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Ecco il vero errore di Federico Pizzarotti nella litigata con Luigi Di Maio

Luigi Di Maio

Il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, capostipite dei primi cittadini pentastellati, espulso dal Movimento 5 Stelle dopo aver ricevuto un avviso di garanzia e non essere riuscito a confrontarsi (afferma e sostiene lui, con la sua documentazione) con nessuno del direttorio e neppure con il suo capo, anzi garante, Beppe Grillo, ha legittime ragioni politiche e personali per protestare. Come scrive l’editorialista Francesco Damato, maestro di giornalismo, nei suoi “Graffi” su Formiche.net, la decisione dello staff pentastellato rischia di rivelarsi un boomerang. Detto questo, la cronista ha fatto un balzo dalla sedia quando venerdì 13 maggio, le sono apparsi in tv su la “La 7”, a “Bersaglio mobile” di Enrico Mentana, tutti i messaggi privati via Watshapp che il sindaco ha inviato in questi mesi a “Roberto” (Fico, ndr) e “Luigi” (Di Maio, ndr), big del direttorio. E “Roberto” qui e “Luigi” di là. Il tutto sbattuto – e non per colpa di Mentana, che fa bene il suo mestiere – in prima pagina, come si diceva una volta. Del resto quei messaggi, che dimostrerebbero di essere stati spediti come in una bottiglia nel mare, erano già stati pubblicati da Pizzarotti su Facebook. E così, una parte della serata in tv, parafrasando al contrario Peppino di Capri, è suonata alla cronista anche come una sorta di “Roberto” (il più citato) e “Luigi”, non m’avete saputo amar.

Per carità, le richieste del sindaco Pizzarotti erano scritte con grande garbo e gentilezza. E pongono ora una domanda centrale sull’identità, il confronto democratico e il futuro del Cinque Stelle. Soprattutto sul loro garantismo interno ed esterno. Tema centrale per la politica italiana, visto il rispetto che si deve a una forza che ha conquistato così tanti consensi. Ma il sindaco di Parma – e sia detto con il massimo rispetto soprattutto per il suo ruolo istituzionale – dopo essersi appellato a ragioni di democrazia e garantismo, perché ha sbattuto in prima pagina messaggi privati seppur di natura politica, coinvolgendo così anche i destinatari e le loro mancate risposte?

Comprendiamo la sua legittima amarezza anche sul piano umano, ma non sarebbe stato meglio fare una anche durissima dichiarazione pubblica che andava alla sostanza del problema? Insomma, non sarebbe stato meglio procedere solo secondo gli schemi della politica, come si faceva nella tanto dileggiata Prima Repubblica, anche se, per carità, non priva di pecche?

Pizzarotti dice di essere contro “le spettacolarizzazioni”. Viviamo in tempi di intercettazioni e sms sbattuti in prima pagina, che coinvolgono anche la vita intima dei singoli, rovinandogliela. Il sindaco di Parma questo non l’ha fatto, ha solo reso di dominio pubblico messaggi di natura politica. Ma sempre privati. Con il rischio di diventare anche lui, indagato e sospeso, ovvero prossimo all’espulsione, a sua volta poco garantista con i singoli del suo ormai ex Movimento. E rendere ancora una volta anche i messaggi privati (seppur politici) arma al centro dello scontro politico.

Paola Sacchi



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