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Il Movimento 5 Stelle vota No ma tifa in segreto Sì al referendum sulla Costituzione?

Beppe Grillo e Luigi Di Maio

L’ha scritto Roberto D’Alimonte sul Sole 24 Ore domenica scorsa. E poi l’ha ribadito anche Francesco Verderami sul Corriere della Sera. Al Movimento Cinque Stelle converrebbe schierarsi per il Sì al referendum costituzionale di ottobre.

IL NODO DEL CONTENDERE

Se dovesse vincere il No, alle prossime elezioni si voterebbe con l’Italicum – sistema supermaggioritario – alla Camera e il Consultellum – proporzionale con sbarramento – al Senato. Di fatto il Paese sarebbe ingovernabile, dicono molti osservatori politici. Il tutto a scapito di chi verrebbe invece favorito dall’Italicum, che prevede il premio di maggioranza alla lista. Ovvero il Pd e il Movimento Cinque Stelle, appunto.

LO SCENARIO DI D’ALIMONTE

Per questo, secondo questa interpretazione, l’unica speranza per i grillini di arrivare al governo del Paese è che l’Italicum sopravviva e che la riforma costituzionale, senza più il Senato elettivo, vada in porto. “Se l’M5S intende davvero porsi l’obbiettivo di governare in Italia, l’Italicum è lo strumento migliore per farlo. Senza ombra di dubbio è il sistema elettorale che gli dà la migliore possibilità di vincere facendo un governo senza alleanze scomode o improbabili”, ha scritto D’Alimonte. Qualsiasi altro sistema, infatti, obbligherebbe il Movimento Cinque Stelle o nell’impresa impossibile di raggiungere la maggioranza più uno degli elettori oppure ad allearsi con qualche altra forza politica. Il problema ai vertici del movimento, come racconta anche Verderami sul Corriere, se lo stanno ponendo. Di Maio in primis. “Se vince il no al voto di ottobre il prezzo più alto lo pagano i grillini”, ha scritto il giornalista del quotidiano diretto da Luciano Fontana. Che fare?

LA VERSIONE DEL GRILLINO TONINELLI

Dato che proprio i grillini sono la forza politica più anti-renziana, è difficile immaginare un loro disimpegno dalla campagna in favore del No. Anche perché rischierebbero di deludere il loro elettorato e perdere voti. Dovranno, in qualche modo, sostenere le ragioni del No sperando che vinca il Sì. Ufficialmente, però, i grillini smentiscono. “Quella di D’Alimonte è la classica polpetta avvelenata. L’Italicum è stato scritto proprio per farci perdere, perché obbliga gli altri partiti a unirsi in un unico listone, sommando i loro voti, mentre noi non ci fondiamo con nessuno”, osserva il deputato Danilo Toninelli. “Inoltre – aggiunge – ponendo il caso di ottenere la maggioranza alla Camera, se vince il Sì noi avremmo una minima rappresentanza al Senato, di non più di cinque senatori. Come faremmo a governare in una situazione simile?”. Insomma, i grillini respingono al mittente la suggestione di D’Alimonte, ma spiegano anche che non parteciperanno ai comitati per il No. “Siamo già noi un comitato per il No vivente, faremo campagna referendaria sotto le nostre bandiere, non sotto quelle di altri”, conclude Toninelli.

L’ANALISI DEL PROF GIANNULI

In disaccordo con D’Alimonte anche il politologo Aldo Giannuli, intellettuale apprezzato dal Movimento e firma del blog di Beppe Grillo: “Come ben sapevano i partiti della Prima Repubblica, una legge elettorale deve essere il più neutrale possibile – dice Giannuli a Formiche.net – Aver fatto leggi elettorali cucite addosso ai partiti è stato uno degli errori fondamentali delle forze politiche nella Seconda Repubblica. Perché un sistema elettorale che ti favorisce oggi ti può poi sfavorire domani. Non è detto che in futuro l’M5S sia contro le coalizioni. Per questo bisogna fare politica senza pensare troppo a come si vota”, spiega Giannuli.

I DUBBI

Detto questo, però, il problema esiste e in qualche vertice grillino se n’è anche discusso. Ma la linea, da parte loro, non può rimanere che quella di una campagna per il No al referendum. Anche contro il loro stesso interesse.


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