Le parole del nuovo presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Piercamillo Davigo al Corriere della Sera, i rapporti tra politica e magistratura, le linee guida da seguire per riformare la giustizia. Non ha tradito le attese il magistrato – oggi procuratore aggiunto di Venezia – Carlo Nordio, che ieri è stato ospite di Roma InConTra, l’appuntamento settimanale organizzato da Enrico Cisnetto al Palazzo Santa Chiara nel centro della Capitale. Per completare la riforma della giustizia – ha consigliato tra l’altro Nordio – occorre l’eliminazione dell’obbligatorietà dell’azione penale e la separazione delle carriere di giudice e di pubblico ministero. Ecco il Nordio-pensiero dispensato ieri sera a Roma.
BRIVIDI PER DAVIGO
“Quando ho letto le dichiarazioni di Davigo mi sono venuti i brividi“, ha detto Cisnetto nel corso dell’intervista. “Anche a me“, gli ha fatto eco Nordio, oggi titolare dell’inchiesta sul Mose di Venezia e in passato protagonista della cosiddetta Tangentopoli veneta con l’indagine sulle cooperative rosse. Secondo il magistrato, quella del neo presidente dell’ANM “è stata un’uscita infelice“. “Dopo ha chiarito ma non poteva non farlo“, ha poi aggiunto. Per Nordio quanto affermato da Davigo sulla corruzione in politica equivale a “dire che la magistratura è fatta di incapaci perché le nostre sentenze poi vengono modificate o annullate nei successivi gradi di giudizio“. Valutazione positiva, invece, sulla reazione – per così dire, low profile – da parte della politica: “Oggi di tutto c’è bisogno salvo che di un nuovo scontro tra magistratura e politica“, ha detto il magistrato veneziano.
QUESTA NON E’ TANGENTOPOLI
Nordio è convinto che l’attuale fase dei rapporti tra politica e magistratura non preluda al ritorno di una stagione come quella di Tangentopoli. “Il clima del 1993 non è più ripetibile“. Sicurezza derivante dalla radicale trasformazione che da allora ha attraversato il sistema politico italiano, anche con riferimento ai mutati assetti internazionali: “Prima la democrazia era ingessata perché c’era un partito – il Pci – che non poteva subentrare agli altri nel governo. E alla fine i partiti si sono dissolti sotto i colpi delle inchieste giudiziarie. Oggi non è più così: vi è ricambio dei politici e delle maggioranze parlamentari“.
I RAPPORTI POLITICA – MAGISTRATURA
Dunque, un nuovo scontro di quella portata tra magistratura e politica, secondo Nordio, è allo stato attuale difficile da ipotizzare. I rischi in tal senso, però, non mancano, al pari delle turbolenze che si registrano quasi quotidianamente. Per ridurne l’impatto, Nordio non ha dubbi nel ritenere che anche i partiti debbano fare la loro parte senza nascondersi dietro le decisioni delle procure e dei tribunali: “Spesso è la politica che fa un passo indietro e si dimostra subalterna rispetto alla magistratura“. Da questo punto di vista, Nordio ha citato – a titolo di esempio – quanto accade di regola alla notizia di un avviso di garanzia: “Quando un politico viene iscritto nel registro degli indagati, chiedergli di non candidarsi o di dimettersi è una follia“, ha osservato il magistrato, che non ha esitato a definire questo costume “una perversione“. Prassi, però, da ascrivere direttamente alla politica e non alla magistratura, visto che – ha rilevato ancora Nordio – sono i partiti stessi a invocare un passo indietro da parte dell’indagato per attaccare ed indebolire gli avversari di turno.
I MAGISTRATI IN POLITICA
Ma perché la stima generale nei confronti dei magistrati si sia ridotta negli ultimi vent’anni? Risposta di Nordio: “Troppo spesso si sono presentati in politica“, ha detto, sottolineando come ciò si sia verificato soprattutto per i magistrati divenuti famosi grazie ad inchieste ad alto connotato politico. “Secondo me non dovrebbero mai fare politica né quando sono in servizio né dopo la pensione”, ha aggiunto.
