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Perché Armando Spataro non mi persuade sui metodi anti terrorismo

Dopo l’intervista a La Repubblica del pm Armando Spataro i Servizi di Intelligence sono avvertiti. Non credano di poter fare gli 007 e di avere in tasca le licenze di James Bond. Se non stanno attenti rischiano che per loro si aprano, come per i terroristi, le aule giudiziarie. Il caso di Abu Omar è lì a dare l’esempio.

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“Abbiamo sconfitto il terrorismo nelle aule di giustizia e non negli stadi”. La citazione di Sandro Pertini è corretta. La battaglia contro il terrorismo brigatista fu vinta con le armi della democrazia e dello Stato di diritto. Ma venne promossa anche una legislazione speciale. Soprattutto furono attribuiti, in via di fatto, dei poteri speciali (quelli stessi che non gli furono mai riconosciuti quando venne nominato Prefetto di  Palermo) al Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, incaricato del Comando del Nucleo speciale contro il terrorismo, dapprima; della Divisione Pastrengo, poi, dal 1979 al 1981.

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E’ sufficiente leggere da Wikipedia: ‘’Nonostante l’avversione dei vertici dell’Arma l’unità (il Nucleo, ndr) venne fondata il 22 maggio del 1974, composta da militari di maturata esperienza. Per la lotta al terrorismo il generale Dalla Chiesa utilizzò tecniche di guerriglia apprese tra i partigiani. Nuovo metodo di indagine del nucleo, che suscitò diverse critiche, fu l’utilizzo dei pentiti e degli agenti infiltrati ai quali era impedito commettere delitti contro la persona ma era consentito, per esempio, compiere attentati incendiari contro autovetture’’.

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Nel settembre del 1974 il Nucleo riuscì a catturare, a PineroloRenato Curcio e Alberto Franceschini, esponenti di spicco e fondatori delle Brigate Rosse, grazie anche alla determinante collaborazione di Silvano Girotto, detto “frate mitra”. Proprio le critiche su questi arresti, oltre a quelle sui già citati metodi di indagine, portarono alla cancellazione dell’unità l’11 luglio del 1975, con provvedimento urgente del Comandante Generale dell’Arma Enrico Mino. L’accusa mossa all’azione fu l’eccessiva celerità con cui agì il generale che portò alla mancata cattura di altri esponenti delle Brigate Rosse, giustificata dallo stesso generale Dalla Chiesa con il timore che potesse essere chiesto all’infiltrato Silvano Girotto di compiere delitti contro la persona e quindi di venir scoperto dopo il suo rifiuto.

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Margherita (Mara) Cagol venne uccisa Il 5 giugno 1975 in uno scontro a fuoco avvenuto nella cascina Spiotta d’Arzello dove era stato nascosto l’industriale Vittorio Vallarino Gancia,sequestrato il giorno precedente da un nucleo brigatista. La sua morte segnò fortemente le Brigate Rosse e, per le sue circostanze ritenute non del tutto chiare, favorì un’accentuazione della radicalità e della violenza dell’azione del gruppo armato.

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Come si vede, per avere successo, la lotta al terrorismo comporta delle azioni che, per definizione, non possono essere trasparenti. A chi scrive viene un dubbio: quei militari che, nei casi ricordati e in altri, non esitarono a fare fuoco contro i terroristi e ad ucciderli, oggi sarebbero indagati per eccesso di legittima difesa.

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