È ora di sfatare alcuni tabù. E, a dispetto dell’ipocrisia dei politici europei, dirci la verità. Sfatando alcuni tabù dei nostri politici.
Primo tabù: “I terroristi vogliono cambiare la nostra vita quotidiana. Noi la continuiamo come sempre”. Errato. La nostra vita quotidiana deve cambiare. Io accetto di cedere un po’ di privacy, di libertà di movimento, di autonomia individuale in cambio di maggiore sicurezza. Oggi ho paura di continuare come sempre la mia vita quotidiana e ho paura delle mie abitudini e di quelle dei miei figli: quando io o loro prendiamo una metro, quando loro sono in una discoteca, quando siamo in un ristorante di Roma o Napoli o seduti al bar di una grande piazza e in qualunque altra attività pubblica. Comincio ad avvertire la casa come un rifugio sicuro. Chi mi dice che è questo che vogliono i terroristi lo prenderei a sberle. Lo so anch’io. Ma non è dicendo “continua come sempre” che mi togli la paura.
La nostra vita, dopo Parigi e Bruxelles, deve cambiare. E adeguarsi alla realtà del terrorismo islamico. Va scambiata un po’ di libertà con più sicurezza. E io mi sento più sicuro e ho meno paura se vedo soldati armati e cani poliziotto nei luoghi pubblici, per strada, nelle metro, agli angoli di via. Mi sento più sicuro se vedo metal detector nel maggior numero di posti possibili. Ricordo il senso di sicurezza che provai a Tel Aviv nei luoghi pubblici della città: controlli, discreti, ma controlli! Copiamo dagli israeliani che col terrorismo di strada ci convivono da sempre. E non mi pare che si sentono in caserma. Il terrorismo nostrano lo abbiamo sconfitto con le leggi speciali e il diritto di emergenza. Rassegnamoci: occorre qualcosa di analogo.
Secondo tabù: “I terroristi sono nichilisti. Senza vera religione o ideologia. L’Islam non c’entra”. Sarebbe bello fosse così. Sarebbe più facile se al posto del Corano, come spiegazione potessimo usare Dostojievskij. Purtroppo no. Leggete delle vite dei terroristi di Bruxelles. Sono giovani islamici qualunque che vivono tra noi da sempre e che si sono radicalizzati. Il brodo di coltura della radicalizzazione è la miscela di due cose: la versione fondamentalista dell’Islam (che è sempre esistita) coniugata con l’avvento dello Stato islamico. Con l’Isis il fondamentalismo islamico si è fatto ideologia politica: l’Islam che vince. Ne discende: se l’Isis non perde l’ideologia politica dei terroristi non è depotenziata. Le nostre Br si squagliarono anche perché il comunismo crollò. Con questi è lo stesso: toglietegli l’Isis e tutto cambierà. Ergo: occorre distruggere l’Isis. Se cade il modello cade l’ideologia. E l’Isis si distrugge militarmente. Con la guerra. Vera.
Terzo tabù: “I musulmani che vivono da sempre tra noi sono integrati, pacifici e inoffensivi”. Certo. La maggioranza sì. Ma non tutti. Ci fa male dirlo: ma nei quartieri multietnici di Parigi e Bruxelles la malapianta ha contato su reti di complicità, protezione e nascondigli. Se la polizia avesse sottoposto quei quartieri a controlli, ispezioni e arresti da dopo Parigi, forse avremmo qualche morto innocente europeo in meno.