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Sui corpi dei due italiani uccisi in Libia “decine di colpi”

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Repubblica ha pubblicato le prime indiscrezioni (poi rilanciate da altre varie testate) riguardo alle autopsie condotte sui corpi di Salvatore Failla e Fausto Piano, i due tecnici italiani della ditta Bonatti rapiti in Libia e rimasti uccisi in circostanze ancora non del tutto chiare.

VARIE RAFFICHE DI MITRA

Il quotidiano diretto da Mario Calabresi scrive che sui corpi “ci sono i segni di decine di colpi di kalashnikov, al torace e alle gambe”. E dunque “non sarebbero stati vittima di un’esecuzione a freddo”, circostanza indicata nei giorni scorsi da alcuni membri del governo di Tripoli parlando di “un colpo unico alla tempia dei due”.

LA DINAMICA

Secondo Repubblica questi risultati autoptici sarebbero una prova sufficiente a definire le dinamiche dell’accaduto: “La dinamica è compatibile con quella dell’agguato, condotto dalle milizie di Sabrata il 2 marzo durante il trasferimento dei due ostaggi a un’altra prigione a trenta chilometri fuori dalla città libica”. Durante un’operazione per scovare alcuni affiliati locali dello Stato islamico, si sarebbe innescato uno scontro a fuoco con gli uomini del Consiglio militare cittadino, in cui i due italiani sarebbero rimasti vittime di fuoco amico.

IL LAVAGGIO DEI CORPI

Mercoledì i legali delle due famiglie avevano espresso perplessità sulla decisione dei medici libici di “lavare i corpi”, circostanza che ricorda Repubblica “rende più difficile l’autopsia successiva perché “cancella l’eventuale presenza di polveri da sparo dai fori di entrata dei proiettili”.

L’AUTOPSIA ITALIANA

Intanto in giornata si è svolta una seconda autopsia al Policlinico Gemelli di Roma. I corpi erano arrivati nella notte a Ciampino a bordo di due C130 dell’Aeronautica, dopo essere passati per Zuara e poi Tripoli. All’aeroporto s’è svolta anche una cerimonia funebre.

I CORPI

Le agenzie riportano le parole di Francesco Caroleo Grimaldi, il penalista che segue il caso per la famiglia Failla ha dichiarato: “Sono stati riscontrati colpi allo sterno e nella zona lombare. Complessivamente ci sono 6 fori ma non è possibile dire la traiettoria, la distanza di sparo e l’arma usata perché sono state rimosse porzione di pelle e di tessuto”. “È stata fatta una macelleria” ha aggiunto.


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