornitura, da parte degli Usa all’Egitto, di elicotteri da combattimento e il concorso dell’intelligence israeliana, potranno modificare la situazione di stallo oggi esistente. Sarebbe importante anche per la sicurezza europea e italiana, minacciata dal caos esistente in Libia. Un deciso intervento egiziano nella nostra ex-quarta sponda sarà però possibile solo dopo che Il Cairo avrà raggiunto un sufficiente grado di sicurezza interna. Un’iniziativa egiziana potrebbe stimolarne quella dell’Algeria, anch’essa vulnerabile al contagio libico.

Solo l’intervento massiccio di tali due grandi Paesi potrà porre sotto controllo la situazione in Libia, a premessa anche di ragionevoli accordi per regolarizzare i flussi immigratori verso le nostre coste. Che lo possa fare l’Europa, appoggiando un governo libico di unità nazionale, mi sembra del tutto improbabile.

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