Mentre i grandi del mondo si preparano alla conferenza dell’ONU sul clima COP21 per discutere i grandi temi del cambiamento climatico e della preservazione dell’ecosistema, i giganti dell’oil&gas non ci stanno a fare la parte dei cattivi. Da anni diversi gruppi tradizionalmente legati ai combustibili fossili si sono aperti a politiche di abbattimento dell’impatto ambientale, abbracciando modi di fare più “green” e promuovendo lo sviluppo delle energie rinnovabili.
IL PATTO DEI BIG DEL PETROLIO IN VISTA DEL SUMMIT DI PARIGI
Proprio le aziende petrolifere dell’OGCI si sono impegnate il mese scorso per rendere ancora più sostenibile il loro business: in vista della Conferenza Onu sul clima di Parigi, gli amministratori delegati di BG Group, BP, Eni, Pemex, Reliance Industries, Repsol, Saudi Aramco, Shell, Statoil e Total hanno ufficialmente dichiarato di essere pronti a collaborare sul tema del cambiamento climatico con una serie di azioni, tra cui la richiesta di un accordo efficace sul climate change alla conferenza di Parigi; il rafforzamento delle misure e degli investimenti per contribuire a ridurre le emissioni di gas serra; la collaborazione in aree come l’efficienza, il gas naturale, la Ricerca e lo Sviluppo (R&D) e la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica (CCS). Le 10 multinazionali hanno già adottato delle misure per ridurre il loro impatto in termini di gas serra, attraverso la riduzione di emissioni provenienti dalle loro operazioni, di circa 20% negli ultimi 10 anni. I 10 colossi petroliferi si sono impegnati anche per il sostegno e lo sviluppo di politiche stabili che permettano di arginare l’innalzamento della temperatura media del pianeta entro i due gradi Centigradi: “Questo aiuterà le nostre aziende a prendere decisioni consapevoli e a dare un contributo efficace e sostenibile per affrontare i cambiamenti climatici”, si legge nella nota congiunta. “È un fatto importante che dieci compagnie che rappresentano un quinto della produzione mondiale di petrolio e gas abbiano riconosciuto l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale nel limite di due gradi. Una volta accettato di farlo non possono non trarne tutte le conseguenze”, ha commentato Claudio Descalzi, ad di Eni, all’indomani del patto tra i 10 big. “Gli impegni sono lasciati a ogni compagnia”, ha chiarito Descalzi, “in questo momento ci siamo concentrati su temi precisi, come appunto il riconoscimento del limite dei due gradi, la spinta verso l’efficienza energetica e la riduzione delle emissioni. Alcuni di noi, tra cui l’Eni, riconoscono la necessità di assegnare un prezzo alla CO2 e di ridurre il flaring”.
IL RUOLO DI ENI
L’italiana Eni è stata tra le prime a impegnarsi per affrontare il cambiamento climatico, anche con una comunicazione sulla propria carbon strategy che è stata riconosciuta dal CDP Italy Climate Disclosure Leadership Index (CDLI), l’indice che raccoglie le migliori aziende quotate italiane distintesi per qualità e completezza di informazioni sui temi del cambiamento climatico e delle emissioni dei gas serra. La conferma di Eni all’interno dell’Index, con il punteggio massimo in termini di disclosure (100/100), è stata resa pubblica durante il CDP&Borsa Italiana Climate Leadership Awards, a due settimane dall’appuntamento sul clima di Parigi.
GLI OBIETTIVI
Eni ha sviluppato una Climate Strategy per ridurre il proprio impatto sui cambiamenti climatici, in particolare attraverso la riduzione del flaring, l’efficienza energetica, la riduzione delle emissioni. Tra gli obiettivi ci sono la riduzione del 22% del volume di idrocarburi inviato a flaring nel periodo 2014-2018; la realizzazione entro il 2017 di iniziative di efficienza energetica in grado di conseguire risparmi a regime per 400 ktep/anno rispetto al 2010; la realizzazione in Italia di impianti di produzione di Green Diesel in grado di soddisfare il fabbisogno Eni di biocarburanti (circa 1 Mton/anno). Eni ha già ridotto le sue emissioni dirette di gas serra del 9,8% rispetto al 2013 e abbattuto il volume di idrocarburi inviati a flaring del 44,8% rispetto al 2013.
COME MORDE IL CANE A SEI ZAMPE
Per ridurre l’impatto delle sue operazioni, Eni ha lavorato su ogni area di attività. Nel settore downstream l’azienda è intervenuta con programmi di risparmio energetico che hanno permesso di abbattere i consumi e contenere le emissioni in atmosfera: gli interventi realizzati tra il 2008 e il 2013 consentono, a regime, risparmi energetici per oltre 300 mila tep/anno, pari ad una riduzione delle emissioni di circa 800 mila tonnellate di CO2. Nella raffinazione gli interventi operativi eseguiti nel 2013 sono in grado di produrre risparmi a regime per circa 34 ktep/a; per quanto riguarda le attività della chimica, gli interventi effettuati sempre nel 2013 porteranno a regime un risparmio di circa 23 ktep/a. Nel settore gas and power sono stati effettuati interventi di miglioramento dell’efficienza energetica e di ottimizzazione dell’utilizzo degli impianti nelle attività di generazione elettrica nelle centrali di Ferrera Erbognone, Mantova e Ferrara.
LA RICERCA NELL’ENERGIA SOLARE
EniPower ha anche investito nelle energie rinnovabili e nelle fonti alternative, attraverso la realizzazione di impianti fotovoltaici e della Centrale a biomassa di Porto Torres per la produzione di energia elettrica. Il gruppo italiano continua a investire nella ricerca sulle energie del futuro con attività di R&D dedicate all’individuazione, allo sviluppo e all’applicazione di soluzioni tecnologiche in tema di energia solare e di stoccaggio dell’energia: Eni ha progetti di ricerca in collaborazione con centri di eccellenza internazionali anche attraverso il network scientifico legato a Eni Award (tra cui Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, CNR, MIT e Stanford University), sempre con ricerche concentrate nel campo dell’energia solare. Eni partecipa poi a diverse partnership internazionali che lavorano sui temi della sostenibilità; in materia di efficienza energetica, per esempio, dal 2014 Eni fa parte di due iniziative di tipo pubblico-privata: CACC Oil & Gas Methane Partnership, finalizzata alla riduzione delle emissioni di metano, e Global Gas Flaring Reduction Partnership (GGFR), volta al progressivo azzeramento della pratica di gas flaring. Eni ha contribuito anche alla nascita della Oil & Gas Climate Initiative (OGCI) che è stata lanciata al Climate Summit delle Nazioni Unite a New York nel settembre 2014. Si tratta di un’iniziativa volontaria del settore Oil & Gas finalizzata all’identificazione di standard comuni per l’implementazione e rendicontazione di attività che toccano la tematica dei cambiamenti climatici.