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La Buona Scuola e i Cattivi Maestri

Un altro (l’ennesimo) venerdì di passione a Roma. Centro bloccato, manifestazioni di piazza, cittadini imbufaliti, studenti festanti, prof gongolanti. Avanti tutta verso la rivoluzione del fine settimana allungato e pure assolato.

I fatti. Lo sciopero è stato indetto da Cobas, Unicobas, Anief e Cub. Le manifestazioni – racconta il sito di Repubblica – si sono svolte in tutta Italia, con tensioni e feriti a MilanoNapoli, mentre a Roma i due cortei si sono svolti senza particolari disagi. A Torino è stata bruciata una bandiera del Pd (qui il video con i fatti penosi e vergognosi).

I signori sindacalisti in sciopero permanente ed effettivo non sono sempre stati concordi e all’unisono. Ecco quello che si legge sul sito di Unicobas a proposito dei Cobas:

“Che differenza c’è tra Unicobas e Cobas? Risposta: L’Unicobas è un sindacato di base realmente indipendente e dichiaratamente “libertario”. Nei Cobas, come ognuno può costatare, sono ancora egemoni i sostenitori della vecchia logica del “sindacato = cinghia di trasmissione del partito”.

Ma qual era la piattaforma della protesta? Certo, criticare la riforma detta La Buona Scuola del governo Renzi. Ma leggendo il “manifesto” dello sciopero si resta basiti per il sinistrume antagonistico.

Ecco qualche “perla”: si sciopera “contro la cd. alternanza scuola-lavoro, che nasconde un vero e proprio ritorno all’avviamento ed all’addestramento professionale, penalizzando gli studenti sia in ordine al minimalismo ed all’espunzione dei saperi critici, che in termini di esperienza di vita, trasformando la scuola in una fucina monoprofessionalistica per l’uso (e l’abuso) di mano d’opera gratuita, senza diritti e senza futuro“.

Che cosa chiedevano gli scioperaioli? Ecco alcune propostine sessantottarde: “Il ripristino della legalità democratica nella Comunità Educante, il blocco (non elezione) dei ‘comitati di valutazione’, il riconoscimento della particolarità giuridica della funzione docente, quale funzione professionale atipica non impiegatizia“.

Non basta: si invoca anche una quisquilia, “il raddoppio immediato degli investimenti per Scuola, Università e Ricerca con una percentuale di Pil in linea con la media europea“.

Infine, anche “l’assunzione di tutti i precari aventi abilitazione e trentasei mesi di servizio con l’istituzione di corsi abilitanti per quanti non hanno avuto l’occasione, per assenza di concorsi ed altro, di conseguire l’abilitazione“.

Insomma vogliono tutto, vogliono l’impossibile. Tanto le parole costano nulla. E se non bastano le parole, si possono anche bruciare le bandiere di partito. Il prossimo passo dei professionisti dell’Odio quale sarà?

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