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Ecco il piano B della Cia per la Siria

Se i negoziati ripartiti ieri a Ginevra per trovare una soluzione politica alla guerra dovessero saltare, e se i i russi dovessero aumentare di nuovo il loro sostegno al regime siriano di Bashar el Assad, e dunque se la tregua dovesse finire (e siamo già su quella strada), la Cia ha già pronto un “piano B” scrive in un articolo il Wall Street Journal.

Il piano consiste nella fornitura di armi più sofisticate a fazioni qualificate dei ribelli siriani, consentendo loro di ottenere anche i Manpads contraerei, che ridurrebbero il gap con le forze lealiste. Funzionari della Difesa americana hanno raccontato al giornale che l’intelligence americana avrebbe già studiato ogni dettaglio – armi specifiche, vie per i passaggi, le istruzioni da affidare ai destinatari – insieme agli alleati regionali (Turchia, Arabia Saudita, e altri paesi del Golfo) durante una riunione finora segreta, svoltasi alla fine di febbraio.

La fornitura di missili terra-aria alle opposizioni combattenti è in discussione più o meno dal 2012, quando l’allora segretario di Stato Hillary Clinton e i vertici del Pentagono (Leon Panetta) e della Cia (David Petraeus) spingevano la Casa Bianca per prendere la decisione: ma Barack Obama, nonostante le continue (e continuate successivamente) pressioni anche dei partner regionali, s’è sempre rifiuto per la paura che quelle armi potessero finire in mano a gruppi jihadisti ed essere magari utilizzate per compiere un attentato. Per questo si sarebbero pensati sistemi di controllo, come sensori Gps o impronte digitali, come quelli visti nei sistemi anticarro Tow, già forniti da un programma Cia ad alcuni gruppi ribelli. Ciò nonostante il presidente non si sente ancora sicuro.

È da febbraio che il WSJ ha informazioni del genere, che riguardano le pressioni per l’attuazione del cosiddetto “piano B”: in quel caso si sottolineavano le pressioni subite da Obama da parte delle controparti regionali, che volevano contrastare il forte impatto avuto sul conflitto dall’intervento russo al fianco del regime.

Tutto assume una china rischiosa, proprio se si pensa che quelle armi fornite dagli Stati Uniti potrebbero essere usate dalle formazioni ribelli per colpire velivoli russi: se un elicottero come l’Havoc precipitato due giorni fa venisse abbattuto da un missile americano sparato da una fazione sul campo, quali sarebbero le conseguenze? Resta comunque che questo “piano B” è un messaggio alla Russia: Washington alza il livello della posta, e in questo braccio di ferro complesso, praticamente minaccia di mettere in pericolo i piloti della RuAF se Mosca non si comporterà da “honest broker” al tavolo negoziale. Un avviso anche davanti alle dichiarazioni del regime siriano, che tre giorni ha dato per imminente l’inizio di una grande operazione coperta dai russi, per riprendere il controllo di Aleppo.

Intanto, dal campo: è probabile che una piccola quantità di Manpads antiaerei siano già arrivati in mano alle fazioni ribelli attraverso canali illegali. Lo dimostrano gli abbattimenti di due jet siriani avvenuti nel giro delle ultime tre settimane: uno di questi è stato colpito ad El Eis (foto dal posto), cittadina a sudovest di Aleppo, dove i lealisti appoggiati dai caccia russi stanno contrastando un’offensiva lanciata dai ribelli moderati e dalla qaedista al Nusra.


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