GLI ERRORI DELLA GIUSTIZIA
Ogni anno in Italia vengono arrestate settemila persone poi giudicate innocenti. Sbagli pesantissimi anche sotto il profilo economico considerato che dal 1992 ad oggi gli errori ci sono costati 630 milioni di euro di indennizzi per ingiusta detenzione (a tal proposito si segnala questo articolo pubblicato da La Stampa). “Numeri in linea con quanto accade nel resto del mondo perchè l’amministrazione della giustizia è sua per natura suscettibile di errori“, ha commentato Nordio, secondo il quale, tuttavia, “ciò non può essere un alibi o una scusa“. Il procuratore aggiunto di Venezia riconosce che la custodia cautelare spesso non sia “utilizzata secondo l’opportunità e la necessità” e – per cambiare le cose – propone che la decisione in tal senso diventi appannaggio di un organo collegiale. Attualmente, infatti, il sistema è congegnato in modo che la custodia cautelare venga disposta su richiesta di una persona singola – il pubblico ministero – e per decisione di un’altra persona singola, il giudice per le indagini preliminari. Solo in un secondo momento – di fronte all’impugnazione – sulla misura viene chiamato a pronunciarsi un organo collegiale come il Tribunale del riesame. Secondo Nordio, “applicare la carcerazione preventiva su decisione di un organo collegiale” ridurrebbe, dunque, gli errori e le forzature.
IL SISTEMA ACCUSATORIO ITALIANO
Nel corso dell’intervista, Nordio ha poi indicato i possibili correttivi da introdurre alla disciplina della giustizia penale in Italia. Sotto tal profilo il magistrato si è detto favorevole all’eliminazione dell’obbligatorietà dell’azione penale e alla separazione delle carriere di giudice e di pubblico ministero. Modifiche – ha detto Nordio – che dovrebbero essere varate per completare la riforma del processo penale italiano. Con l’attuale codice di procedura penale – datato 1988 – l’Italia ha infatti optato per il sistema accusatorio di derivazione anglosassone. Tuttavia – ha evidenziato ancora Nordio – “nei Paesi che adottano il nostro stesso sistema vigono sia la discrezionalità dell’azione penale sia la separazione delle carriere“.
PRESCRIZIONE E INTERCETTAZIONI
Le possibili riforme di cui oggi si parla con maggiore insistenza riguardano la prescrizione e le intercettazioni. Nordio ritiene che così com’è disciplinata oggi la prescrizione non funzioni, visto che molti reati finiscono con l’estinguersi troppo presto. La soluzione non può però consistere nel suo allungamento: “Sarebbe un follia. La prescrizione è prevista a tutela dei cittadini, per garantire la ragionevole durata del processo“. E allora – data la necessità di riformarla ma di non allungarla – quale soluzione bisognerebbe adottare? Secondo Nordio, bisognerebbe far partire i termini della prescrizione non dal momento della commissione del reato bensì da quando la persona è stata sottoposta alle indagini. Quanto alle intercettazioni, il procuratore aggiunto di Venezia afferma che bisognerebbe evitare di inserirle nel fascicolo giudiziario: “Devono essere utilizzate solo come intercettazioni preventive, con una funzione di impulso alle indagini ma senza che siano sostitutive delle prove“. In questo modo – ha concluso Nordio – si eviterebbe anche di farle finire sui giornali.
IL LIBRO
Durante la chiacchierata, Nordio ha anche parlato del suo ultimo libro Overlord (edito da Mondadori), un romanzo storico ambientato nel 1944 ai tempi dell’invasione alleata dell’Europa allora dominata dai nazisti. Pagine che il magistrato ha dedicato all’ex Primo Ministro inglese Winston Churchill. “E’ stato l’artefice morale della vittoria nella seconda guerra mondiale“, ha spiegato Nordio, che ha aggiunto: “Se non ci fosse stato lui, oggi saremmo tutti sotto il nazismo di Hitler o il comunismo di Stalin. Da buon liberale non posso che essergliene grato“.