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Perché sono stufo delle giaculatorie pacifiste alla Elio Di Rupo

Elio Di Rupo, leader del Partito Socialista Belga ed ex Premier (per soli due anni, poi subito sconfitto), ci diletta (si fa per dire) sul Corriere della Sera con un’inutile e stravagante intervista. Di cui vanno rilevati due concetti (si fa per dire) che danno la cifra del nichilismo culturale, dello stato di degrado intellettuale, della spaventosa inadeguatezza di gran parte del socialismo europeo a rivestire funzioni governo in Europa, oggi.

Un socialismo che si merita l’irrilevanza politica e la dissipazione elettorale cui gli europei lo stanno condannando. Che dice Di Rupo? Due cose. Primo: “Il Belgio è il modello della libertà totale”. E mette insieme i diritti per gli omosessuali, l’eutanasia, l’accoglienza, il multiculturalismo per descrivere un eden dove la gente dovrebbe correre ad abitare. Ora dovete sapere che il Belgio è un piccolo paese fallito, sussidiato dalla funzione di capitale burocratica dell’Europa, dove nonostante l’occupificio pubblico dei palazzi di Bruxelles, la disoccupazione giovanile è alta, la crescita è lenta e i divari restano.

Dovete sapere che il Belgio è un paese piccolo ma spaccato come una mela tra due stati diversi al suo interno, incapace di produrre governi stabili. Spaccato al punto che tutto è diviso e confuso. Ci sono in Belgio sei polizie, vari servizi segreti, un numero imprecisato di centri di governo. Una babele. Come poteva essere efficace in Belgio la polizia a Mollenbeck? Eppure questo socialista cretino esalta questo colabrodo di Stato come un “modello di libertà totale”.

C’è un modo migliore, mi chiedo, per indurre un elettore belga a non votare per la sinistra, a buttarsi nelle braccia del primo populista di destra che passa, e anche a dubitare sull’avvenenza della “libertà totale” di Di Rupo se il risultato è quello della carneficina di Bruxelles? Il libero Belgio è oggi, agli occhi del mondo, un colabrodo che si è rivelato indecente nel garantire la sicurezza dei suoi cittadini e costui, il socialista, non ha una parola critica sul suo modello di “libertà totale”?

Su questa inciviltà suicida di un’idea di multiculturalità, quella praticata in Belgio, che ha fatto di quel paese il porto e la centrale europea del terrorismo. Dove circolavano liberi (nel paese della “libertà totale”) criminali schedati e riconosciuti dalle polizie di tutto il mondo. Nel paese della “libertà totale”, dell’integrazione, del multiculturalismo, e del maggior numero di moschee al mondo, l’islam radicale, col suo carico di odio, ha potuto radicarsi tra migliaia di giovani belgi (perché Abdeslam e i suoi soci erano belgi) che vanno in giro ad ammazzare altri giovani belgi ed europei, nel nome di una religione.

Possibile che il signor Di Rupo non si ponga qualche domanda sul suo modello di ” libertà totale”? I Belgi chiedono più protezione e costui balbetta di ” libertà totale”. Che distanza da un altro socialista, di altra stoffa e statura politica, Tony Blair che sul Corriere, pochi giorni fa, ha svolto una lezione su quello che l’Europa deve modificare, anche nel suo spirito, per adeguarsi alla più grande richiesta dei cittadini europei in questo momento: la sicurezza! Senza la quale, la nostra libertà andrà a farsi friggere.

E poi Di Rupo il balordo, chiude con un’altra perla. Richiesto sul tema se intervenire o no contro l’Isis sul terreno, ammette a denti stretti di si. Ma poi ripete la giaculatoria dissolvente di sempre della sinistra pacifista quando vuole impedire un intervento militare ma ha l’imbarazzo di dire no. Dice infatti il socialista Di Rupo: “Prima dobbiamo esperire la via politica, poi quella diplomatica, poi chiedere il consenso dell’Onu e poi, semmai intervenire”. Campa cavallo. Intanto noi passiamo da strage in strage.


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