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Tutti i chiaroscuri della Legge di stabilità

Il 22/12/2015 il Senato ha dato il via libera definitivo alla legge di stabilità 2016, n. 208/2015 (Suppl. ord. n. 70 alla G.U. 302 del 30/12/2015). Delle centinaia di provvedimenti della manovra, segnaliamo i seguenti, rinviando ad altro articolo gli approfondimenti sulle pensioni, attuali e future.

Per intanto, dal 2016:

– sparisce l’IMU-TASI sulla prima casa e viene dimezzata per chi concede la casa in comodato a figli o genitori (ma con tante limitazioni e complicazioni applicative);

-investire nella propria azienda diviene più conveniente attraverso i maxi-ammortamenti che consentono un bonus del 40% sui macchinari acquistati dal 15/10/2015 al 31/12/2016;

– è previsto un credito d’imposta fino al 2019 sui beni strumentali per il Sud;

– sono previsti: tagli da 3,5 mld sulle spese dei Ministeri, della Presidenza del Consiglio e attraverso un rafforzamento della centralizzazione degli acquisti della Pa;

– un bonus da 500 € ai 18enni per le “spese in cultura”;

– 100 milioni per il ristoro (certamente parziale e “caso per caso”) delle perdite subite dai cittadini che hanno acquistato (per lo più inconsapevoli dei rischi) obbligazioni subordinate delle vecchie banche Etruria, Marche, Cari Chieti e Cari Ferrara;

– opportunità di part-time agevolato per i lavoratori dipendenti del settore privato con almeno 20 anni di versamenti e che maturino i requisiti di vecchiaia entro il 2018, che potranno, negli ultimi tre anni di contratto, ridurre l’orario di lavoro tra il 40 ed il 60%, con trasferimento in busta-paga dei contributi aziendali pieni, mentre la contribuzione figurativa sarà a carico della finanza pubblica, quindi senza danno per la misura della loro futura pensione;

– una decontribuzione massima di 3.250 € l’anno e per due anni per le aziende che realizzino nuove assunzioni a tempo indeterminato nel 2016 (ma nel 2015 la decontribuzione per tali assunzioni era di 8.060 € e per tre anni);

– il canone Rai (100 €) sarà pagato, con voce distinta, nella bolletta elettrica della casa di propria residenza anagrafica (di proprietà o in locazione);

– il Fondo sanitario nazionale 2016 sarà di 111 mld, ma dovrà scontare i costi dei nuovi Lea (800 mil.), dei farmaci innovativi (500 mil.) e dei nuovi contratti del personale pubblico dipendente (bloccati da 6 anni) e per i quali le risorse specifiche previste sono ridicole (300 mil.);

– le Forze dell’ordine avranno il bonus degli 80 € mensili;

– gli ospedali (forse) potranno assumere fino a 6.000 nuovi addetti, con contratti precari fino al 31/10/2016 in attesa dei concorsi, anche per rispettare i riposi giornalieri e tra i turni previsti dalle normative di matrice europea;

– si potrà utilizzare il contante per pagamenti-cash fino a 2.999,99 euro (2000 € in più rispetto ai limiti precedenti);

– con lo stop (almeno nel 2016) alle norme di salvaguardia previste nella legge di stabilità precedente, saranno evitati i rincari dell’IVA e delle accise sui carburanti (valore complessivo: 16,8 mld);

– persiste il blocco del turn-over nelle pubbliche amministrazioni (25% in via ordinaria, con qualche deroga per il personale in soprannumero delle ex Province);

– i Governatori delle Regioni avranno 1,9 mld di euro per abbattere il debito locale;

– ANAS e Ferrovie avranno più risorse per gli investimenti, ecc., ecc..

Tutto bene, allora? Diremo proprio di no, infatti:

come non vedere, all’interno dei provvedimenti elencati, qualche intento sfacciatamente elettoralistico per allargare la propria base elettorale, costi quel che costi! Sono infatti prossime le elezioni comunali a Torino, Milano, Roma, Napoli, ecc. Dice Maurizio Crozza, con lucido sarcasmo, “mancia su Roma”!;

  1. come conseguenza, su misure complessive della manovra per 33 mld circa, peggiora il saldo complessivo della PA per 14,6 mld (quindi manovra in deficit, salito dall’1,4 dei documenti programmatici al 2,4 % finale). Tutto ciò è in contrasto con gli impegni assunti in Europa almeno dai tre ultimi Governi: Monti, Letta e dallo stesso Renzi;
  2. il rapporto debito cumulato/PIL è salito (dal 2014 al 2015) dal 132,1 al 132,8%. Secondo Renzi, tale rapporto dovrebbe scendere, nel 2016, dal 132,8 al 131,4%.

Per realizzare l’obiettivo sarebbe necessario contemporaneamente che:

  • la previsione del Def di un incremento del 1,6% del PIL italiano, nel 2016, fosse rispettata;
  • che l’inflazione 2016 riprendesse, almeno moderatamente, a salire, rimanendo basso lo spread, il prezzo del petrolio ed il costo del denaro;
  • che le dismissioni nel triennio 2016-2018 si attestassero attorno all’ 1,5% del PIL;
  • che l’avanzo primario nel quinquennio 2015-2019 veleggiasse sempre attorno al 3%.

Nulla è impossibile, ma tutto ciò è largamente improbabile.

Per intanto, il nostro PIL nel 2015 è cresciuto (come ormai da 20 anni) di 0,7/0,8 punti percentuali meno della media dell’Eurozona, per l’appunto lo 0,8% rispetto all’1,6%, l’anno appena trascorso.

In definitiva, come dice lucidamente il prof. Luca Ricolfi su “Il Sole 24 Ore”, attendiamo il Governo Renzi, nel 2016, alla verifica di questi 4 test:

1) l’incremento dell’occupazione a tempo indeterminato;

2) la riduzione del tasso di occupazione precaria;

3) l’incremento del PIL al pari degli indici medi dell’Eurozona;

4) la riduzione del rapporto debito/PIL.

Solo in questo modo capiremo se le chiacchiere governative e l’ostentato ottimismo del Premier avranno avuto qualche fondamento, ovvero rappresentino solo “fumo negli occhi”, in vista del primo appuntamento elettorale.

Anche la Commissione europea è diffidente rispetto agli “strappi” di Renzi, infatti ha rinviato il giudizio definitivo sulla nostra ultima manovra ad aprile-maggio 2016.

Per ora constatiamo solo che gli impegni seri (spending review, lotta alla evasione ed alla corruzione, alle inefficienze della scuola, della giustizia, delle burocrazie, il contrasto all’illegalità, ecc.) sono ancora una volta “rinviati”.

E Dio non voglia che si complichi la situazione internazionale (Cina, Corea del Nord, ancora bassa crescita in Europa, crisi politico-sociale ed economica in Medio Oriente e nei Paesi in via di sviluppo, ecc.) perché, per noi tutti (pensionati o no) sarebbero guai pressoché insormontabili, che smaschererebbero tutte le ottimistiche previsioni del governo. Comunque buon 2016, anno bisestile!

Prof.  Michele Poerio, presidente nazionale FEDER.S.P.eV.

Dott. Carlo Sizia, Comitato direttivo FEDER.S.P.eV.


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