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Dimissioni Boschi? Aridatece i berluscones!

E alla fine il partito dei moderati decise di essere moderatamente becero. Moderatamente salviniano, moderatamente grillino. “Votiamo la mozione di sfiducia individuale dei 5stelle contro il ministro Boschi”, anzi no. “Presentiamo la mozione di sfiducia contro il Governo alla Camera e al Senato”, anzi no: solo alla Camera.

Forza Italia è andata in tilt politicamente e culturalmente. Si aggrega al carro del becerismo – versione infantile del populismo – perché ha perso ogni radice liberale e ogni prospettiva esistenziale. Dove sono i berluscones d’antan, quelli che il garantismo, e dove è finita l’antica Lega di Bossi, quella ‘barbara’, sì, ma becera mai se non nelle figure di terza fila? Per non farsi staccare sull’impervia salita dell’opposizione oggi FI succhia la ruota di Salvini e perfino di Grillo, come un ciclista bollito incapace di dosare le forze si aggrega alla prima fuga verso il traguardo. Ma il traguardo, le elezioni, è lontano e resterà senza fiato.

Ha senso denunciare il conflitto di interessi della ministra Boschi per eventi, gravi e perfino disgustosi, che però finora non l’hanno direttamente messa in discussione e nei quali perfino le responsabilità di babbo devono essere ancora accertate? Ha senso per i giornali fiancheggiatori, per l’opposizione antagonista, per il nulla politico della sbraitante Lega, certo; non per chi vuole costruire una coalizione alternativa al governo Renzi e a chi eventualmente gli succedesse.

Per non parlare della mozione di sfiducia al Governo. Con quali argomenti? Perché il babbo di Renzi ecc.? Vedi sopra. Allora per il bail-in della Popolare dell’Etruria che secondo l’opposizione avrebbe salvato la banca e messo a morte i risparmiatori? Ma il fallimento della banca avrebbe mutato le sorti di azionisti e detentori di obbligazioni subordinate?

Occorre trovare argomenti più forti se si vuole premere il bottone rosso che può portare alla caduta di un governo. La politica si differenzia alquanto dal gioco del rubamazzo e FI che ha resistito impavidamente a vent’anni di cretinismo antiberlusconiano dovrebbe saperlo meglio di tutti.

Quando si tratta di solcare le onde della giustizia e i cavalloni del giustizialismo Renzi si è spesso comportato da bucaniere in passato, saccheggiando le navi dopo averle spinte alla deriva. Cancellieri ministro dell’Interno ai tempi di Letta, Berlusconi al momento del voto sull’applicazione della legge Severino, De Girolamo ministro dell’Agricoltura, Lupi ministro delle Infrastrutture, sono medaglie che Renzi sì è voluto appuntare sul petto. Giusto rimproverargli l’incoerenza, come è giusta oltre che necessaria la commissione d’inchiesta sullo “scandalo bancario”.

Chi ha sbagliato dovrà pagare. E se verrà fuori che il governo Renzi ha calpestato la legge sarà giusto chiederne le dimissioni. Magari il governo, anche in quella eventualità, non cadrà, come del resto non cadrà ora. Ma l’opposizione si sarà messa in condizione di parlare di nuovo agli elettori e non soltanto ai militanti più esagitati.

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