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Il tunnel dei metalmeccanici

“Siamo ancora nel tunnel”. Lo ha detto perentorio Stefano Franchi, direttore generale di Federmeccanica. “Ancora una battuta d’arresto nella produzione”. Ha conferma Angelo Megaro, direttore del Centro Studi della federazione imprenditoriale. “I numeri della crisi impongono un rinnovamento culturale in grado di creare basi per la ricostruzione”. Ha avvertito Alberto Dal Poz, vicepresidente degli imprenditori metalmeccanici. Tre voci per rappresentare la 137esima indagine di Federmeccanica.

Ad ascoltarli e a rilanciare una via d’uscita, Rocco Palombella, segretario generale della Uilm ed unico dei tre leader sindacali di categoria presente all’evento che propone: “Fare il contratto è il modo migliore per uscire dal tunnel della crisi”.

Nella sala dell’Hotel nazionale di piazza Montecitorio l’occasione della presentazione del “report” trimestrale di Federmeccanica è stata l’ennesima occasione per far ritrovare insieme imprenditori e sindacati che dall’autunno scorso stanno tentando di rinnovare il Ccnl metalmeccanico scaduto il 31 dicembre 2015. Una curiosità: intento ad ascoltare, seduto tra gli invitati, anche lo storico Giuseppe Berta, che ha diretto l’archivio della Fiat dal 1996 al 2002.

Le parti si incontreranno di nuovo il 9, l’11 ed il 15 marzo (i primi due incontri con delegazioni “ristrette; il terzo “in plenaria”,ndr). Motivo del contendere è la questione salariale. Infatti, sul tavolo di confronto contrattuale incombe come un macigno il problema del salario minimo di garanzia, proposto dagli industriali, attraverso il quale sarebbe impossibile erogare aumenti a livello nazionale, ma che, invece, tenderebbe ad allineare esclusivamente le retribuzioni al di sotto del minimo suddetto,  per concentrare, poi, gli incrementi in busta paga solo attraverso la contrattazione aziendale. Fin da subito i sindacati hanno denunciato l’anomalia: infatti, questi aumenti, a loro giudizio, sarebbero rivolti solo al 5 per cento della platea degli addetti interessati dal rinnovo contrattuale. Nella sala conferenze dell’albergo romano si è parlato soprattutto di tanti numeri col segno meno davanti, ma qualche accenno al contratto, infine, c’è stato.

“Siamo ancora in un tunnel, con alcune luci diverse e molte ombre – ha detto il direttore generale di Federmeccanica, Franchi, commentando i risultati produttivi 2015- Quindi, siamo in una fase di ricostruzione, con effetti simili a quelli di una guerra, e dobbiamo fare i conti con la realtà e trovare soluzioni di responsabilità. Con la grande crisi economica abbiamo perso il 30 per cento della produzione industriale, il 25 per cento della capacità produttiva e 300mila posti di lavoro”.

Il responsabile del Centro Studi della suddetta Federazione ha snocciolato delle cifre precise ed analitiche:“Nel 2015 grazie ai buoni risultati del primo semestre, la produzione metalmeccanica è cresciuta mediamente del 2,6 per cento rispetto all’anno precedente, ma l’incremento osservato e’ quasi esclusivamente imputabile al comparto degli autoveicoli che ha segnato un progresso del 27,8 per cento rispetto al 2014. Megaro, direttore del centro studi di Federmeccanica non ha mostrato dubbi in merito all’andamento del settore nel quarto trimestre 2015: “I dati in questione evidenziano come l’attività produttiva dell’industria metalmeccanica sia stata caratterizzata da andamenti divergenti. A dinamiche espansive osservate nella prima metà dell’anno si sono contrapposti andamenti moderatamente recessivi nella seconda metà. In particolare nel terzo trimestre, i volumi di produzione si sono contratti dello 0,3 per cento rispetto al secondo cui ha fatto seguito una nuova flessione congiunturale (-0,2 per cento) nel quarto. Nel 2015 sono risultati ancora in recessione il comparto metallurgico (-2,1 per cento) e quello dei prodotti in metallo (-3,0 per cento) mentre le produzioni relative alla meccanica strumentale, aumentate mediamente nel 2015 dell’1,0 per cento, hanno nuovamente mostrato variazioni negative nell’ultima parte dell’anno a causa di una riduzione della domanda di beni d’investimento in macchine e attrezzature intervenuta a partire dal terzo trimestre. Per quanto riguarda le dinamiche esportative di prodotti metalmeccanici, lo scorso anno si e’ chiuso con valori di fatturato indirizzato ai mercati esteri pari a circa 200 miliardi di euro e un attivo della bilancia commerciale metalmeccanica di 56 miliardi. Quanto alle dinamiche salariali, le retribuzioni contrattuali dei lavoratori metalmeccanici sono cresciute del 2,7 per cento, le retribuzioni di fatto, nelle grandi imprese, sono aumentate del 2,4 per cento a fronte di una dinamica del costo vita pari al -0,1 per cento”.

