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Ma che razza di reato è il traffico di influenze?

Lavoro cassimatis, GIULIANO CAZZOLA

Non ci furono “traffici di influenze’’ quando nella notte del 17 ottobre 2014 venne dichiarato inammissibile l’emendamento “Tempa rossa’’ in sede di Commissione Ambiente della Camera? E neppure telefonate compiaciute che se ne attribuivano il merito?

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Assumendosi la responsabilità dell’emendamento contestato nell’affaire Tempa rossa e difendendone l’importanza, Matteo Renzi ha dimostrato di essere un leader coraggioso, consapevole, soprattutto, che nell’operazione in corso il “traffico di influenze’’ è solo un pretesto (il solito  passepartout) per mandare a gambe all’aria un investimento energetico in grado di cambiare le prospettive economiche della Basilicata e dell’intero Mezzogiorno.

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Nel caso Guidi, come in altri precedenti (dal regalo di un orologio in occasione della laurea del figlio di Maurizio Lupi si arrivò a denunciare, col solito concorso mediatico, una “rete di malaffare’’ che coinvolgeva tutte le opere pubbliche in esecuzione, salvo poi dover prosciogliere, per la quindicesima volta, dalle accuse quell’Ercole Incalza presentato come il Grande Tessitore del “sistema’’ di favori e tangenti) nel mirino non c’è la corruzione (che ormai viene data per scontata e presunta, tanto che l’onere della prova è ormai invertito a carico degli accusati) ma lo sviluppo e il lavoro.

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L’Ilva era un grande stabilimento che assicurava profitti e occupazione e che forniva gran parte dell’acciaio occorrente al sistema produttivo italiano. Dal 2012 ad oggi ha accumulato 3 miliardi di euro di perdite. Nel solo 2015 sono andati in fumo di 2,5 milioni al giorno. Giustizia è fatta!?

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In morte di Fabrizio Forquet

“Gli uomini vanno e vengono; tutte le cose restano in Dio’’. (W.B. Yeats)

 

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