Nessun passo indietro, Alfio Marchini rimarrà in campo fino alle elezioni di giugno. A ritirarsi dalla corsa per il Campidoglio l’imprenditore romano non ci pensa minimamente. Ipotesi che il candidato sindaco e il suo entourage hanno sempre smentito, come è stato ribadito anche oggi pomeriggio nel corso della conferenza di presentazione del programma elettorale. “Mi fa sorridere chi ci chiede di fare un passo indietro come se ci fossimo inventati una candidatura”, ha commentato Marchini: “Il nostro è un movimento che non si esaurirà in breve tempo, il nostro impegno per Roma dura da tre anni e durerà ancora a lungo”.
ALLA RICERCA DI UN PASSERA ROMANO
Non sarà dunque Alfio il Corrado Passera di Roma, nonostante l’invito esplicito arrivatogli in mattinata da Gianfranco Rotondi. “Se Marchini fa come Passera, il centro risorge per miracolo sull’asse Roma-Milano”, aveva scritto in un tweet l’ex ministro di Silvio Berlusconi, impegnato in prima persona nella capitale con una lista civica a supporto di Guido Bertolaso. Non andrà così, però, visto che Marchini ha sottolineato di voler tenere fede al suo impegno di candidarsi. “Non appoggerò chicchessia”, aveva dichiarato in mattinata dalla trasmissione L’Aria che tira di La7.
IN DUE PER IL CENTRODESTRA A ROMA?
Affermazioni che non lasciano spazio a dubbi o interpretazioni, a differenza di quelle di cui lo stesso Marchini si è reso protagonista sugli assetti complessivi del centrodestra romano: “Si rimarrà al massimo in due candidati. Così è e così sarà”. Probabile che l’imprenditore si riferisca a se stesso e alla candidata di Fratelli d’Italia e Lega Nord ,Giorgia Meloni. Quest’ultima è ormai in procinto di annunciare il suo accordo con Francesco Storace, che ha aperto a un soluzione di questo tipo e indicato i 10 punti programmatici su cui costruire l’alleanza. Da Orvieto, ieri il leader de La Destra è stato abbastanza esplicito: “Giorgia, vuoi fare il sindaco? Parliamone. Non chiediamo posti, ma un programma che eviti a Roma l’umiliazione di Pd e 5 Stelle”. Perché lo schema indicato da Marchini vada in porto, è però anche necessario che Bertolaso rinunci e che Forza Italia converga su di lui. Se ne parla da settimane e negli ultimi giorni – nel partito del Cavaliere – il fronte dei favorevoli a una scelta del genere è cresciuto ancora (qui un articolo di Formiche.net sul tema). Tuttavia, l’ex capo della protezione civile anche ieri – ospite di Lucia Annunziata a In mezz’ora – ha smentito con forza qualsiasi possibilità di abbandonare la corsa per Roma.
MARCHINI E IL TOTONOMI
Marchini ha rivendicato di essere stato il primo candidato ad aver presentato il programma: “E’ un piano industriale per dieci anni, su questo vogliamo confrontarci”. Quindi il suo affondo contro il totonomi che nel centrodestra – per l’assenza a tutt’oggi di un quadro chiaro delle candidature in campo – continua ad impazzare sui giornali: “Rischia di diventare il balletto delle vanità e una gara a chi ha l’ego più duro. I nomi sono l’ultimo problema che appassiona i cittadini”. Le novità su come si stanno schierando le varie forze politiche, però, continuano ad arrivare. L’ultima venerdì scorso con la rottura in Area Popolare tra l’Udc, che sostiene il candidato Pd Roberto Giachetti e l’Ncd di Angelino Alfano che invece appoggia Marchini.
LE CRITICHE A VIRGINIA RAGGI
Nel corso della conferenza stampa – durante la quale il coordinatore e capolista della Lista Marchini, Alessandro Onorato, ha illustrato le 101 proposte per Roma – l’imprenditore ha anche polemizzato a distanza con alcuni dei suoi avversari. Duro il commento che ha riservato alla candidata del M5S Virginia Raggi sulla vicenda Acea (per capire di cosa si tratta, leggere qui). “Non studia, si limita a ripetere quello che le dice Casaleggio”, ha sottolineato Marchini, secondo il quale Raggi – invece di dire che, se eletta, cambierà il cda di Acea – dovrebbe invece occuparsi di questioni di merito. “Se avesse studiato, farebbe ad esempio critiche sul piano industriale”, l’ha rintuzzata ancora l’imprenditore.
LE OLIMPIADI SECONDO MARCHINI
Marchini si è poi dichiarato favorevole alla candidatura olimpica di Roma per il 2024 ma ha contestato l’iter che ha portato alla scelta. “Il progetto nasce con un vizio d’origine”, ha spiegato l’imprenditore, per il quale una scelta importante come la decisione di ospitare i Giochi Olimpici non dovrebbe prescindere dal voto del consiglio comunale: “Che si chiudano tre persone in una stanza e decidano non mi sembra una cosa democratica”. Il suo sostengo, però, non è in discussione, anche se Alfio ha fatto presente come “non si debba aspettare i grandi eventi per rimettere il tema dello sviluppo al centro dell’agenda della città”.