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I no della Sinistra di Fassina sono una manna per Renzi

Ma non fateci ridere! Il più vecchio del vecchio. Le scissioni della sinistra sono come i decadimenti dell’atomo radioattivo. Nascono da elementi ricchi di energia e si riducono, via via, a diventare elementi sempre più poveri, duri ma poveri, senza residui di energia. Sinistra Italiana? Supponenti e sfrontati. Ma in nome di che cosa un gruppo scalcagnato di professionisti politici, di deputati e senatori per nomina, si arroga il nome di Sinistra Italiana? Ma vogliamo fare la storia della Sinistra Italiana? Del Pci, del Psi, della Cgil, di un mondo culturale, economico, istituzionale che era vasto, grande, che ha governato tanta parte dell’Italia.

Si può pensare tutto il male possibile di quella Sinistra Italiana. Ma che c’entra questa robbetta attuale che ne usurpa il nome? Quella grande sinistra non riuscì, nonostante il suo vasto peso politico ed elettorale, a trasformarsi in un compiuto riformismo e a governare l’Italia riformandola e a trasformarla, con le riforme, in un paese più moderno, con meno tare e meno squilibri. E non vi riuscì, dato il peso di simboli e nomi di un’ideologia fallita, il comunismo e dell’avversione al riformismo. Che le impedirono di diventare una forza adatta al governo di un grande paese europeo e decisiva in Europa. Come le grandi socialdemocrazie.

Per questo si cambiò il Pci. Per uno scopo grande: sbloccare la sinistra, trasformare la sinistra, la grande storia italiana del 900 del Pci e delle sue ultime incarnazioni, del Psi, della Cgil e di tanta realtà italiana economica, politica risolvendo le sue insufficienze strutturali, in una forza riformista e di governo. E più grande ed estesa della vecchia sinistra: un vero centrosinistra. Il progetto del Pd era questo. Non quello di una piccola cosa rossa. Di piccole cose rosse è stracolmo il vasino dei velleitarismi italiani, del suo odio conservatore per il riformismo, del suo radicalismo chic e senza popolo alimentato da intellettuali snob e annoiati, cantori di tutte le cause ignobili e poco rispettabili del mondo. Si possono criticare le politiche di Renzi. Vivaddio. Ma non si può dar torto a Bersani quando dice: “Dove andate senza il Pd”? Che cosa siete senza il Pd? Una delle tante foto piccole e tristi del velleitarismo, del massimalismo, dell’incultura, del gruppuscolismo estremista inutile e vociante.

Matteo Renzi, piaccia o no, guida il partito che raccoglie la storia di quella che fu la “sinistra italiana”. E persegue il progetto, che fu sempre senza successo nel passato, di superare il limite di quella sinistra: raccogliere consensi anche tra elettori non di sinistra. Senza i quali, com’è sempre successo, la sinistra non vince le elezioni e non va al governo. Renzi ha il dovere di giocare il campionato del governo. Non quello della bassa classifica: della testimonianza e dell’agitazione infantile. Avete ascoltato in Tv o letto stamani la cronaca della loro manifestazione. Come si autodefiniscono questi signori? Solo per no: no al Job act, no all’Italicum, no alla nuova scuola, no al nuovo Senato, no a questa riforma e a quell’altra. Ma loro quali riforme propongono? Si accorgono che dicendo no a ogni riforma di Renzi lo rafforzano? Lo legittimano come uno che sta cambiando il paese? E che ha contro una destra impresentabile e un gruppetto di arrabbiati oppositori di ogni riforma? Loro? Una piccola cosa rossa?

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