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Perché serve una battaglia anche culturale contro Isis

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Mentre gli intellettuali occidentali recitano le battute dei soliti copioni, utili soltanto per i media, sui giornali e in Tv, la realtà, purtroppo, fa il suo tragico corso. Dell’Isis e delle sue efferatezze sappiamo tutto da anni, non c’è nulla da scoprire. Abbiamo visto di cosa è capace, di quali crimini sono disposti a compiere contro intere popolazioni e contro il patrimonio archeologico. E’ un movimento terroristico che ha sfruttato le repressioni del dittatore siriano Bashar al Assad per presentarsi sulla scena, armato, finanziato e organizzato dalle monarchie del Golfo (prima fra tutte l’ Arabia Saudita) con la colpevole indifferenza dell’ Europa e una non chiara connivenza di certi interessi occidentali.
Sotto i suoi colpi intere comunità cristiane stanno estinguendosi nonostante i loro patriarchi abbiano più volte richiesto interventi militare in loro difesa.  Nulla è mai stato fatto, se non azioni volte più alla propaganda interna piuttosto che a risolvere, sconfiggendo una volta per tutte questo nemico della Civiltà. L’espansione del Califfato non si limita alle conquiste territoriali nel medio oriente, ma perfeziona sempre più i suoi attacchi andando oltre gli stessi confini e il fronte bellico. Prima di Parigi, pochi giorni fa, ha ucciso 224 russi abbattendone un aereo di vacanzieri sul Sinai e, successivamente, ha colpito il Libano in un sanguinoso attentato a Beirut.
Come possiamo sconfiggere questo comune nemico? Prima di tutto smettendo di riempire il medio oriente di armi occidentali. I nostri governanti devono prendere una decisione seria ed inequivocabile, ponendo limiti agli interessi delle lobbies delle armi o saranno essi stessi corresponsabili delle prossime stragi e del sangue versato dai propri cittadini. Non è più possibile nascondersi nel grigiore delle non scelte, è giunto il momento di scegliere senza più concedere spazi ai compromessi legati al bieco profitto.
Anche i musulmani che si definiscono moderati dovrebbero dichiarare in quale campo vogliono stare, se con la Ragione e la Fede, o con la violenza e l’ottusità assassina.
Galli della Loggia, sul Corriere, si chiede perché, pur pretendendo l’integrazione e il dialogo, questi sedicenti “mussulmani moderati” non ci dicano come mai, nei paesi islamici, la donna si trovi ancora in condizioni di vergognosa inferiorità, perché in molti di questi Stati non ci sia libertà di culto, perché la maggioranza dei loro governanti non abbiano sottoscritto la carta sui diritti dell’uomo, perché non ci siano mai mostre d’arte e perché non si combatta l’analfabetismo diffuso.
Il terrorismo islamico sfrutta ignoranza e povertà di molte famiglie musulmane che si credono vittime  dell’occidente cristiano, avendo come unico insegnamento la protervia delle crociate, senza però precisare le sanguinose conquiste islamiche in terra cristiana. Guardiamo la realtà e combattiamo una battaglia che deve essere soprattutto culturale oltre che economica, per non consentire agli estremisti di assoldare ragazzi indottrinati sulla base di falsi storici.

Nicolò Mardegan
Consigliere circorcoscrizione Comune di Milano
Presidente NoixMilano


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