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Tutti i messaggi rassicuranti di Bazoli a Renzi su referendum e Corriere della Sera

Giovanni Bazoli

La battaglia per il Corriere della Sera si deciderà entro venerdì quando si riunisce il consiglio di amministrazione della Rcs. Ma oggi Urbano Cairo, messo all’angolo dall’Opa orchestrata da Mediobanca, ha ricevuto un sostegno esplicito e di peso, niente meno che da Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa Sanpaolo. A Ezio Mauro che lo ha intervistato per la Repubblica ha affidato alcuni messaggi chiari rivolti ai soci di Rcs, al mercato come si dice, ma soprattutto alla politica, anzi in modo diretto a Matteo Renzi.

Bazoli innanzitutto lancia un avvertimento: “Aspettiamo un momento, oggi non so proprio come andrà a finire”. In sostanza, Mediobanca può contare su un 22% di azioni, circa un quinto del capitale attuale di Rcs. Non è detto che gli altri soci accettino un’Opa il sui prezzo è superiore a quello di Cairo, ma inferiore all’attuale valore di mercato. E poi non conta solo il prezzo per un uomo come Bazoli che garantisce personalmente su Cairo. Certo, non veste come quelli di piazzetta Cuccia, non vive tra Londra e Parigi, allo stadio sembra un po’ stazzonato, però, dice il professore, “ho conosciuto Cairo solo recentemente. Ma mi è sembrato serio, umile, libero politicamente. Ed è uno che quando esce da una stanza spegne la luce”.

Bazoli ricorda i suoi rapporti con Agnelli e l’ultimo incontro al capezzale quando l’Avvocato ormai morente gli propone un patto a due sul Corriere. E in effetti l’azionista Fiat voterà sempre con Bazoli finché non arriverà John Elkann a rompere i vecchi equilibri. Insomma anche qui il messaggio è chiaro come i suoi ricordi: io ho salvato il Corriere dopo lo scandalo P2, io ho chiamato a bordo Agnelli che è venuto perché di me si fidava, io sono l’erede testamentario.

L’intervista è una difesa piena di aneddoti del capitalismo di relazione, perché le relazioni sono sempre fondamentali, come dice Bazoli. E sembra proprio che i destini di grandi imprese, di banche, di giornali, siano stati decisi davanti a un caffè, spesso durante le vacanze estive, in incontri tra gentiluomini. C’è la passeggiata nei corridoi della Banca d’Italia quando Andreatta e Ciampi gli affidarono l’Ambrosiano, c’è persino l’abbraccio con Cuccia uniti dal lutto, che determinò il passaggio della Cariplo e poi della Comit sotto la Intesa di Bazoli, c’è l’intesa cordiale con Geronzi e D’Alema che si rammarica perché il professore (“sono un giurista non un banchiere”, ci tiene a precisare) rifiuta la presidenza dell’Ulivo. E qui veniamo ai messaggi politici.

Sono due, tutti a favore di Renzi. Il primo quando apprezza la battuta renziana sulle unioni civili in risposta alla Cei: “Ho giurato sulla Costituzione non sul Vangelo”. “Una frase giusta, corretta”, la definisce Bazoli. Il secondo più importante è sulla riforma costituzionale. Dice il presidente emerito di Intesa: “Io non ho preso posizioni politiche da quando sono impegnato in banca, ma sono anche docente di diritto pubblico. È una brutta riforma, scritta male, ma è meglio che nessuna riforma. E temo che se saltasse, diventerebbe impossibile riformare alcunché”.

Fossimo in Renzi stapperemmo champagne anche se di mattina. Il Corriere della Sera finora pende per il no; come dimostrano gli editoriali delle sue penne di punta, la linea è difendere la Costituzione “più bella del mondo”. Non solo. Esiste una legittima preoccupazione che Cairo possa spostare il giornale su posizioni populiste come i suoi tabloid o pentastellate come la sua televisione La7. Ebbene le parole di Bazoli pesano come pietre. Al referendum, pur turandosi il naso, bisogna votare sì. Per il bene del paese. Quanto a Cairo, “serio, umile e libero politicamente”, non deve destare preoccupazioni, del resto è uno che “quando esce spegne la luce”.

Chissà se basterà a rassicurare Renzi. Chissà se basta a convincere gli azionisti che non vogliono consegnare il Corriere della Sera sempre “ai soliti noti”, ma che nello stesso tempo temono un “berluschino” come il Fatto definiva Cairo prima di firmare una cambiale di matrimonio. Vedremo, in fondo alla conta mancano solo un paio di giorni.

Stefano Cingolani


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