Dopo più di dieci di discussione sui diritti civili, una serie interminabile di dibattiti, cambiamenti e adattamenti, eccoci giunti probabilmente al capolinea. Questa settimana il Senato potrebbe dare via libera a una legge che finalmente permetterà di chiudere per sempre una questione importantissima, anche soltanto per la posta in gioco che è contemplata al suo interno: diritti personali, diritti e doveri coniugali, tutela dell’infanzia.
La svolta è uscita dalle mani di Matteo Renzi, personalmente convinto del valore di una concessione di diritti alle coppie omosessuali, e favorevole, così ha dichiarato, alla ‘stepchild adoption’; ma intenzionato nondimeno a portare al risultato finale questo lungo iter legislativo, anche senza ottenere tutto.
Così com’è, infatti, il ddl Cirinnà ha buone possibilità di non essere approvato. La ragione riposa nella frattura interna al Pd tra la sinistra e i Cattodem, oltre alla netta opposizione dei centristi, presenti nella maggioranza, contrari all’articolo 5 che concederebbe alle coppie di fatto non eterosessuali l’equiparazione dei diritti matrimoniali, con annessi e connessi.
Lo stallo è prodotto, oltretutto, dall’opposizione dura della Lega e dall’avversità di Forza Italia, nonché dalla libertà di voto concessa ai senatori del M5S.
Matteo Renzi sembra deciso su due punti: portare a casa la legge, anche attraverso il ricorso alla fiducia; stralciare ogni riferimento alle adozioni, mediante un maxi emendamento.
Se così fosse, bisognerebbe veramente elogiare il premier per il coraggio, per il pragmatismo e soprattutto per la sensibilità etica con cui è giunto alla persuasione che le adozioni non rientrano in un discorso sui diritti individuali delle coppie omosessuali, perché riguardano il piano originario dei diritti propri e universali di ogni persona umana, il quale prescrive una paternità e una maternità biologica e sociale chiara e stabilita.
Una distinzione, in definitiva, cruciale tra due ordini di ragionamento che devono restare distinti.
In effetti, nella considerazione storica e politica sul valore del progresso crescente dei diritti civili, è quanto mai importante non perdere di vista le condizioni eguali di partenza che ogni essere umano deve avere, e vederle rispettate e riconosciute dallo Stato. Un buon diritto è sempre quello che rimedia a una disuguaglianza. Un cattivo diritto è quello che genera una disuguaglianza. Perciò questa legge è condivisibile nella prima parte, e non nella seconda. Due persone che lo vogliono, perché non possono riconoscersi garanzie umane ed economiche di unione e solidarietà?
È un diritto giusto pertanto quello delle unioni civili, e non c’è nessuna motivazione per sostenere il contrario.
Quando invece un diritto chiama in causa l’identità di un altro essere umano, il discorso cambia totalmente registro. Facciamo un esempio. Io posso avere diritto a creare una società con altre persone. Ma non ho diritto a farlo se le finalità implicano lo sfruttamento del lavoro o l’alterazione dei diritti paritari di terze persone.
Il punto sta tutto qui. La difendibilità di questa legge implica necessariamente che essa riguardi solo le coppie. Adottare significa invece assumersi il destino di un’altra persona, la quale per età non è in grado né di tutelarsi, né di poter scegliere quello che vuole. Ora, come nasciamo non dipende da noi e dalle nostre volontà. Come nasciamo dipende dalla natura, vale a dire da come siamo fatti. E ogni persona è generata da un maschio e da una femmina, e ha bisogno per crescere della responsabilità di un maschio e di una femmina.
Non a caso anche un teorico radicale dell’uguaglianza come Jean-Jeaques Rousseau diceva che le disuguaglianze sociali sono ingiuste, mentre le differenze naturali, dovute al modo in cui si genera e configura l’identità personale di un soggetto umano, che ha un padre e una madre come causa generativa, assolutamente no: tali dimorfismi costituiscono un ordine sostanziale delle cose, nel quale né la politica, né le libertà individuali possono modificare.
La scelta di Renzi di stralciare le adozioni, dunque, è giusta. Se dovesse andare in questa direzione, l’Italia si troverebbe ad avere un equo riconoscimento di diritti sociali alle coppie gay, ottenuto oltretutto con il consenso di buona parte del Parlamento. È impossibile perciò non essere d’accordo su questo punto, almeno tanto quanto appare difficoltoso esserlo sulle adozioni.
Dopodiché, se questa legge dovesse comportare qualche dispiacere e qualche frattura interna al Pd, conviene non disperarsi. Vorrà dire che tale risultato parziale sarà ancora più encomiabile, non includendo il tema adozioni e non escludendo che esso possa essere ripreso legalmente in futuro in forma diversa, nel quadro di una discussione appropriata concernente il valore in sé dell’identità personale e della tutela sociale dell’infanzia.