Manuel Valls ritiene, se le parole hanno ancora un senso, che sei milioni di elettori francesi, avendo dato le loro preferenze al Front National, vogliono la “guerra civile”. Averla evocata come conseguenza della possibile vittoria di Marine Le Pen nelle regioni dove il suo partito è in testa nei ballottaggi di domani, non è soltanto stupido, ma irresponsabile. Il primo ministro francese, in evidente stato confusionale, probabile conseguenza dell’insuccesso che gli ha dato alla testa, è arrivato a spararla così grossa semplicemente perché disperato. Non si spiega altrimenti la sua uscita che oggettivamente criminalizza non tanto (ed è già grave) la dirigenza di un partito politico largamente suffragato dai cittadini, quanto la stessa idea di democrazia che Valls interpreta alla maniera dei più ottusi oligarchi. Vale a dire: se dalle urne vengono fuori risultati per me accettabili, va tutto bene; diversamente li condanno a prescindere.
A prescindere da che cosa? Dalla ragionevolezza innanzitutto. Dalla libertà di opinione, posto che nessuno si è finora mai sognato di mettere fuori legge il Front National. Dalla carica che ricopre e che dovrebbe essere di garanzia, ma garante l’ambizioso pretoriano di François Hollande non lo è davvero visto che non gli basta schierarsi, come è legittimo, ma tende a perpetuare la “demonizzazione” del lepenismo che in tal modo ha contribuito a far crescere, mentre s’ingigantivano i problemi sociali ed economici di una società al cui declino non è estraneo il mondo politico “repubblicano” che oggi è frastornato.
Valls è soltanto un residuo della vecchia sinistra, con la differenza che questa aveva quale ispiratore un Jean-Paul Sartre capace di sostenere la necessità dell’occultamento dell’orrore del sovietismo nel nome di un progetto politico sia pure aberrante; la sinistra alla quale appartiene il premier francese è, invece, il nulla più radicale, culturalmente impalpabile, come testimoniò lo scorso anno il ministro della Cultura, Fleur Pellerin, confessando di non aver mai letto una pagina di Patrick Modiano appena insignito del Premio Nobel. A questa sinistra, ben impersonata da Valls, non resta altro che l’odio come ultima risorsa e, dunque, la criminalizzazione dell’avversario rivestito dei panni del nemico da abbattere.
Le esecrabili parole di Valls, in linea peraltro con quanto hanno scritto sul Front National l’Economist, il New York Times, il Financial Times (ma i giornali possono scrivere quello che vogliono…) hanno il sapore acre di una vendetta da consumare a tutti i costi, anche al prezzo onerosissimo di sfregiare gli autentici valori repubblicani dei quali, paradossalmente e sfidando il ridicolo, l’inquilino di Matignon si sente “custode”. Un patetico e screditato “custode”.