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Ecco come Confindustria di Boccia sbuffa contro Bruxelles sul Mes alla Cina

Mes

Limitare i danni. E’ questo l’obiettivo che si pone Confindustria per la concessione alla Cina dello status di economia di mercato (Mes, ovvero Market economy status), come si evince da un documento tecnico che circola nella confederazione di viale dell’Astronomia.

LE PAROLE DI BOCCIA

La confederazione degli industriali ora presieduta da Vincenzo Boccia in questi giorni ha inviato a tutte le federazioni le istruzioni su come partecipare alla consultazione avviata dalla Commissione europea che scade il 20 aprile. Il dossier Mes era stato citato da Boccia nel corso della presentazione del suo programma nel corso del consiglio generale di Confindustria il 17 marzo: “Un ruolo chiave lo giocano le politiche commerciali. Per questo dobbiamo essere ancora più presenti ed efficaci là dove si decide, a partire dall’Europa. TTIP e MES Cina sono due dossier sui quali si gioca un bel pezzo di futuro dell’industria europea”, aveva detto.

IL DOCUMENTO INTERNO

L’oggetto della consultazione, sottolineano i tecnici dell’associazione di viale dell’Astronomia, sono i “possibili cambiamenti nella metodologia di calcolo del dumping”. L’impostazione della consultazione predisposta da Bruxelles ha deluso gli industriali italiani: “La struttura di tale questionario appare fortemente discutibile”, è scritto nel documento messo a punto da viale dell’Astronomia e inviato in questi giorni alle federazioni.

LE CRITICHE DELLA CONFEDERAZIONE

“La nostra opinione – si legge sempre nel rapporto della confederazione a proposito del questionario della Commissione – è che esso orienti le risposte verso conclusioni parziali e predeterminate, che non considerano tutte le opzioni a disposizione, volgendo a corroborare soltanto quelle già identificate, sulla cui efficacia, pesano peraltro dubbi e condizionalità” Siccome – è scritto – appare “difficile fare sì che esso venga ritirato e riformulato”, “è necessario individuare uno schema per fornire le risposte più coerenti con la nostra posizione in una logica, per lo più, di “limitazione dei danni””.

IL GIUDIZIO POLITICO

I rilievi di natura tecnica di queste ore sono il frutto anche di un giudizio “politico” espresso pubblicamente dalla confederazione alla fine dello scorso anno. Ecco uno dei passaggi clou di quanto mise per iscritto l’ex presidente Giorgio Squinzi e tutto il vertice di Confindustria: “Questa concessione (Mes alla Cina, ndr) costituirebbe un’autentica abiura da parte della Ue ai principi del libero mercato e avrebbe un impatto devastante sulla nostra industria e sul made in Italy. Con questo riconoscimento la concorrenza cinese, per molti aspetti già sleale, sarebbe ancora più favorita, con enormi vantaggi in termini di costi dell’energia, del lavoro e del rispetto delle norme ambientali”

I TIMORI DEGLI INDUSTRIALI

Le critiche più serrate che ora arrivano dagli industriali europei? Le Confindustrie del Vecchio continente chiedono, nell’ambito della consultazione della Commissione Ue, “un’accurata analisi di impatto economico sui possibili effetti della concessione del MES alla Cina. Nondimeno, il questionario viene somministrato prima di disporre di tale analisi, e di poterla commentare per intero”. Da qui il giudizio netto: “Scelta a nostro avviso illogica e contraria all’approccio di “better regulation”, ma soprattutto, con essa si privano gli stakeholders industriali del principale elemento di valutazione. Su questo terreno l’operato della Commissione appare particolarmente incerto”.

LA LINEA D’AZIONE

Conclusione del report confindustriale: “L’impianto complessivo dell’analisi appare quindi viziato alla base. Di conseguenza, anche il questionario, che ne è derivazione diretta, sconta le medesime incongruenze e criticità. In particolare, la parte dedicata alla seconda opzione descritta nell’IIA, sulla quale la Commissione cerca chiaramente di ottenere il consenso, considera degli strumenti correttivi (“mitigations”) di dubbia o solo parziale efficacia, sulla quale, come si è detto, non è ancora disponibile alcun dato analitico ufficiale”.

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