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Geopolitica di un addestramento: i nuovi rapporti tra Francia e India

Un reparto militare di élite francese si addestrerà con una controparte indiana: è un’iniziativa che nasconde diversi risvolti geopolitici di valore regionale, una sorta di cartina tornasole, un proxy per raccontare le nuove relazioni tra India e Francia (e il coinvolgimento di alleati e meno alleati nell’area).

GIGN E NSG

Scrive la rivista specialistica Intelligence Online, che il gruppo di operazioni speciali della gendarmeria francese GIGN (Groupe d’Intervention de la Gendarmerie Nationale) aumenterà la propria collaborazione con la National Security Guard indiana (NSG).

L’unità d’élite dell’esercito di Nuova Delhi eseguirà esercitazioni congiunte con i francesi e corsi di addestramento, simili a quelle sostenute poco tempo fa con gli SWAT team americani e il Sayaret Matkal israeliano. Il programma di Parigi è di far acquisire livelli più alti di competenza in materia di intervento immediato e antiterrorismo ai militari indiani, anche attraverso la partnership con il GIGN, che è una delle unità migliori al mondo nel settore e negli ultimi mesi ha avuto più di un incarico operativo: dal blitz nel negozio kosher contro l’attentatore Amedì Coulibaly, a quello diretto a stanare i due assalitori della redazione di Charlie Hebdo, alle operazioni successive all’attentato di Parigi del 13 novembre, fino all’invio d’emergenza dalla Francia in Mali, quando un gruppo di miliziani qaedisti attaccò un hotel nella capitale.

INVERSIONE DI TENDENZA

C’è anche una linea politica e geopolitica dietro a questa collaborazione. Finora le unità d’élite francesi avevano aiutato nell’addestramento le controparti pakistane, ma Parigi teme che quei soldati allenati in partnership possano finire schierati nelle controversie tra Pakistan e India, il rinnovato alleato francese.

INDIA E FRANCIA: LA PARTNERSHIP STRATEGICA

La Francia di Jaques Chirac è stata la prima grande potenza mondiale ad aprire un dialogo con l’India alla fine degli anni novanta (ma incontri c’erano già stati prima, nel 1976). L’attuale partnership, stretta da incontri di alto livello sia in India che a Parigi (visite incrociate dei rispettivi capi di Stato e di governo), riguarda la la lotta al terrorismo, la condivisione di intelligence e le questioni di sicurezza informatica, ma anche il mondo della Difesa e altri settori di cooperazione come il tema dei cambiamenti climatici e dello sviluppo sostenibile, la cooperazione economica e lo sviluppo urbano, la conservazione del patrimonio e la cooperazione culturale. Il dialogo strategico è stato istituzionalizzato fino al livello di National Security Advisers.

LOTTA AL TERRORISMO

La concezione dell’universo terroristico è cambiata in Francia fin dagli attentati a Charlie Hebdo, da lì Parigi intende lavorare attraverso un approccio globale alla minaccia, eliminando ogni distinzione tra Stato islamico, al Qaeda o i gruppi terroristici che colpiscono l’India (un esempio su tutti, gli attentati di Mumbai del 2008) come Lashkar-e-Toiba, Jaish-e-Mohammed e Hizbul Mujahideen, realtà islamiste che spesso si muovono nel grigiore protetto delle aree tribali al confine con il Pakistan. Sotto quest’ottica va inquadrato l’esercitazione tra NSG e GIGN, una necessità per Nuova Delhi se si considera che la scorsa settimana fa il consolato indiano di Jalalabad, in Afghanistan, è stato colpito da un’attacco dei talebani che ha prodotto 4 morti; una strategia per Parigi che cerca di espandere la propria influenza e presenza e di creare un sistema globale per combattere il terrore (vedi le missioni in Mali o l’attivismo in Libia: lotta al terrorismo, difesa dei propri interessi strategici).

LE CONTROVERSIE TRA INDIA E PAKISTAN

Il fatto che Islamabad attraverso servizi segreti deviati possa fornire protezione agli attentatori che colpiscono (e cercano di indottrinare) in India, è uno degli “elefanti nella stanza” di cui il diplomatico e universitario indiano Amit Dasgupta ha parlato in un commento scritto sull’Huffington Post a proposito delle tensioni esistenti tra India e Pakistan. A dicembre dello scorso anno, il premier indiano Nerendra Modi aveva fatto una storica visita a sorpresa all’omologo pakistano Nawaz Sharif, una passo importante verso il disgelo decennale, ma secondo Dasgupta ancora ci sono in piedi grosse tensioni (gli elefanti che rischiano di schiacciare il delicato processo di riapertura). Per esempio i rancori del settore militare, dove il Bangladesh e il Kashmir sono ferite aperte; l’incapacità di una certa componente sociale pakistana di accettare che in India vivano comunità islamiche immerse in un sistema statale laico: questi primi due aspetti sono legate alle accuse indiane contro alcuni settori del mondo pakistano rei di occupare posizioni controverse, al limite dell’amichevole, nei confronti dei gruppi che compiono attacchi in India, e anche a queste situazioni “più alte” si legano questioni pratiche come l’addestramento con i francesi. In più, secondo Dasgupta, a creare divisioni ci sarebbe anche il pressing di Pechino, che con il Pakistan ha stretto rapporti economici legati anche alla costruzione di centrali nucleari, con il fine di contenere geopoliticamente l’India, considerata dalla Cina uno dei principali rivali regionali. Tra i nuovi motivi di allontanamento, invece si può citare un’altra questione militare: la decisione americana di vendere 8 caccia F-16 al Pakistan, anche per allontanare i pakistani da altre orbite di influenza, che ha prodotto il richiamo dell’ambasciatore e le rimostranze ufficiali di Nuova Delhi (il segretario di Stato John Kerry s’è difeso sottolineando l’importanza del partner pakistano nella lotta la terrorismo).

