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Vi spiego perché dico No (alla svedese) contro i No Triv

Caro direttore,

mi hai chiesto di spiegarti perché ho aderito al comitato contro il referendum presieduto da Gianfranco Borghini. A parte tutte le motivazioni che lo stesso Borghini ha illustrato nell’intervista a Formiche.net, vorrei aggiungere una esperienza personale.

Per ragioni familiari vado spesso in Svezia. L’estate scorsa ero a Stoccolma e sono andato a vedere il quartiere ecologico modello del quale tanto si parla: Hammarby Sjöstad. Era una vecchia area industriale, completamente bonificata eliminando 130 tonnellate di olio e grassi e 180 tonnellate di metalli pesanti, è diventata un “quartiere eco-friendly” con 11 mila unità residenziali e 30 mila abitanti. I rifiuti organici vengono smaltiti e utilizzati come biomasse per produrre elettricità e riscaldamento. Gli altri rifiuti vengono inceneriti, e attraverso questo sistema la produzione di calore copre il 47% del riscaldamento domestico. La fitodepurazione è usata per produrre biogas. Le case hanno tutto quel che serve per consumare meno calore possibile e anche meno acqua. Insomma tutto perfetto.

Ebbene, queste operazioni avvengono in un impianto la cui ciminiera svetta… sull’intero quartiere. Sì, tutti vivono all’ombra del termovalorizzatore. All’amico svedese che mi accompagnava, ho spiegato che nessuno in Italia lo farebbe, anzi da noi non si vogliono nemmeno i termovalorizzatori. Poi gli ho rivolto la candida domanda: “Ma qui la gente non ha paura?”. “No, perché mai? Le autorità hanno detto che l’impianto non inquina e studi scientifici lo hanno dimostrato”. Allora gli ho raccontato la storia di Acerra (che tra l’altro adesso funziona alla grande). Lui mi ha guardato senza dire una parola (in Svezia quando non vogliono dire cose sgradevoli o che possono creare conflitti, preferiscono tacere).

La sera a cena abbiamo parlato dei problemi che turbano i nostri due Paesi, l’immigrazione, la Russia (gli svedesi sono ossessionati, giustamente, dal neozarismo putiniano), la Libia (è questa la nostra ossessione), l’economia. Lui mi ha detto che in effetti il debito italiano è un problema anche per chi come la Svezia sta fuori dall’euro. Io ho replicato che il nostro problema numero uno è che non cresciamo abbastanza da ridurre il debito. E lui, arguto e ironico com’è, mi ha raccontato la parabola di Acerra e quella di Hammarby.

Così, quando ho visto che i nimby (not in my backyard) sono tornati all’attacco e si prepara il referendum sulle trivellazioni in Adriatico, mi è tornato in mente Hammarby e mi son detto: gli svedesi, per i quali l’ecologia è un dogma, non hanno fatto i nimby, non hanno rifiutato un impianto nel loro cortile di casa; hanno accettato il responso delle autorità politiche e degli scienziati. Fino a prova contraria. Lo hanno fatto anche per il ponte sull’Oresund tra Copenaghen e Malmo. Lo hanno fatto con le pale eoliche in mare. E i loro cugini norvegesi? Sono i maggiori produttori europei di gas e petrolio. Sono stupidi, hanno un’innata sindrome suicida? Oppure gli stupidi che si suicidano siamo noi?

Ebbene, francamente non mi va di passare per stupido né tanto meno di togliermi la vita.

Stefano Cingolani

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