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Chi gongola (e chi borbotta) con lo slittamento del ddl Cirinnà

Comunque finirà sul pasticcio delle Unioni civili, almeno per un giorno è la vittoria del centro. Dei centristi di governo che, con Pier Ferdinando Casini, fondatore dell’Udc e presidente della commissione Esteri del Senato, ricordano a Matteo Renzi che “le leggi in Parlamento si votano”. Insomma, come una volta, quando, chiosa scherzando con una battuta Casini, “forse si stava meglio quando si stava peggio”.

Quindi alla larga invenzioni come il supercanguro anti-emendamenti (che avrebbe dovuto facilitare il passaggio della legge anche sul controverso punto della stepchil adoption), tanto più sui diritti civili, di cui i Cinquestelle hanno di fatto decretato la morte, somministrando una doccia fredda al ddl Cirinnà. E allo stesso Renzi. Spiega Casini a tutti i cronisti che nel Transatlantico di Palazzo Madama vanno a chiedergli lumi che “il peccato originale non è il merito ma il metodo”. Sottolinea: “Non si può tentare di fare una legge come questa con un espediente che escluda i voti del Parlamento. Per approvare provvedimenti importanti si richiede al Parlamento il sacrificio del voto, ho vissuto il calvario della legge Gasparri con il corredo di centinaia di voti segreti…”.

Poi, a Fomiche.net Casini dice: “Perché Renzi ha voluto andar dritto così come un treno? Questo non lo so, davvero non lo so…”, dice, allargando le braccia, come a voler rimarcare un errore del capo del governo. Centristi di governo (Udc e Ncd riuniti in Area popolare) di fatto appaiono vincitori, senza più sperarci più, dopo tanti zig-zag e anche contestazioni al Family day perché contro la stepchild adoption ma anche alleati di governo di Renzi. Un po’ vincitori a loro insaputa, per usare una battuta? Risponde così Roberto Formigoni: “A nostra insaputa non direi, ma diciamo che Angelino Alfano con quell’appello rivolto domenica scorsa (14 febbraio, ndr) durante la trasmissione “In ½ h” anche ai grillini ci ha davvero azzeccato. Diciamo che siamo stati aiutati. Ha vinto il buon senso”.

Il Pd, diviso tra cattolici e laici, è in fibrillazione. Il senatore renziano Stefano Esposito assicura che si andrà avanti: “Non si può stralciare la stepchild adoption, altrimenti esplode il gruppo… Ma vedrete, vedrete… nelle prossime ore tutto si risolverà”. Dice invece il senatore ex Ncd, fondatore della nuova componente Idea, Gaetano Quagliariello: “Se nel Pd accontenti i laici, rompi con i cattolici, se rompi con i cattolici devi fare i conti con gli alleati di governo del Nuovo centrodestra…”. Una situazione che, a detta del senatore Giorgio Tonini (un big del Pd a Palazzo Madama), più catto-renziano che catto-dem, “si poteva davvero evitare, cogliendo la grande occasione che ci era stata offerta da Alfano quando ha chiesto lo stralcio della stepchild adoption”. Spiega Tonini: “Quando Ncd andò al Family day subì contestazioni per il suo doppio ruolo, di partito alleato di Renzi ma anche di partito attento ai valori cattolici. Così Alfano studiò la via di uscita dello stralcio della parte più controversa. Perché il Pd non ha colto quell’occasione al volo davvero non so spiegarmelo”.

Riflette il senatore dem con Formiche.net: “Il punto è che Renzi non è uno da marcia indietro. Ha scelto la blindadura. Ma io penso che a testa bassa si va solo quando si è certi di avere i numeri”. Il senatore azzurro Augusto Minzolini, anche da giornalista, così spiega la determinazione del premier: “Arroganza”. Dubbi e riflessioni percorrono anche Ala, il gruppo di Denis Verdini, schierato per il sì alle Unioni civili. Dice Ciro Falanga: “Io ero all’inizio con Monica Cirinnà relatore della legge, una legge però diversa da quella di adesso. Poi si è sposata una linea estremista. Forse Cirinnà voleva diventare la nuova Lina Merlin?”.

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