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Referendum No Triv, Corrado Passera fa il pesce in barile

Forse il popolo no Triv non arriverà a considerarlo un intruso ma quantomeno sarà rimasto sorpreso dalla notizia. Tra i fautori del sì al referendum del 17 aprile compare anche il nome di un insospettabile: Corrado Passera, ex banchiere ed ex ministro dello Sviluppo Economico del governo di Mario Monti.

SI, O FORSE SI

Che poi il suo non è che sia un sì così convinto, tutto sommato. La posizione di Italia Unica – il partito che Passera ha fondato e con il quale si candida oggi a guidare Milano (qui l’articolo di Formiche.net con tutte le sue aspirazioni da sindaco) – appare complessa, per non dire un po’ cerchiobottista. Ideologicamente a favore del sì, recita il documento approvato ieri dal Comitato esecutivo del partito. Ma con un se di cui tenere conto…

FORSE NO

Consapevoli che l’estensione delle concessioni nell’adriatico “potrebbe comportare proventi e occupazione importanti per le comunità” del territorio, i vertici di Italia Unica hanno anche promosso l’ipotesi B: recarsi alla urne e votare no al referendum. “Giusto sentirsi liberi di scegliere secondo le proprie valutazioni”, recita ancora il documento. Quello che invece non è giusto – secondo gli uomini di Passera – è disertare i seggi: “L’unico no netto è all’estensione” ha affermato il Comitato esecutivo del partito.

CERTAMENTE NO

Certamente no, dunque, alla teoria dell’astensione, che pure in molti hanno già annunciato di voler praticare. “Posizione costituzionalmente sacrosanta”, l’ha definita lunedì scorso Matteo Renzi durante la direzione nazionale del Partito Democratico (qui l’approfondimento sul tema di Formiche.net). Ed è anche – o soprattutto – in chiave antigovernativa che si può leggere e spiegare il perché Passera abbia deciso di schierarsi per il voto.

PASSERA, RENZI E I NO TRIV

Sarà forse anche una coincidenza ma è un fatto che il documento a favore dei no Triv e anti-astensione sia stato varato da Italia Unica il giorno dopo l’intervento di Renzi in direzione Pd. Le ultime righe sono abbastanza esplicite in questo senso: il governo – è scritto – “punta sfacciatamente al fallimento del referendum, sia attraverso il mancato accorpamento con la prossima scadenza delle amministrative che con il tentativo di oscurare il dibattito intorno all’argomento”. A ribadire – ancora una volta – quanto Passera si senta alternativo all’attuale presidente del Consiglio. Un dato molto più noto della sua nuova ed inaspettata posizione su petrolio, trivelle e multinazionali.



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