A concludere la prima Conferenza Ministeriale Italia-Africa, ospitata ieri dal Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, è stato il presidente del Consiglio Matteo Renzi, l’ultimo a prendere la parola, durante il discorso di chiusura, dopo l’intervento del Presidente della Commissione dell’Unione Africana Nkosazana Dlamini-Zuma.
GLI OBIETTIVI DELLA MINISTERIALE
“Credo che la franchezza con cui oggi ci siamo parlati […] sia positiva”. Così ha esordito Matteo Renzi, fiducioso che il primo passo compiuto ieri, con l’inaugurazione della Conferenza Ministeriale, costituisca solo l’inizio di un lungo e proficuo percorso nelle relazioni Italia-Africa. La Conferenza è nata dalla volontà di consolidare un rapporto di mutua amicizia tra due Paesi, non solo vicini geograficamente, ma i cui trascorsi storici si sono più volte intrecciati: “L’Italia non ha nostalgia del passato, ma del futuro […] perché vede un futuro in cui l’Africa è la più grande opportunità di cui l’Europa dispone, e non la più grande minaccia, come pensano alcune potenze demagoghe e qualunquiste in Europa”, ha affermato il primo ministro.
IL RUOLO DELLA NUOVA COOPERAZIONE
Renzi, poi, ci ha tenuto a precisare che la volontà di rafforzare la cooperazione tra il nostro Paese e l’Africa non è alimentata da mere motivazioni di carattere etico, bensì dalla reciproca utilità che da tale collavorazione i due Paesi possono trarre. Allo stesso tempo, però, sarebbe un errore credere che “l’Italia tenga ai rapporti con l’Africa solo per risolvere i problemi che ha in casa propria per via dei massicci flussi migratori, molto dei quali provenienti dall’Africa”, ha precisato Renzi nelle battute finali del suo intervento. Le stesse in cui il presidente ha chiesto al giovane continente una sincera amicizia, “un valore in cui crediamo profondamente, perché costitutivo della nostra società”, ha proseguito.
CRESCITA ECONOMICA E IMMIGRAZIONE
Dopo aver messo in chiaro che l’Italia non può lasciarsi scappare l’opportunità di lavorare a stretto contatto con quello che si prospetta essere il più giovane dei continenti – demograficamente parlando – il presidente del Consiglio ne ha spiegato le motivazioni e nel farlo non sono mancate le critiche nei confronti dell’Unione europea. Prima ha contestato l’Unione per “aver girato la testa dall’altra parte”, quando si è trattato di fornire all’Africa quegli strumenti finanziari necessari per stimolare la crescita economica del continente, e di cui anche l’Europa avrebbe beneficiato, poi ha indicato la formula per rinnovare le relazioni finora instaurate con l’Africa: “Dobbiamo cambiare l’agenda economica europea in Africa […] e dobbiamo cambiare l’agenda secondo cui gestiamo il fenomeno dell’immigrazione”.
LA SFIDA DELL’AGROALIMENTARE
Sul primo punto, Renzi ha proposto di investire di più, in un continente giovane demograficamente e potenzialmente ricco di materie prime, per cui l’Italia potrebbe fare da mentore in settori cardini dell’economia locale, quale quello agro-alimentare. Maggiori investimenti anche nel settore delle infrastrutture, di cui l’Africa necessita, e in cui l’Italia ha una solida conoscenza, nota anche all’estero – chiaro il riferimento all’impegno del gruppo Trevi, impegnato in Iraq nella riparazione della diga di Mosul (qui il pezzo di Formiche.net).
INTERVENTI STRATEGICI
Sul secondo punto, invece, data l’esperienza maturata dall’Italia, che a oggi ha fatto molto nell’arginare la crisi migranti, Renzi ha proposto di “adottare uno sguardo strategico, in sostituzione di interventi spot e individuali”. Opinione, questa, emersa anche durante il panel pomeridiano dedicato alla sostenibilità del fenomeno migratorio, come riportato da Daniel Bach – direttore del Dipartimento di Ricerca Cnrs di Sciences Po – incaricato di sintetizzare quanto emerso in sede di discussione: “a un’emergenza immediata è necessario rispondere con soluzioni strutturali e di lungo periodo; da qui l’esigenza di trovare delle strategie comuni”.
FATTORE CULTURA
Il premier si è anche soffermato ad analizzare l’importanza che la cultura riveste nelle relazioni Italia-Africa, nella misura in cui investire nel capitale umano africano – anche fornendo borse di studio e aumentando la portata degli scambi tra le rispettive università – significa ridurre la possibilità che la radicalizzazione religiosa, che nella maggior parte dei casi porta all’estremismo e quindi al terrorismo, proliferi. “Abbiamo bisogno di essere più connessi e non di creare muri”, ha affermato il presidente del Consiglio. Chiaro il riferimento a chi vorrebbe risolvere i problemi costituiti dal terrorismo e dall’immigrazione in un colpo solo, con rimpatri incondizionati e la costruzione di barriere – non solo in senso figurato – mettendo a repentaglio Schengen e, con esso, i principi e i valori su cui i padri fondatori hanno cercato di costruire un’Europa che fosse unita per davvero.
TUTTI GLI APPROFONDIMENTI SULLA MINISTERIALE ITALIA-AFRICA:
Il discorso del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella
I progetti del ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni
La gallery fotografica della Conferenza