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Perché apprezzo i toni pacati di Mattarella

Il messaggio di fine anno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato da molti criticato per i toni, considerati da taluni addirittura soporiferi. È vero, abituati ormai a quelli scoppiettanti e altissimi di Beppe Grillo, Vincenzo De Luca, Matteo Renzi & company i decibel prodotti dalla voce di Mattarella risultano bassissimi.

A parte le banalità di contorno, bisogna evidenziare che la sobrietà nell’esposizione del presidente Mattarella è stata costante, coerente coi contenuti del suo dire. Discorso tutto quanto proiettato verso le esigenze più immediate della gente comune, pur riconoscendo i passi avanti, anche se timidi della economia italiana. Un meridionale di Sicilia non poteva non evocare, richiamando tutti al senso di responsabilità su una pericolosa piaga: la mancanza di lavoro, soprattutto nel Mezzogiorno, sottolineando come la mobilità sociale che ha visto il Paese crescere e svilupparsi nei passati decenni si è ormai fermata, determinando preoccupazione tra le famiglie, le imprese, la politica, le istituzioni. Le conseguenze di questa mutata condizione socio-economica stanno producendo aumento della povertà e del bisogno, a cui si deve porre rimedio con strumenti adeguati e concreti.

Una sinergia tra impresa privata e pubblica potrebbe essere una soluzione da attuare, osservando come la prima, fatta spesso di gente coraggiosa, ha dato un valido contributo all’economia in questa complicata fase. Nel contempo si è mostrato favorevole a un sistema economico misto, smentendo tutti coloro che pensano a privatizzazioni tout court o che “privatizzare è bello”. Mattarella si è detto seriamente preoccupato dei dati che riguardano evasione fiscale, corruzione, e malaffare in genere, sollecitando chi di dovere a fare di più e a vigilare con severità. Capitolo ambiente. Più cura bisogna riservare alla tutela dell’ambiente e dei territori, non ci si può lamentare che le auto inquinano se poi il trasporto pubblico è insufficiente, né si può colpevolizzare se la raccolta differenziata dei rifiuti presenta criticità evidenti.

I meccanismi per aiutare i cittadini ad avere riguardo per il bene pubblico devono essere adeguati e potenziati. Bisogna rilanciare la nostra cultura e l’arte: bellezze che tutto il mondo ci invidia e che possono portare notevole ricchezza alla nostra economia. Il terrorismo se prima era temuto dalle popolazioni arabe e africane oggi preoccupa il mondo europeo e più in generale quello occidentale. Le stragi di Parigi e i vari attentati in alcuni paesi del Vecchio Continente devono impegnare l’intera Europa a coordinare azioni preventive contro il terrorismo, al fine di neutralizzare le frange più estreme, diventate nuova piaga del XXI secolo.

L’immigrazione, per l’accoglienza bisogna superare i pregiudizi, a molti immigrati si affidano i nostri anziani, i nostri bambini. Bisogna però esigere che è necessario, per tutti coloro che vogliono rimanere in Italia, conoscere la nostra lingua, non offendere le nostre tradizioni, rispettare le nostre leggi. Chi non è allineato e delinque va espulso. Ascoltato con attenzione il discorso del presidente della Repubblica viene da dire che finalmente ritorna la politica delle parole chiare e misurate, delle cose concrete, senza troppi proclami ma con tanta limpidezza di idee. Chi crede che per farsi ascoltare bisogna per forza alzare la voce è davvero fuori dalla realtà.

Il lessico della buona politica, che si occupa del futuro dell’Italia non può competere ai palinsesti televisivi, per vendere più pubblicità, riguarda gli italiani in carne ossa cioè la realtà, la fiction televisiva è altra cosa, non può appartenere alle cose del buon governo, gli italiani sotto questo punto di vista hanno già dato. Ascoltando i toni pacati che Mattarella usa per spiegare le difficoltà della politica del nostro tempo, può darsi che si capiranno più fatti. Caso mai quelli non spiegati dal governo.

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