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Ecco la bizzarra filosofia politica di Piercamillo Davigo

Piercamillo Davigo

Il kombinat mediatico-giudiziario ha riscritto, in via di fatto, il comma 2 dell’articolo 27 della Costituzione. Ora si interpreta così: “L’imputato non è considerato innocente sino all’assoluzione definitiva’’.

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“Se le persone coinvolte in base a prove e indizi che dovrebbero indurre la politica e le istituzioni a rimuoverle in base a un giudizio non penale, ma morale o di opportunità, vengono lasciate o ricandidate o rinominate, è inevitabile che i processi abbiano effetti politici’’. Sono parole di Piercamillo Davigo, neo presidente della ANM, secondo il quale ‘’la presunzione di innocenza è un fatto interno al processo, non c’entra nulla coi rapporti sociali e politici’’. Proviamo a rendere operativa questa (singolare?) filosofia del diritto. Una personalità politica viene indagata (ovviamente per un fatto di rilievo penale); tocca al suo partito o alle istituzioni decidere se deve dimettersi (sulla base di una valutazione morale o di opportunità). Bene. Il partito sceglie la linea della rimozione. Alla fine, nel processo penale, i fatti contestati risultano insussistenti. Qual è il risultato? Peggio per il malcapitato: la presunzione di innocenza è “un fatto interno al processo’’. La “vera’’ colpevolezza è già stata accertata, dunque, al momento dell’avviso di garanzia e della pubblicazione delle intercettazioni? Che cosa c’è di più certo di qualche frase smozzicata detta al telefono ed inserita, negli atti giudiziari, a conferma di un’ampia ricostruzione “stile teorema’’?

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Prendiamo il caso dell’infermiera di Livorno (ne omettiamo il nome che è già stato fatto tante volte a sproposito) arrestata con l’accusa di aver ucciso ben 13 pazienti. Il Tribunale del riesame ne ha deciso la scarcerazione dopo una ventina di giorni di detenzione (e di massacro mass-mediatico). La direzione dell’Ospedale è autorizzata a prendere in considerazione “l’opportunità’’ di un licenziamento perché sulla dipendente rimane l’ombra di un sospetto che potrebbe creare problemi al buon funzionamento della struttura?

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Matteo Renzi ha affermato, in Senato, che “negli ultimi venticinque anni si è aperta una pagina di autentica barbarie legata al giustizialismo’’. Siamo nel 2016. Se andiamo indietro di un quarto di secolo arriviamo di arriva a coprire anche gli anni di Tangentopoli. Le parole del premier non possono ripristinare la giustizia violata in tanti casi, ma almeno tentano di ristabilire un po’ di verità storica.



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