Cinema Forza Italia? Gli elementi sul set della telenovela del candidato a Roma ci sarebbero tutti per liquidare così le ultime convulsioni azzurre sulla Capitale. Ma Silvio Berlusconi, sia da Cavaliere in sella sia da ex Cavaliere, si sa che ha sempre fatto della tecnica del tentennamento un suo punto di forza per logorare gli avversari interni ed esterni.
STOP AND GO
Ora però il continuo stop and go rischia di ridurre le vecchie “magie” a una farsa. E però, se si va oltre alle apparenze di quanto è accaduto nelle ultime 36 ore scandite da “Giorgia” (Meloni ndr) sì e poi “Giorgia” no, e ancora forse Alfio Marchini in tandem con Guido Bertolaso e poi (sera di giovedì 21 aprile): Bertolaso non si ritira, una cosa il “vecchio” Cav è riuscito a metterla a segno: l’irritazione dell’arrembante Matteo Salvini, aspirante sostituto di “Silvio” alla guida del centrodestra, costretto a dire che piange il suo telefono, per usare il titolo di una vecchia canzone, a dire insomma che “il telefono è acceso ma lui non chiama”. Non solo: la manifestazione del Pincio dove Giorgia Meloni, da sola con il leader della Lega, ha annunciato la sua discesa in campo, è stata una rappresentazione plastica di come sarebbe il nuovo centrodestra senza i moderati azzurri. Una piccola rivincita del Cav ferito nell’onore dopo lo sgambetto che a Roma i due alleati gli hanno fatto, cassando Bertolaso solo pochi giorni dopo aver detto anche loro sì alla candidatura dell’ex capo della Protezione civile a Roma?
REALTÀ E FINZIONE
Un guizzo del Cav seppur in declino? La storiella del cosiddetto cerchio magico che gli avrebbe impedito di dire sì a “Giorgia”, sconvocando la cena a Palazzo Grazioli di mercoledì 20 aprile, sembra piuttosto una invenzione fatta mettere da lui stesso in giro ad arte per innervosire un po’ i due “ragazzacci”, ai quali fino all’ultimo è chiaro che intende far pesare il suo ruolo di federatore, perché convinto che senza di lui, ancora lui, non saranno mai legittimati un giorno per governare, non Roma, ma il Paese. E, quindi, al di là dei colpi di scena della infinita telenovela, degna di una imitazione dell’ex Trio anni ‘80 Marchesini-Lopez-Solenghi, sembra che dopo avergliela fatta pesare, Berlusconi potrebbe convergere su Meloni, pur tra i tanti mal di pancia degli elettori moderati. Almeno questa resta la speranza dei “nordisti” di FI, al termine del travagliato ufficio di presidenza di giovedì 21 aprile, che ha dato mandato a “Silvio” di decidere per tutti. Perché resta la possibilità che alla fine sarà Giorgia?
GLI ULTIMI SONDAGGI
Perché l’uomo che si è affidato prima di tutti gli altri ai sondaggi, ora ne avrebbe uno in cui la leader di Fratelli d’Italia ha più chance di Roberto Giachetti (candidato del Pd) per arrivare al ballottaggio con il Movimento Cinque Stelle. E se, avrebbe ragionato il Cav, a Milano Forza Italia potesse intestarsi una bella perfomance se non una vittoria di Stefano Parisi (candidato più di Berlusconi che di Salvini, seppur sostenuto da tutto il centrodestra) alla fine a Roma si può cedere a Salvini su Meloni. Berlusconi, seppur in declino, sembra sempre muoversi come un giocatore d’azzardo. Tentennamenti, mosse a sorpresa ma anche realismo e consapevolezza, come confidano alcuni suoi fedelissimi a Formiche.net, del fatto che “al Nord soprattutto per fare le liste alle prossime elezioni politiche (dal momento che Renzi l’Italicum non lo cambierà), dove andiamo, senza Salvini?”.
TORMENTI E SUBBUGLI AZZURRI
Ecco perché Paolo Romani, capogruppo di Fi al Senato, ex fautore del patto del Nazareno, insieme a Giovanni Toti (governatore ligure) si sono scontrati con l’ala dei romani capitanata da Antonio Tajani, vicepresidente al Parlamento europeo, Francesco Giro ma, narrano, anche Maurizio Gasparri che più che Meloni o lo stesso Bertolaso sembra che avrebbero preferito Marchini. Al termine dell’ufficio di presidenza di mercoledì 21, i “nordisti” si sarebbero convinti che alla fine sarà “Giorgia” la candidata unica. E, del resto, le stesse parole con le quali Berlusconi ha aperto il vertice lo farebbero pensare: “Voglio che a Roma e nel resto d’Italia il centrodestra resti unito ed io mi spenderò per questo”. E se non ci dovesse riuscire, Roma sarà considerata una “eccezione”. Bertolaso, poco dopo, in una un po’ surreale conferenza stampa alla Camera ha ribadito che il candidato di Fi resta lui. Ma ha anche aggiunto che Berlusconi ha avuto il mandato a decidere per tutti e se lui dovesse uscire dalla corsa per il Campidoglio, se ne tornerà in Africa. Quanto al futuro della leadership del centrodestra, evidentemente Berlusconi continua a comportarsi in modo tale da far sospettare che lui non sia affatto convinto che Salvini possa prendere il suo scettro. Futuro nel partito della Nazione con Renzi? “Questo è un tema che sarà affrontato dopo, ora tra qualche giorno dobbiamo chiudere le liste per le Amministrative”, confida a Formiche.net un esponente azzurro di rango. Altri colpi di scena sono in programma nella infinita telenovela azzurra. Per ora a Roma ufficialmente resta “Guido”, ma domani potrebbe essere di nuovo“Giorgia”, chissà.