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Eni, vendere o non vendere Versalis al fondo Sk Capital?

Meglio una soluzione italiana che una vendita a un piccolo fondo straniero. È questa la conclusione di Leonardo Maugeri, direttore Strategie e Sviluppo di Eni dal 1994 al 2011, ora analista specializzato nel mercato energetico e docente dell’università di Harvard, contenuta in un’analisi pubblicata questa mattina dal supplemento Affari & Finanza del quotidiano Repubblica su Versalis, la società della chimica che il gruppo presieduto da Emma Marcegaglia e guidato dall’ad Claudio Descalzi si avvia a vendere, come ha spiegato il vertice del Cane a sei zampe in una recente riunione al ministero dello Sviluppo economico.

LE IPOTESI

Nella sua analisi Maugeri riporta alcuni interrogativi e preoccupazioni che circolano tra gli addetti ai lavori sull’imminente dismissione di Versalis: “Per molti Eni dovrebbe rinunciare all’operazione e impegnarsi essa stessa nel rilancio della chimica, evitando di cederla a un soggetto finanziario straniero piccolo e senza una storia di grandi operazioni alle spalle”, si legge su Affari & Finanza. Ma c’è una seconda ipotesi: “Per altri, la vendita a un soggetto apparentemente interessato a occuparsi davvero di chimica è di per sé una buona cosa, indipendentemente dalla nazionalità e dalle dimensioni del soggetto stesso. Per altri ancora l’Eni dovrebbe impegnarsi nella ricerca di acquirenti con le spalle più larghe”, ha scritto l’ex top manager dell’Eni.

NO AL PICCOLO FONDO

Per Maugeri una cosa è certa: “Tendo a pensare che essa (Versalis, ndr) rappresenti una proposizione impossibile per un piccolo fondo semisconosciuto, con pochissime persone e mezzi finanziari, senza una tradizione di grandi e importanti operazioni industriali alle spalle. Qualunque sia la sua nazionalità”, ha affermato l’analista riferendosi evidentemente alle ipotesi circolanti sulla possibile vendita della quota di maggioranza di Versalis al fondo americano Sk Capital.

SOLUZIONE ITALIANA?

La soluzione sarebbe infatti un’altra: “La porta è strettissima, ma credo (e ho sentore) che ci siano ancora soggetti nazionali in grado di gettarsi in questa missione”, ha commentato l’esperto.

SFIDE

Ricostruire una chimica di valore nel nostro paese è difficile, ma non impossibile: “Pensare di ricostruire una chimica italiana di grande valore mondiale partendo da quello che rimane oggi nell’Eni è quindi difficile, ma possibile”, ha commentato l’ex dirigente del gruppo petrolifero.

GLI INGREDIENTI

Ma per pensare ad un futuro di successo nella chimica italiana, secondo Maugeri, occorre grande realismo, e soprattutto zero improvvisazione. E una serie di ingredienti: “Occorrono conoscenza adeguata delle specificità spesso assai singolari del sistema italiano e visione strategica globale, fede nell’innovazione continua, grande conoscenza di processi e impianti industriali complessi. Occorrono, soprattutto, una passione e un’anima imprenditoriali già declinati in un record comprovato di salvataggi quasi impossibili di realtà industriali che sembravano prossime al capolinea”, ha spiegato Maugeri.

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