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Pensioni, che cosa dimenticano i tanti smemorati

A sentire l’abbaiare contro la riforma Fornero degli ospiti dei talk show si direbbe che gli italiani non vanno più in pensione, ma sono condannati a lavorare fino a tarda età attaccati ai remi di una galera con lunghe barbe e capelli canuti. In verità nessuno si prende la briga di consultare i dati. Nelle sole gestioni private dell’Inps (con esclusione quindi dei dipendenti pubblici) nel 2015 vi sono state 477mila pensioni di nuova decorrenza (erano state 430mila l’anno prima). Di queste, 251mila erano di vecchiaia/anzianità (190mila nel 2014). Le pensioni c.d. salvaguardate (a tutela degli esodati) sono state pari all’8,3% (l’11% nell’anno precedente).

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Ancora sui cosiddetti esodati. Secondo il Focus dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB) le risorse dedicate a ben sette salvaguardie ammontano a poco meno del 13% dei risparmi attesi dalla riforma Fornero nel decennio 2012-2021 (11,4 miliardi su circa 88 miliardi).

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’A review of excessive early exit possibilities from the labour market is necessary’’. E’ necessaria una revisione delle eccessive possibilità di uscita dal mercato del lavoro. E’ quanto scrive il Consiglio dei Capi di Stato e di Governo nelle Raccomandazioni del settembre scorso, nel paragrafo riguardante le pensioni. Si vede che gli estensori non hanno letto ciò che sostiene Tito Boeri in materia di flessibilità del pensionamento. O forse dobbiamo pensare che sia stato il presidente dell’Inps a non leggere quel documento?

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Sono diventato nonno di un maschietto gagliardo di 3,4 Kg, di nome Ettore. Purtroppo, ho dovuto comunicare a mia figlia che – secondo la  dottrina Berlusconi/Bertolaso – non potrebbe candidarsi a sindaco di Bologna (se ne avesse mai avuto l’idea, naturalmente).

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