I toni pacati di Luigi Di Maio a In Mezz’ora da Lucia Annunziata e le parole di fuoco pronunciate da Alessandro Di Battista alla Camera all’indirizzo di Matteo Renzi. Due lati della stessa medaglia, in fondo il tentativo dei cinquestelle di presentarsi al tempo stesso come forza di governo e forza antisistema, sulla falsariga di quanto dichiarato venerdì scorso dal professor Aldo Giannuli in un’intervista a Formiche.net. Cambiano la forma e la sede, infatti, ma la sostanza rimane la stessa: i grillini dicono sì all’Unione Europea e no alla moneta unica, contro la quale continuano a dichiararsi favorevoli all’ipotesi di un referendum consultivo che possa decretarne l’uscita da parte del nostro Paese.
L’EUROPA SECONDO IL M5S
“Non abbiamo mai messo in discussione la permanenza dell’Italia nell’Unione Europea“, ha chiarito il leader dei pentastellati e vicepresidente della Camera Di Maio, che ha sottoscritto quanto dichiarato da Beppe Grillo giovedì scorso – nel giorno del referendum britannico – con un post sul suo blog: “Il Movimento 5 Stelle è in Europa e non ha nessuna intenzione di abbandonarla“. Stesso concetto espresso oggi – ma con modalità del tutto diverse – da Di Battista a Montecitorio in risposta al discorso di Renzi, intervenuto in Parlamento prima di volare all’estero per il vertice trilaterale con Angela Merkel e Françoise Hollande e per il Consiglio d’Europa di domani e mercoledì a Bruxelles. “Siete stati voi a tradire l’Europa, non noi. Non siamo euroscettici“, ha tuonato il membro del direttorio cinquestelle.
LA LINEA DEI CINQUESTELLE
Secondo Di Maio, la linea dei cinquestelle sull’Europa non è stata affatto modificata nel tempo, nonostante quanto dica la maggior parte degli osservatori: “Non vedo un cambiamento, abbiamo eletto 17 europarlamentari perché crediamo che si possa mettere mano alle follie che ci sono a Bruxelles”. A sostegno di questa sua ricostruzione, Di Maio ha citato il caso delle province: “Pensavamo che dovessero essere abolite, per questo non ci siamo mai candidati in un’elezione provinciale“.
IL FALLIMENTO DELL’EUROPA
Il candidato in pectore alla presidenza del Consiglio Di Maio non ha comunque utilizzato giri di parole nel commentare l’operato dei leader europei: “C’è un fallimento su tutti i fronti dell’attuale governance dell’Unione“. L’esito del referendum inglese e la Brexit possono pertanto considerarsi “uno scossone meritato“. A questo punto le alternative che si aprono per l’Europa sono due: scuotersi oppure disintegrarsi. Se non coglierà il segnale – ha argomentato Di Maio – “si dissolverà. Per fortuna però siamo ad un momento prima”.
L’ALLEANZA CON FARAGE
Il tema adesso decisivo che si apre per il movimento è la sua collocazione all’interno del Parlamento europeo. Com’è noto – all’indomani delle europee del 2014 – i pentastellati diedero vita a un gruppo comune con il leader del partito inglese Ukip Nigel Farage, uno dei grandi sostenitori della Brexit. A prescindere dal cronoprogramma con cui si realizzerà praticamente l’uscita del M5S dall’Europa, è evidente che per i pentastellati si ponga anche una questione di carattere politico. “Vedremo“, ha preso tempo per ora Di Maio, che ha evidenziato gli elementi di analogia e di divergenza esistenti con la formazione politica di Farage: “Abbiamo sempre spinto insieme il tema della democrazia diretta ma ci sono anche tante differenze“.
LE BATTAGLIE DEL M5S A BRUXELLES
“L’Europa deve cambiare, altrimenti sempre più Paesi cercheranno di abbandonarla“, ha commentato ancora Di Maio, secondo cui l’Unione dovrebbe tornare ad occuparsi di temi concreti nell’interesse delle popolazioni europee. Alcuni di questi il M5S li ha messi nero su bianco nella sua risoluzione presentata in Parlamento e fondata su tre punti fondamentali: immigrazione, credito alle imprese e sostegno al reddito dei cittadini.
IL SI’ AL REFERENDUM SULL’EURO
Europa sì ma euro no per i cinquestelle che in queste ore sono tornati a cavalcare l’idea di un referendum consultivo sulla moneta unica. “I cittadini devono poter scegliere su questo argomento“, ha spiegato Di Maio che ha anche ricordato le 200.000 firme presentate in Parlamento per sostenere la loro proposta. Una posizione passata un po’ in secondo piano negli ultimi mesi e tornata di grande attualità negli ultimi giorni dopo la Brexit. Perentorio in questo senso il discorso di Di Battista alla Camera: “Voglio un referendum sull’euro perchè penso che non sia una moneta ma un sistema di governo attraverso il quale le banche centrali stanno controllando le politiche fiscali, valutarie e monetarie dei paesei, togliendoci un’importantissima arma economica“. Intervento durissimo caratterizzato da un attacco frontale nei confronti di Renzi definito “arrogante e borioso“: “Avete tradito lo spirito dei padri fondatori dell’Unione Europea. Vi siete convertiti sulla via della Jp Morgan, della Bce e di Denis Verdini“.