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Perché Roberto Saviano preferisce il Post a Repubblica?

Roberto Saviano non è per niente soddisfatto della risposta fornita da Maria Elena Boschi sulla vicenda Banca Etruria, di cui il padre Pier Luigi è stato vicepresidente per otto mesi. L’autore di Gomorra manifesta dissenso e interrogativi sulla vicenda dalle colonne del Post, giornale on line diretto da Luca Sofri. In un articolo intitolato La moglie di Cesare e il padre di Maria Elena Boschi, Saviano bacchetta il governo e arriva addirittura a chiedere le dimissioni del ministro delle Riforme: “Il conflitto di interessi del ministro Boschi è un problema politico enorme, dal quale un esponente di primissimo piano del governo del cambiamento non può sfuggire”, scrive Saviano. E ancora: “Se il ministro resterà al suo posto, senza chiarire, la colpa sarà principalmente nostra e di chi, temendo di dare munizioni a Grillo o a Salvini, sta tacendo o avallando scelte politiche inaccettabili”. Parole che hanno fatto calare una cappa di nervosismo sulla prima giornata della Leopolda a Firenze e fatto andare su tutte le furie Renzi, che ha dato mandato a tutti i suoi di rispondere a tono al giornalista-scrittore.

Il cronista anti camorra si chiede cosa sarebbe successo se la storia del salva banche fosse accaduta con il governo Berlusconi. La sua tesi è che prima si strillava e ci si indignava, giustamente, per ogni cosa, ora invece si fa finta di nulla: “Banalmente potremmo dire che quando al potere ci sono le sinistre, si è più indulgenti. L’opinione pubblica è più indulgente. I media sono più indulgenti. È come se, a prescindere, si fidassero. Anche se ho seri dubbi che al governo ci si la sinistra…”, scrive lo scrittore. Saviano sottolinea poi come Renzi sia stato capace di far passare tutti quelli che lo criticano come gufi o disfattisti:  “Imporre la furba dicotomia che criticare il governo o mostrare le sue forti mancanze sia un modo per fermare le riforme, che invece vogliamo, e per armare il populismo, verso cui nutriamo sempiterna diffidenza, è un modo per anestetizzare tutto, per portare all’autocensura”, aggiunge Saviano. Per poi concludere ancora sulla Boschi: “Il ministro risponda e subito della contraddizione che ha visto il governo salvare la banca di suo padre con un’operazione veloce e ambigua. Lo chiederò fino a quando non avrò risposta”.

Saviano non è mai stato renziano. In altri occasioni, sia su Repubblica che su L’Espresso, non ha risparmiato giudizi anche severi nei confronti del premier. Ma perché ora questo articolo lo affida – e si tratta della prima volta – al Post e non al quotidiano ancora diretto da Ezio Mauro? Solo nel tardo pomeriggio, infatti, le ha ribadite davanti alle telecamere di Repubblica TV.

Non interessa sapere se il pezzo sia stato rifiutato da Repubblica o se Saviano abbia, come prima scelta, deciso di scriverlo per Luca Sofri. Sta di fatto che questi giudizi sferzanti su Boschi e Renzi l’autore di Gomorra decide di non affidarli ai giornali del gruppo di De Benedetti. Forse li considera ormai troppo renziani e filogovernativi? Eppure il Post è tutt’altro che anti renziano. E cosa succederà quando il nuovo direttore Mario Calabresi, il cui tasso di renzismo è decisamente superiore a quello di Mauro, prenderà ufficialmente le redini di Repubblica a gennaio? Una firma del quotidiano, Adriano Sofri (padre del direttore del Post) già se n’è andato, per motivi di opportunità, date le note vicende. E c’è mancato poco che lo facesse anche il fondatore, Eugenio Scalfari, offeso per non essere stato consultato nella scelta del nuovo direttore. Se ne andrà anche Saviano? L’articolo sul Post è un evidente segnale di imbarazzo. Con un sottotesto: so che su Repubblica queste cose non le posso scrivere, quindi le scrivo altrove. Ma a Largo Fochetti le firme critiche nei confronti del premier non mancano. Francesco Merlo e Curzio Maltese, per esempio, così come Alberto Statera che su Banca Etruria non si è risparmiato. Ci saranno altre uscite dal giornale dopo quella di Sofri? A gennaio sarà sempre più interessante leggere Repubblica.


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