Per quanto riguarda la previsione 2016, Stefano Franchi, ha osservato: “Rimaniamo molto cauti, i risultati di quest’indagine confermano, nella rilevazione di gennaio, la sostanziale debolezza della congiuntura già emersa nella precedente indagine e, sempre nell’ultimo trimestre dell’anno, risultano inoltre in peggioramento i giudizi che le imprese esprimono sui volumi di produzione realizzati”.

Le attese produttive relative al primo trimestre dell’anno in corso, infatti si legge nel testo distribuito alla stampa, non evidenziano significativi mutamenti dall’attuale quadro congiunturale, in presenza di un portafoglio ordini sostanzialmente stabile ma valutato negativamente da un numero crescente di imprese rispetto a quello della precedente rilevazione. Per i prossimi sei mesi, i livelli occupazionali attesi sono sostanzialmente stabili.

Lo stesso direttore generale di Federmeccanica si è soffermato anche sulla vicenda contrattuale: “Credo nell’importanza del contratto collettivo nazionale- ha detto- ma deve essere un contratto che sia sostenibile e che dia garanzie al 100 per cento dei lavoratori, distribuendo la ricchezza laddove la si produce. Dobbiamo estendere l’assistenza sanitaria a tutti i lavoratori e le loro famiglie e la formazione lavoro per la prima volta riguarderà 1,6 milioni di lavoratori. Il confronto è aperto e questo è sempre positivo e costruttivo, e attraverso il confronto si può capire il tipo di cambiamento che serve sia per il lavoratore, sia per le imprese”.

Proprio a questo proposito, ha replicato, al termine della conferenza stampa, il leader delle “tute blu” della Uil: “I dati forniti da Federmeccanica sulla produzione industriale nel settore specifico non sono confortanti – ha detto Rocco Palombella- mentre quelli relativi alla voce esportazione sono altalenanti: segno negativo, ad eccezione per l’automotive, dei primi; segno meno verso la Russia, bene verso gli Usa, per quanto riguarda i secondi. Non contestiamo questa visione del settore che ci riguarda, ma siamo altrettanto convinti che, per quel che ci compete, occorra rinnovare il contratto nazionale dei metalmeccanici, proprio per dare una scossa al sistema economico che poggia sulla manifattura. Il dato del settore automobilistico che tira poggia proprio su un contratto nazionale firmato dalle organizzazioni sindacali in cui si determinano risultati normativi ed economici, con reciproca soddisfazione dell’impresa e di chi ci lavora. Federmeccanica dovrebbe rimodulare la parte salariale finora proposta ai sindacati. Nel caso specifico è proprio il salario a non permettere l’intesa tra le parti. Abbiamo ancora tre appuntamenti tra di noi. Non sprechiamoli, ma cerchiamo l’accordo senza farci contagiare dagli effetti della contesa per la leadership in Confindustria. Se facciamo il contratto possiamo uscire dal tunnel della crisi che oggi i dati di Federmeccanica, purtroppo, hanno riconfermato”.

Il vertice di Federmeccanica ha segnalato il dato comparativo rispetto alle altre nazioni europee, forti nel settore metalmeccanico: “Il peggioramento osservato nel Paese – ha detto il vicepresidente di Federmeccanica, Alberto Dal Poz – trova conferma nell’evoluzione congiunturale dei Paesi Ue e, in particolare, della Germania, che nell’ultimo trimestre ha registrato una contrazione dell’1,3 per cento, sia rispetto al trimestre precedente che a quello dell’anno prima”. Il vicepresidente ha, subito dopo,fatto riferimento alla competizione che vive il mondo confindustriale per il futuro vertice della Confederazione: “L’ufficio di presidenza di Federmeccanica – ha reso noto- ha espresso la preferenza per un candidato con un profilo metalmeccanico per la successione a Giorgio Squinzi alla guida di Confindustria. Ma tutti e quattro candidati sono eccellenti, seppure con strutture aziendali diverse, ma con una esperienza personale, una più bella dell’altra. I profili ideali sono quelli dei due candidati metalmeccanici (Alberto Vacchi e Marco Bonometti) .Comunque, c’è una componente manifatturiera in tutti i candidati. Il fatto che suggeriamo un profilo metalmeccanico non deve stupire”.

Insomma, il mese di marzo rischia di essere quello dei paradossi per i metalmeccanici: il tempo in cui le giornate iniziano ad avere più luce contrasta con il buio di quel tunnel a cui hanno accennato i vertici di imprese e sindacati e in cui ancora si trovano, allo stato dei fatti, proprio le trattative per il rinnovo del Ccnl. Una condizione a cui i dati dell’indagine congiunturale in questione fanno da spenta cornice.

Se nei giorni a venire non si smuoverà il macigno della questione salariale, quella che sta per entrare rischia di essere la stagione della forte protesta delle tute blu.

Un sindacalista di lungo corso, rispetto a questo scenario, si è improvvisato metereologo: “Se estate, autunno ed inverno sono stati più caldi del solito, la primavera poteva essere da meno?”.

Se ci si mettono anche i metalmeccanici e se non si esce dal tunnel, tutto è possibile.



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