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Cosa si dice di Giorgia Meloni in Forza Italia

Tutto ruota intorno alla decisione di Giorgia Meloni. Se la leader di Fratelli d’Italia deciderà di correre come sindaco di Roma, Silvio Berlusconi non potrà che sostenerla. Nel caso però di qualsiasi altro nome, il Cavaliere tornerebbe a puntare forte su Alfio Marchini, con buona pace dell’alleanza ritrovata con Matteo Salvini e con la stessa Meloni. E’ quanto si sostiene in questi giorni in ambienti romani di Forza Italia.

LA LINEA DEL CAVALIERE

La linea è emersa chiaramente dopo l’incontro della scorsa settimana a Palazzo Grazioli tra Berlusconi, Meloni e Salvini. Solo se la leader di Fratelli d’Italia sarà personalmente in lizza, l’ex presidente del Consiglio accetterà di non appoggiare Marchini, che pure stima e al quale aveva già garantito pubblicamente il suo sostegno in un’intervista a Repubblica di fine ottobre. In questo caso, Berlusconi rinuncerebbe ai suoi piani originari per mantenere compatto il fronte creatosi a Bologna con la manifestazione unitaria dello scorso 8 novembre. D’altronde, in uno scenario del genere – con il capo di uno dei principali partiti alleati che dice di volersi candidare – sarebbe impossibile per Berlusconi agire diversamente.

IL PIANO B (O A?)

Discorso completamente diverso nel caso in cui Meloni continuasse a manifestare la sua netta opposizione a Marchini, senza però decidere di impegnarsi in prima persona. In un’ipotesi di questo tipo, Berlusconi opterebbe per il piano B che poi secondo molti era – e rimarrebbe ancora – la sua soluzione preferita: il sostegno ad Alfio Marchini per il quale spinge anche la costola romana di Forza Italia che, nei mesi scorsi, si era particolarmente adoperata per raggiungere e trovare un accordo con gli uomini del costruttore romano.

I TURBAMENTI DI FORZA ITALIA

Che il partito di Berlusconi sia profondamente incerto e diviso su cosa sia giusto fare a Roma, è confermato dalle parole rilasciate a Formiche.net dall’ex governatrice del Lazio e oggi deputata di Forza Italia, Renata Polverini, che ha invitato ad appoggiare Marchini. Lo stesso genere di turbamenti si dice stiano agitando anche il Vicepresidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, da sempre uomo di riferimento di Berlusconi a Roma. Già in tempi non sospetti Tajani si era espresso a favore del costruttore romano. Adesso – dopo l’incontro di Palazzo Grazioli – non sono agli atti sue dichiarazioni pubbliche ma è noto che stia lavorando dietro le quinte per convincere il Cavaliere a cambiare di nuovo i suoi piani.

I RAGIONAMENTI DI MELONI

A questo punto, comunque, la domanda che un po’ tutti si fanno, è cosa voglia fare Giorgia Meloni, se intenda presentarsi alle amministrative di Roma oppure no. Un quesito la cui risposta è inevitabilmente destinata a cambiare le carte in tavola e al quale la stessa Meloni ha replicato finora in modo sempre piuttosto generico. Ad esempio, la scorsa settimana in un’intervista al Quotidiano Nazionale, alla domanda sulla sua eventuale candidatura, ha risposto: “Non escludo niente, ma non c’è niente di deciso. Vorrei per Roma una coalizione forte capace di vincere. Ora, però, dobbiamo concentrarci sulla ricerca del candidato”.

VERSO LA CANDIDATURA?

Ufficialmente quindi non si sbilancia ma nei fatti si starebbe convincendo a candidarsi, anche sotto la spinta dei suoi compagni di partito che – è bene ricordarlo – ha a Roma la sua base principale, anche dal punto di vista elettorale. Se Meloni scegliesse di rimanere in disparte, la conseguenza sarebbe quella di spaccare il centrodestra e di lasciare mano libera a Berlusconi nell’appoggiare Marchini. Peraltro, le elezioni diventerebbero per Fratelli d’Italia una sorta di competizione di bandiera, senza reali possibilità di vittoria e neppure di arrivare al ballottaggio. Per questa seconda ipotesi, ci sarebbe già il nome del candidato della coalizione formata, a quel punto, solo da Fratelli d’Italia e Lega. E’ quello di Fabio Rampelli, deputato, volto storico della destra romana e padrino politico della stessa Meloni, che si dice “sarebbe pronto a sacrificarsi per la causa”. Ma, appunto, di un sacrificio si tratterebbe.

E SALVINI?

Ben felice di una candidatura di Meloni sarebbe anche Salvini che a Roma sembra aver rinunciato a giocare un ruolo da protagonista. Nella capitale, la consistenza elettorale del suo partito è tutta da decifrare ma è probabile che il Carroccio possa ottenere meno consensi di Forza Italia e Fratelli d’Italia. In virtù di ciò – anche per poter esprimere un suo candidato in più comuni possibile tra i tanti al voto nella prossima tornata elettorale – ha scelto di rimettersi alle decisioni degli alleati. Non è un caso, ad esempio, che – tra i leghisti di Roma – fino a qualche tempo rispetto alla candidatura di Marchini si dicesse “non abbiamo pregiudiziali nei confronti di nessuno” mentre oggi il suo nome venga bocciato. Per Salvini, l’obiettivo principale è che la vicenda romana non abbia ripercussioni sugli assetti nazionali che si sono venuti a creare a Bologna. Assetti che al momento gli conferiscono il ruolo di azionista di maggioranza del centrodestra. 

Andrea Picardi

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