LA FRANCIA STRINGE CON L’INDIA: PRONTI 36 RAFALE

Durante la visita del premier indiano Modi a Parigi lo scorso aprile è stato annunciata la vendita di 36 caccia multiruolo Rafale che la casa produttrice francese Dassault Aviation dovrebbe consegnare prossimamente all’India, ma mancano ancora alcuni cavilli. Un affare da 8 miliardi di dollari (ossia l’intero valore dell’attuale commercio bilaterale annuale), consolidato da un memorandum d’intesa già firmato, con cui i francesi non solo hanno fatto fuori il consorzio europeo Eurofighter e l’americana McDonnel Douglas (battuti sulla vendita degli F/A 18), ma si sono mossi di anticipo per bilanciare la decisione americana sugli F-16 al Pakistan, che era già in discussione. Una chiara linea geopolitica per battere influenza.

Inoltre Francia e India hanno rinnovato fino al 2026 l’accordo di cooperazione per la Difesa firmato per la prima volta da Chirac nel 2006: si prevede lo sviluppo di sistemi di armamenti francesi made in India, attraverso joint venture tra aziende private che trarranno beneficio dall’intesa statale.

L’ESPLORAZIONE SPAZIALE

Jean-Yves Le Gall, capo dell’agenzia spaziale francese, ha confermato ad inizio mese che Francia e India intendono inviare in partnership economica e tecnologica un lander su Marte per esplorare il paese. L’India ha già una missione che prende il nome di Magalyaan con cui il 27 settembre del 2014 è arrivata sul Pianeta Rosso: Parigi intende sfruttare questo know how già esistente per finanziare in collaborazione un’altra spedizione. Secondo Le Gall la partnership potrebbe garantire anche le possibilità per spedire un satellite su Venere.

L’Indian Space Research Organization e il Centre national d’études spatiales (CNES) di Gall hanno annunciato anche collaborazioni meno ambiziose e forse più applicative, le quali si occuperanno di ambiente e di monitoraggio meteo, della mappatura di risorse idriche e di una missione di osservazione della Terra attraverso un sistema comune ad infrarosso termico.

IL NUCLEARE 

Sei reattori pressurizzati europei forniti da ditte francesi dovrebbero abbassare il costo del Jaitapur Nuclear Project il cui contratto di sviluppo affidato al colosso francese del settore Areva è stato firmato nel 2010 dall’allora presidente Nicolas Sarkozy. Alcuni esperti del mondo francese cominciano a sottolineare che non è un caso se in questo periodo in cui la sinistra di François Hollande è sempre più debole e Sarkò si è riaffacciato come leader dell’opposizione, la Francia si sta muovendo in avanti su diversi dossier come quello indiano.

UNA LINEA GEOPOLITICA COMPLESSA

L’Arabia Saudita ha annunciato di interrompe i finanziamenti al Libano perché troppo influenzato dall’Iran: Hezbollah, il partito/milizia sciita avrebbe preso troppo spazio e potere per i gusti di Riad. Contemporaneamente il regno ha dichiarato Hez un’organizzazione terroristica, e ha inoltre sconsigliato ai propri cittadini di recarsi in Libano. I sauditi hanno tagliato miliardi di dollari di sostegno militare che Beirut avrebbe usato per una grossa fornitura d’armi francese. Sullo sfondo, Parigi si stacca dal Pakistan, che è notoriamente un paese filo-saudita, e sposa varie joint-venture con l’India, rivale regionale dei pakistani.

LA LEGION D’ONORE AL PRINCIPE EREDITARIO

Ma non c’è una demarcazione netta di una linea di separazione, come è chiaro, e in diplomazia spesso serve il grigio molto più del bianco e del nero. La Francia ha consegnato venerdì la Legion d’Honneur, la più alta onorificenza francese, a Mohammed bin Nayef, principe ereditario e ministro dell’Interno. Da qualche tempo si parla di una sorta di spaccatura interna nel regno, causata dall’irrompere sulla scena politica saudita del fratellastro Mohammed bin Salman, ministro della Difesa con mire in politica estera, vero uomo forte di Riad (è sua l’idea della “Nato islamica”, un’alleanza strategica e tattica di paesi arabi che dovrà combattere il terrorismo, ma che avrà un ruolo geopolitico centrale).

L’onorificenza è stata conferita al principe saudita durante la visita ufficiale di tre giorni fa, su cui l’Eliseo per il momento non ha aggiunto ulteriori commenti: la motivazione è l’impegno di Riad nel contenimento del terrorismo islamico nella regione. Questione che ha fatto sorridere i critici, che hanno tirato in ballo l’ambiguo comportamento saudita nei confronti dei gruppi islamisti, e ha prodotto polemiche in Occidente. Polemiche legate alla campagna condotta in Yemen dall’Arabia Saudita (dove sono morti migliaia di civili) e alle condanne a morte (sempre più numerose: domenica una decapitazione è stata la settantesima da inizio anno). Ma i sauditi sono alleati strategici fondamentali in Medio Oriente: Riad non è Islamabad che può essere mollato per interessi, o per un addestramento.

 



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