Il brindisi per il primo mezzo secolo di Airpress è diventato stamane un’occasione per celebrare lo spazio italiano. La storica rivista specializzata in aerospazio e difesa edita da Base per altezza (lo stesso gruppo che pubblica Formiche e Formiche.net) ha chiamato a raccolta al Tempio di Adriano, in piazza di Pietra a Roma, addetti ai lavori ed esponenti del mondo politico, industriale e militare per discutere di collaborazioni industriali e progressi nell’esplorazione del cosmo.
CHI C’ERA CON BATTISTON, CRISTOFORETTI, PINOTTI E PREZIOSA AI 50 ANNI DI AIRPRESS. LE FOTO
GLI OSPITI
Ospite d’onore dell’iniziativa è stata l’astronauta dell’Esa Samantha Cristoforetti. Il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha aperto i lavori. Al dibattito, moderato dall’editore del mensile, Paolo Messa, sono intervenuti invece il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, il generale Pasquale Preziosa, il presidente dell’Agenzia spaziale italiana, Roberto Battiston, un rappresentante dell’Agenzia spaziale europea Frank De Winne (a capo dell’European Astronaut Center), l’astronauta dell’Esa Roberto Vittori (Space attaché presso l’Ambasciata italiana a Washington) e gli amministratori delegati di Telespazio e Thales Alenia Space, Luigi Pasquali e Donato Amoroso.
IL SALUTO DI PREZIOSA
Il primo saluto introduttivo è toccato al capo di Stato maggiore dell’aeronautica Militare, Pasquale Preziosa. Per l’alto ufficiale, lo “spazio è ormai l’estensione di dove operiamo, è la nuova frontiera” e “per costruire una continuità tra l’atmosfera e lo spazio – ha detto – dobbiamo però intensificare la nostra permanenza e la nostra conoscenza” in settori chiave non solo come quello della forza aerea ma anche in campi trasversali, come il cyber.
LE PAROLE DEL MINISTRO PINOTTI
“Nel settore spaziale – ha evidenziato il ministro della Difesa, Pinotti – abbiamo sviluppato molte nuove tecnologie che interessavano la difesa, ma oggi dallo spazio possiamo studiare moltissime altre cose, come tutelare i beni culturali”. È tuttavia fondamentale comprendere, ha aggiunto, “che investire nella Difesa non è un costo ma bensì una risorsa. Tagli in questo settore renderebbe impossibile lo sviluppo di nuove tecnologie che possono poi trasformarsi in servizi per tutti, non solo per la sicurezza”.
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IL MESSAGGIO DI VITTORI
Per Roberto Vittori, generale dell’Aeronautica militare, astronauta dell’Agenzia spaziale europea e Space attaché presso l’Ambasciata italiana a Washington, il futuro dell’aerospazio è nella “sinergia tra il mondo aeronautico e il mondo delle agenzie spaziali. L’aeroplano che evolve verso lo spazioplano. Oggi utilizziamo i razzi, che hanno successo e sono efficaci ma sono al contempo costosi e rischiosi. In futuro decolleremo da pista, come oggi decolliamo per andare a Washington, per andare però nello spazio. E non è fantascienza”. Con un “passato importante” e “un presente che ci posiziona”, “uno sguardo al futuro – ha detto Vittori – è doveroso. Soprattutto in un momento in cui negli Stati Uniti stiamo passando alla commercializzazione delle attività spaziali, che vuol dire che stiamo andando verso l’utilizzo sistematico delle risorse extra-atmosferiche”.
LE PAROLE DI BATTISTON
Il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston si è soffermato invece sui progetti, recenti e futuri, a cui lavora l’organizzazione. “Se facciamo sistema, il nostro Paese ha già dimostrato di poter raggiungere risultati eccellenti”, ha detto. “Il mondo sta evolvendo molto velocemente, – ha aggiunto Battiston – i piccoli satelliti sono la prossima sfida ecco perché l’Asi ha lanciato l’anno scorso e porterà avanti un grande progetto per condurre l’industria italiana a competere anche in questo settore, visto che competiamo così bene in quelli dei lanciatori e delle infrastrutture di trasporto”. C’è stato, ha spiegato, il “sesto lancio del Vega su quindici già venduti, altri nove Vega sono stati pre-prenotati, e avremo quindi un secondo batch che vuole dire 250 milioni di euro per l’industria italiana che verrà attivato nei prossimi mesi, perché ormai è stato prevenduto anche il secondo batch”. E ancora, ha spiegato, c’è stato il “quarto lancio del Cygnus su nove venduti e si discute di un ulteriore batch di due-tre elementi. Tutti contratti – ha sottolineato Battiston – che valgono centinaia di milioni, che riguardano l’industria nazionale, grandi player, Avio-Elv per il lanciatore e Thales Alenia Spazio per Cygnus, e che sono dimostrazioni concrete della Space Economy dove, finalmente, dopo gli investimenti fatti per la fase esplorativa, nasce una fase di servizi pagati dalle agenzie verso i privati per produrre appunto servizi, accesso allo spazio, trasporto verso lo spazio”.
GLI AD DI TAS ITALIA E TELESPAZIO
Secondo l’amministratore delegato di Thales Alenia Space Italia, Donato Amoroso, “quella aerospaziale è un’industria di nicchia, per il numero di addetti, caratterizzata però da competenze di altissimo livello che devono tradursi in prodotti capaci di stare sul mercato”. A fronte dell’entrata di nuovi attori in un mercato sempre più competitivo, l’industria italiana deve tutelare il proprio patrimonio di know how. “Le nuove tecnologie – ha rimarcato – richiedono di essere finalizzate in modo più veloce ed efficiente e questo ci spinge a innovare i processi interni”. E poi occorre “fare massa critica, sinergia tra tutte le risorse disponibili, poche o tante che siano” e in questo la cabina di regia sullo spazio rappresenta uno strumento importante.
Per l’omologo di Telespazio, Luigi Pasquali, l’industria aerospaziale -è invece “uno dei pochi settori di alta tecnologia in cui l’Italia ha un ruolo di primo piano” anche per l’attenzione dimostrata dai governi succeduti negli anni, in particolare con l’apporto della Difesa (ad esempio con Cosmo SkyMed). “Abbiamo un patrimonio ricchissimo – ha sottolineato – che a volte non riusciamo a cogliere nella sua interezza. Abbiamo grandi industrie e Pmi. Abbiamo il Cira che si sta dando il ruolo di hub dell’innovazione tecnologica. Abbiamo il centro del Fucino da cui controlliamo i satelliti”.
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LA VOCE DELL’ESA
“Negli ultimi cinquant’anni – ha detto invece Frank De Winne, rappresentante dell’Esa – abbiamo assistito a un incremento significativo delle potenze spaziali. Se originariamente erano solo Stati Uniti e Unione Sovietica, nei decenni successivi al club si sono aggiunti non solo i Paesi europei, tra cui l’Italia, ma anche India, Cina, Sudafrica e molti altri. Questa dinamica ha permesso che la politica internazionale sullo spazio evolvesse da una sostanziale competizione tra due superpotenze a un approccio multilaterale, più cooperativo. La collaborazione degli Stati membri dell’Unione europea nel settore spaziale dimostra efficacemente questo spirito”.