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Chi sono (e cosa propongono) i cattolici Pd che vogliono modificare il ddl Cirinnà

Sono 37 alla Camera e oltre 20 al Senato. In totale un gruppo formato da circa 60 tra deputati e senatori del Partito Democratico che puntano a un’incisiva modifica del disegno di legge sulle unioni civili. Il testo della senatrice dem Monica Cirinnà sarà all’esame di Palazzo Madama a partire dal prossimo 28 gennaio. L’ala cattolica del Pd però ha fatto chiaramente intendere di non essere d’accordo: nelle ultime ore ha rotto gli indugi, manifestato apertamente il suo dissenso e annunciato in particolare che l’articolo sulla discussa stepchild adoption (cioè la possibilità di adottare il figlio biologico della compagna o del compagno) – previsto dal ddl – non ha alcuna intenzione di votarlo.

LA FRONDA ALLA CAMERA E AL SENATO

Alla Camera ieri 37 deputati dem hanno presentato un documento che chiede di stralciare dal provvedimento la stepchild adoption o quantomeno di introdurre una modifica che ne circoscriva fortemente l’ambito di applicazione. Al Senato invece – dove il disegno di legge sarà votato in prima lettura con un testo che, nelle intenzioni dei vertici dem, dovrebbe arrivare poi blindato a Montecitorio – si lavora a un emendamento che sostituisca la stepchild con l’istituto dell’affido rafforzato.

LA LINEA DI RENZI

Nonostante le pressioni di queste ore, la linea di Matteo Renzi rimane la stessa. Il premier vuole evitare che la questione diventi di competenza del Governo. Nell’approccio renziano si tratta di un tema di competenza parlamentare che tale deve restare. Ecco perché non ci sarà alcuno stralcio preventivo della stepchild adoption dal disegno di legge. Il ddl arriverà al Senato così com’è e, poi, spetterà ai senatori decidere secondo coscienza mentre nel frattempo andranno avanti le trattative per cercare di far rientrare il dissenso dei cattolici.

Ma chi sono i deputati e i senatori dem che si stanno battendo per modificare il provvedimento sulle unioni civili?

Alla Camera la pattuglia dei 37 dissidenti è guidata da Alfredo Bazoli (qui il link dell’intervista rilasciata ieri a Formiche.net). 46 anni, avvocato, originario di Brescia, nipote del banchiere Giovanni Bazoli, membro della confraternita di beneficenza Congrega della Carità Apostolica, è arrivato nel Pd dopo aver militato nella Margherita e aver fondato il movimento giovanile dell’Ulivo della sua città. Insieme a lui c’è Ernesto Preziosi, nome storico della comunità cattolica italiana. Docente di storia contemporanea all’Università di Urbino, vicepresidente per undici anni – dal 1995 al 2006 – dell’Azione Cattolica, nel marzo scorso firmò con 44 colleghi una lettera rivolta a Renzi in cui si chiedevano più risorse per le scuole paritarie. Tra i firmatari del documento alla Camera non poteva poi mancare Giuseppe Fioroni, da sempre esponente di punta dell’ala popolare del Pd, con un passato da sindaco di Viterbo e ministro della Pubblica Istruzione ai tempi del secondo Governo di Romano Prodi. Oggi Fioroni in un’intervista al Corriere della Sera ha affermato: “Non voterò la stepchild adoption, la libertà di coscienza su questi temi è la strada maestra. Non esiste un’etica di partito o di Governo e sono convinto che la famiglia è una e i diritti sono per tutti”. Il fronte è ampio e comprende anche esponenti politici di formazione diversa come ad esempio l’economista della Cattolica Carlo Dell’Aringa (nella foto), entrato in Parlamento per volontà dell’allora segretario Pd Pierluigi Bersani e poi sottosegretario al Lavoro con Enrico Letta o l’ex CGIL ed ex Pci Franco Ribaudo.

Al Senato, invece, la situazione è meno delineata anche perché un documento come quello della Camera – con nomi e cognomi dei contrari – ancora non c’è stato. Bisognerà contare le firme a sostegno dell’emendamento che propone la sostituzione della stepchild adoption con l’affido rinforzato per conoscere con precisione quali e quanti siano i senatori dem pronti a dire no all’attuale testo del ddl Cirinnà. Intanto, ovviamente, c’è chi si sta schierando pubblicamente a favore di una modifica del disegno di legge mentre un primo, contestatissimo, elenco dei dissidenti del Senato l’ha fornito il sito Gay.it. Il portale ieri ha pubblicato i nomi di quelli che ha definito senatori malpancisti (inizialmente 31, scesi poi a 23) – cioè contrari alla stepchild adoption scatenando una bufera politico-mediatica con l’accusa di voler compilare una sorta di lista di proscrizione. Allo stesso modo di Montecitorio, anche nel caso del Senato il gruppo di chi vuole cambiare il ddl Cirinnà è esteso e diversificato e comprende anche parlamentari di sicura fede renziana. Un esempio ne sono Rosa Maria Di Giorgi che del Renzi sindaco di Firenze è stata assessore alla legalità e all’educazione e Roberto Cociancich, presidente della Conferenza Internazionale Cattolica dello Scautismo e capo scout del premier 20 anni fa, divenuto famoso lo scorso autunno per l’emendamento canguro che consentì di sbloccare l’intricata partita del voto sulla riforma costituzionale (qui il racconto di quanto avvenne in quei giorni). L’ala cattolica più attiva è rappresentata da Emma Fattorini, studiosa di storia della Chiesa contemporanea e membra del Comitato nazionale di bioetica e dell’Istituto Luigi Sturzo. A TV2000 – la televisione della Conferenza Episcopale Italiana – ha dichiarato che “il dissenso verso il ddl Cirinnà è relativo alla questione dei figli. Se siamo tutti d’accordo al riconoscimento dei diritti alle coppie omosessuali, sui figli non siamo d’accordo perché non sono un diritto né per gli eterosessuali né per gli omosessuali”. Un altro senatore cattolico in campo per modificare il ddl Cirinnà è Stefano Lepri, in passato assessore a Torino e consigliere regionale in Piemonte, che in mattinata ha pubblicato sul suo sito web un commento esemplificativo dal titolo “perché l’affido rafforzato è meglio della stepchild adoption”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche la vicepresidente del Senato Linda Lanzillotta, dal 2006 al 2008 ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Locali, eletta con Scelta Civica ma poi passata al gruppo del Partito Democratico. Una posizione condivisa da Giorgio Tonini, prima veltroniano e poi renziano di ferro, vicecapogruppo dei senatori dem e presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama. Intervistato oggi dal Sole 24 Ore ha dichiarato: “Io personalmente sono favorevole alla soluzione dell’affido rafforzato per far fronte alle perplessità che, in parte comprendo, di chi si oppone alla stepchild adoption”.



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