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Tutte le pavidità istituzionali sulle trivellazioni

La ricerca e lo sfruttamento delle risorse di idrocarburi è assolutamente strategica. Per ogni Paese. Fino a che non si troverà una fonte di energia sfruttabile insieme, sia nei trasporti che nella generazione di energia, come lo sono oggi il petrolio e il gas.

Sarà possibile solo nel prossimo secolo. Nemmeno il nucleare da solo può sostituire fino al 2050 e oltre il petrolio e il gas. Tutti dovrebbero saperlo e chi ha responsabilità di governo dovrebbe dirlo. Per l’Italia, che importa quasi tutta la sua energia primaria e che è totalmente dipendente dall’estero per l’acquisto delle sue fonti energetiche, la strategicità è ancora più forte.

Il governo dovrebbe dichiarare strategica la ricerca e lo sfruttamento degli idrocarburi e sottrarre così questa materia alle invadenze indebite delle Regioni. Perché non lo fa? Nei documenti nazionali di politica energetica, questo è scritto: lo sfruttamento delle risorse di idrocarburi è un obbligo strategico e nazionale per il governo. È ridicolo che una tale ricchezza nazionale debba essere posta nelle mani delle Regioni.

È un insulto alla più elementare ragione di esistenza di uno Stato. Tutti i referendum sulla trivellazione sarebbero inammissibili in uno Stato serio. Alle invadenze indebite delle 9 Regioni promotrici del referendum non si può rispondere ni. Ma solo no. Destra e sinistra, infine, quando si tratta di cose serie come l’energia, pari sono: contro la ragione.


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